Lutto nazionale per le vittime del sisma

Dopo il terremoto del 24 agosto con il suo sciame sismico e le numerose vittime di Amatrice,  Arquata del Tronto ed Accumoli ho pensato che il modo migliore per onorarle fosse il silenzio. E cosi e’ stato. Oggi,  giornata di lutto nazionale con bandiere degli  edifici pubblici,  esposte fuori,  a mezz’asta. Quelle interne abbrunate con nastri neri.  Ad Ascoli il vescovo Giovanni D’Ercole celebra i funerali di Stato delle vittime di Arquata del Tronto. E’ mattina. Sfoglio da giovedi ogni giornale possibile e ascolto da mercoledì i tg  trasmessi da ogni canale,  con le varie edizioni straordinarie. E’ straziante. Risuonano le parole del sindaco di Amatrice riportate sui social quella notte:”il paese non c’e’ piu'”. Faceva freddo,  quella notte. E lo sarebbe stato ancor piu’,  alle prime luci dell’alba. I corpi,  la morte,  la vita,  la speranza. Giulia,  Giorgia,  due sorelle,  strette in un abbraccio,  la vita e la morte, una fa scudo all’altra,  la grande alla piccola per il trionfo della vita, il cane, fedele al padrone,  fino all’ultimo,   la lettera di un vigile del fuoco e tantissimi altri visi,  segnati e che segnano chi li guarda e prova ad accogliere il loro dolore. E forse un po’ nostro.  Bisogna starci,  col dolore,  attraversarlo,  il dolore. Ognuno ha un parente o un conoscente da consolare,  abbracciare,  ascoltare,  li. Il dolore,  le lacrime,  gli sguardi persi nel vuoto e le parole che mancano. I volontari,  il loro lavoro,  le mani nude. Il terremoto che tocca e risucchia verso terra “due generazioni”,  quella dei nonni e quella dei nipoti. Affacciandomi sul balcone sento che siamo in tantissimi,  alle 11. 30,  a seguire le immagini in tv. Dolore composto. Il Presidente della Repubblica,  le autorita’.  Altro funerale di Stato,  martedì prossimo,  ad Amatrice. Si vorrebbe fare,  dire. Mancano le parole,  davanti alle immagini. La Stampa riporta la testimonianza della signora Vincenza,  91 anni,  di Accumoli. La sua casa,  abitata dal 1950 col marito… e per un attimo penso proprio a quell’anno,  lo stesso giorno,  27 agosto, Cesare Pavese,  tante vole ricordato qui sopra. Torno subito al silenzio,  alle immagini,  al rispetto per quel dolore cosi forte. Indicibile.

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