È un caffè lungo e amaro allo stesso tempo. Tre sorsi. Lunghi. Dalle 3 e 36 alle 6. 30 circa. Paura. Forte. Lunghissimi e interminabili secondi e il terremoto torna a farsi sentire. Una due tre e chissà quante volte. Momenti lunghi alla ricerca di un muro portante che non so dove dia, perché non è casa mia. Scendo alla ricerca del cortile. Lo trovo. Due piani, a piedi, non e’ difficile. Il muro portante non saprei proprio dove individuarlo. Siamo in tre, che abbiamo avuto la medesima idea. Cerchiamo di passare il tempo. Chiacchierando. Ci raccontiamo altre esperienze: uno dei due mi rassicura su come e’ la conformazione di Roma e l’altro mi racconta duemila anni di storia, incendio, invasioni, barbari ma “lui” no. “Roma e’ vuota sotto”. Qualche luce dalle camere ai piani della casa, primo e secondo, a due passi da Termini, si accende, segno che lo abbiamo sentito in molti, qui. Ho freddo. Non so se sia per via della magliettina o la paura di quei lunghissimi secondi einterminabili. A meta’ cortile smanetto lo smartphone e capisco da subito che la situazione e’ drastica. Perugia: 6. 4 di magnitudo. Qualcuno posta che ad Amatrice la situazione e’ gravisdima. Cerco e mi arrivano notizie dai centri tramite i social. “Amatrice non esiste piu'”, rimbalza un post. E’ passata un’ora circa, da quando siamo qui sotto. “Ora posso salire” e salgo mentre gli alri due restano. Due piani in senso inverso evitando l’ascensore. Chiave nella toppa entro in camera. Mi distendo, vestito. Un attimo e ancora tutto si muove. Forte. Terrore. Panico. Paura. Ma è un’altalena. Ancora. E’ lui. recupero una camicia, questa volta, e scendo ancora cortile. Dove gli altri due erano rimasti. Ora ci fa compagnia anche una fam. milanese. Stazioniamo ancora in centro. Un po’. Riguardo ancora il cellulate e un messaggio mi ri-riposta “Amatrice non c’e’ piu'”. Pensavo agli amici perugini. Ma e’ un tam tam. Accumoli, le Marche… Passa ancora un po’ e risalgo. Ma intorno alle 6.00 e’ ancora li che non bussa e non chiede. Ho sentito male? No. Scendo. Vado a Termini. Faccio il biglietto. Oggi torno. Un caffè lungo e amaro. Tre sorsi.
Un pensiero a tutti coloro che sono stati coinvolti in questa disgrazia.
Avevo programmato alcuni giorni di permanenza nella capitale per poter svolgere una visione e studio attenti sui dipinti del Caravaggio nelle varie Basiliche romane e presso la Galleria moderna, un salto ai musei capitolini e un ritorno ad Assisi e Spoleto. Solo un paio di queste cose poi il rientro. Non riesco, attanagliato da paura e ansia e poi, meglio così, interrompere. Giusto così. Sarà per un’altra volta. Il tutto era in vista del nuovo anno scolastico, al fine di avere materiale per i ragazzi. Provvedero’ in seguito a pubblicare qualcosa.