Sul lungo mare di Porto Cesareo “allungo” la mia vita sfogliando giornali, riviste e libri, ormai da un po’. Di tempo e giorni (Il Quotidiano, Il Messaggero, La Stampa, Internazionale e Chiara Frugoni. “Uhhh davvero?” mi dico. Si. Davvero” mi rispondo. A dire il vero, per diletto, piuttosto che col pensiero dell’allungo vita. Tra le tante cose, l’interesse al dibattito referendario, la Costituzione (chissa’ dovro’ leggerla un po’ a scuola), le Olimpiadi ed il suo “medagliere e la storia scritta da Roberto Costantini sul Messaggero. Una tal Anna Bianchi, romana trentenne, disillusa dagli uomini, incontra Marco Rubini, sposato con Giulia autrice sotto pseudonimo di romanzi d’amore e sesso che hanno come protagonista una ragazza di nome Anna. I racconti “quotidiani”, ben “fatti”, interessano. Chissa’ se riusciro’ a saperne qualcosina prima di andar via dal Salento
. Mi piace dove è ambientata la storia, a Roma, cosi da immaginare facilmente la stazione Termini e i suoi varchi di accesso, via Marsala, Giolitti, i tram che sferragliano e i bus che svuotano e riempiono la pancia, il bus 70 diretto verso il Vaticano, le coppie in attesa che arrivi e piazza della Repubblica, la sua fontana, le banche, i portici così sabaudo, le Terme e Santa Maria degli Angeli, con i lavori stupendi di Michelangelo da lasciare nasi all’insù e bocche aperte. Mi muovo a mio agio e così farei per il movimento fisico e psicologico dei miei eventuali. Chissa’. Affondo le mani nelle tasche, alla ricerca di chissa’ quali ricordi e quali scritti. Una penna, un pezzo di carta, una mail, un cerotto. Una ferita da racconto che stenta a rimarginarsi.
Jep Gambardella che passeggia per piazza Navona e dice; “Ho capito una cosa. Che non posso piu’ perdere tempo a fare le cose che non mi va di fare”. Ora pero’, via, e facendo cenno con la mano. e scacciando mosche e pensieri. Mi allineo ai molti, occhi ancora assonnati, ovali ben inquadrati, occhi neri, azzurri, capelli biondi, neri, castani, trecce, treccine, tutti felici e contenti nel pregustare l’oggetto del desiderio. E allora sapete che c’e’? buon pasticciotto a tutti.
Dopo il pasticciotto, insomma, un saltino dal ficarolo non me lo leva nessuno. Un po’ per due sane risate e un po’ per osservare da vicino l’effetto che fa una “ficatigna” senza spine. Ho dieci minuti ancora per il parkimetro e tanta voglia di ridere e gustare…