Il rumore della pioggia tamburello sulla terra, rossa, arida, così come le dita tamburellano sulla tavola. “Piticu-piticu-piticu” o “Petipugna”, la conta filastrocca: i piedi battono a terra, parte la conta e vai di filastrocca. Cose che rammentano gli anziani nelle tradiziomi orali. Poi, il pegno. Poi, la terra, mai avara, apre un varco e la pioggia, l’ acqua, feconda, per quel ciclo naturale della vita. Piove. Ha appena terminato. Ricomincia. Il sole gioca a nascondino tra le nuvole e i bimbi da dietro le tende chiedono consiglio:”che fa, il sole, esce o non esce? Che facciamo, andiamo a mare o no?” Lungo la statale per L. le auto sono rare. Oggi non e’ giornata da mare.
Almeno per ora. Poi, qui, il sole ci mette davvero un attimo a scaldare terra e corpi. Sulle terrazze di un tempo, panni stesi ad asciugare. Il cielo non si apre. Il sole continua nel suo gioco. Piccolo spazio, pubblicità. Nessun problema. Al momento, non un pretore, ma il clima ha interrotto il bel tempo. Le tradmissioni riprenderanno nel giro di poco. C’è da giurare. Il tempo di una… petipugna. E allora, da questo buon retiro, caffè e giornali assicurati.
Buona lettura.