Lecce 10. 55-Torino Porta Nuova 21. 40. Frecciabianca. “Le cose che esistono sono tutte belle”, così sento dire all’attore principale de “La meglio gioventu”, cioe’ Luigi Lo Cascio. Un film che racconta 37 anni di storia italiana. Avevo appena posato la chiave di casa sul tavolo da lavoro, dopo aver aperto e richiuso alle mie spalle la porta, posato zaino e zainetto sulla “cassapanca”, aperto porte interne e acceso la tv… quando…
La meglio gioventu’ andava in onda per l’ennesima volta ma non importa e non so e non mi pongo fino in fondo la domanda per quale motivo il film mi piaccia cosi tanto al punto da adorarlo. Che sia merito di Giorgia una delle protagoniste? Diciamolo: ho sempre avuto un debole per Jasmine Trinca come ho già scritto più volte per “La stanza del figlio” quando interpretava Irene e ora Giorgia. Un’interpretazione magistrale. Segni particolari, bellissima anche coi capelli corti. Che sia Torino? Diciamolo, alcune scene girate a Torino sono davvero stupende. Che sia la medicina? Diciamolo, sono affascinato da quei camici bianchi, sia dopo, la specializzazione, sia prima. E poi la medicina, le cure, la psichiatria…. non so. Interessante. Non so. Ancora. Adoro il film, a tutto tondo. E allora tutto fermo, zaino e zainetto, luce spenta, fresco e porte interne aperte, affondo sul divano, per vedere quel po’ di film che resta da rivedere. Di tanto in tanto la nenia del treno accumulata fa sobbalzare le mie gambe, come lo fossi ancora, su quel treno, nebbia dolce a scatti per metà che mi accompagna mentre sono disteso sul divano, un po’ come capita alle lucertole che continuano a muoversi… nonostante. E mi fermo per non urtare certe sensibilita’. Terminato il film il cellulare si accende. Un messaggio. In quel preciso istante penso a “Cane”, personaggio del libro della, “La femmina nuda” della scrittrice-giornalista Elena Stancanelli. Roma, Ostia, amore malato e molesto. Non e’ lei e neanche Cane e nemmanco quei ricordi del libro da poco ultimato. È la notizia che un’amica parte. Direzione Argentina. “Hanno deciso così”, mi scrive. Che posso dire? Ci siamo incontrati e abbiamo avuto modo di conoscerci. Gli altri no. E quindi siamo stati fortunati. Vorrei trovare le parole giuste e frugo nelle tasche del cervello, in altri addii o saluti, magari non voluti. Il nostro cervello, quando decide, si basa sull’85-90 per cento di quello che ha imparato con l’abitudine. Ma non trovo altre parole. “Devo andare. Questione di “obbedienza”. Mi spiacerà come a tanti altri privarmi della sua amicizia. Un sentimento comune. “Va dove c’è bisogno”, dicono. “Vado dove il bisogno chiama”, dice. Non trovo le parole adatte al conforto se forse ve ne fosse bisogno. Zero parole, muto. Come nella mattinata di ieri: dopo aver lasciato zaino e zainetto nel vagone, posto, sedile sceso per una boccata d’aria aggiuntiva sulla banchina della stazione. Due passi. Mi allontano. Ricontrollo il biglietto: vagone, posto, sedile. Salgo. Non ‘era più nulla. Controllo ricontrollo. Il treno stava per partire. E mentre mi preparavo a dire addio a zaino e zainetto mi accorgo di aver sbagliato vagone. Avevo perso le parole. Come ieri sera. Ho perso le parole. Non so che dire. Anzi si. Solo le cose che esistono sono davvero belle. E ne ho viste davvero nel viaggio Lecce-Torino fuori dal finestrino. Il film termina. La fame mi manda richiami della foresta che salgono su dallo stomaco. “Mi farò una frisella”, penso. Ecco, si, una frisella. Portata secondo la leggenda da Enea in Italia. La frisella. Appena appena bagnata, pomodoro, olio, sale, origano. Ecco, una cosa che esiste. È bella. E buona.
Certo che sono belle le cose che esistono, bisogna solo apprezzarle di più 🙂 Buona giornata Romano
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Io non credo che le cose che esistano siano tutte belle. Magari siamo noi a renderle belle a seconda degli occhi interiori con cui le guardiamo. Un sorriso per te!
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