“Buongiorno sule meu. Puru ca è picca… ce face… ” A Lec c’è qualcosa nell’aria che sa di festa nei giorni di
Sant’ Oronzo, Giusto Fortunato. Oronzo, martire, vescovo scelto da San Paolo. Profumi di cose antiche riportate alla memoria nel volger di poco. Basta poco. Respirare lungamente. Allungo le braccia e roteo le mani e poi il dito, sulla guancia, a mo’ di indicare “quanto e’ buono”. Tempo. 24-25-26 agosto. Luci, luminarie e posti per “baracche” utili per sbirciare il naso e comprare. Aspettando la taranta. Il 27 a Melpignano. Un po’ di traffico, in citta’, obblighi, svolte, divieti, la stazione, il centro.” A Lec c’è ” ancora un’ora e più di tempo prima che agosto fischi la fine e settembre trasformi questa strana felicità . E ci vado.
Sacco in spalla e qualche briciola di tutto: tra le tasche e lo zaino. Forse, taralli, rustici, biscotti. Di tutto un po’. E allora vediamola questa bella città un po’ barocca così affollata di turisti. Ogni anno più dell’anno prima. Per il treno… “c’è tiempo”. “Pe mie, puru”.
La lupa ha bisogno di un trucco: qualche tessera al mosaico, effettivamente, andrebbe rifatta. Ricorda il Toro di piazza San Carlo. Tutti sopra. Speriamo lo rimettano a posto presto o quanto prima. Il tempo ha partorito il suo tempo e la creatura e’ un treno per il nord. E’ ora di andare veloci in stazione: Torino, Milano, Roma. Si risale. L’annuncio e’ in corso. Un rosario di stazioni di citta’ srotola uno stivale intero. Salgo.
A presto, “sule meu. Ne itimu quantu prima”. Mi manchera’ molto ma tutto quel che ho avuto e’ tantissiml. Certo il pasticviotto, certamente il caffe’, il Quotidiano e il non poter piu seguire il resoconto di Gianni’, ma soprattutto il mare, gli ulivi, le viti, i fichi e fichi d’india. I colori. Da piazza Sant’ Oronzo, un abbraccio.
Bello come ci saluti.
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