Buongiorno mondo!!! Il tempo di una doccia, per lavare e levare via la sabbia di ieri (Porto Recanati
resta sempre bellissima!)fare colazione, rimontare gli appunti sulla mostra di Sgarbi “studiata” appena ieri a Osimo
, (dopo aver “scroccato l’ascolto di una guida di un gruppo! divenendo cosi un accumulatore di storie. Cercavo il Lotto, come l’ho cercato qui a Loreto) e via, sono gia’ fuori
. Non prima di aver depositato accuratamente le chiavi. Il viale, ora in discesa, mentre qualcuno mi sfiora nel suo footing quotidiano. Completata la discesa, attraverso la strada, passo sotto l’arco, svolto a destra, la via e al fondo mi si apre la piazza con la sua la Basilica
e la sua campana Loretina,
, le mura, il piazzale (ne approfitto per studiare ancora una volta i significati delle formelle poste sulle tre porte della Basilica, rappresentanti scene dell’Antico Testamento
e la sala del Pomarancio
), i gradini. Da fare. Le mura, il piazzale, gli scalini. Comitive che arrivano. Andamento lento, gente in preghiera e in contemplazione. Cicale allegre. Da quassu’, da questa collina, l’autostrada e’ un lungo nastro d’asfalto in andata e in ritorno.
Fa caldo e qualche macchinina si specchiera’ anche sull’afalto. Sembrano tanti giocattolini e chi vi e’ dentro guardera’ quassu’ come sono solito fare io quando sono al loro posto o in treno. E da quassu’ guardo loro e sento il rombo delle macchine che sembrano cavalloni di mare imbizzarrito. Di tanto in tanto passano anzi, corrono le frecce sulla direttrice Bologna Lecce, lasciando, a seconda della provenienza, nebbia e sole. Da un po’ di giorni corre anche il Frecciarossa, pensa un po’. Mentre scarpino, in discesa
verso Loreto, qualcuno affronta la scalinata pregando in quella che e’ chiamata ” Via Crucis”; il monte e’ felicemente ricoperto da ulivi che sono belli, piccolini e il sole produce colori. Gia’ la luce del giorno sforna colori e piace guardare queste distese di terra bellissime. Che belli ‘sti colori! !!! Lo so, non dovrei scrivere cosi ma “lo fago”. Una bandiera polacca sventola sul riposo di tantissimi: a sinistra infatti si intravede il cimitero polacco
. Le cicale con i loro versi mi fanno compagnia in questi ultimi gradini e in un men che non si dica li ho terminati. Il mare e’ un pochino piu’ in la’, coi suoi colori e rumore. Una rotatoria, l’attraversamento, il viale e sono in stazione. Un suora e’ in attesa, per il viaggio inverso. Scruta le indicazioni per giungere al santuario. O chissa’. Forse, siamo un po’ tutti in attesa di qualcosa o di qualcuno. Per il mio treno dovro’ ancora attendere. L’attesa di un’oretta per Jesi. In biglietteria, nessuno. Ripiego al bar dove allungando qualche euro mi viene erogato il biglietto via Ancona. Ne approfitto per un caffe’. Mi siedo al tavolino, penso e scrivo. La bella estate comincio’ e comincia da qui. Amelia e Ginia, personaggi del Pavese. La bella estate.
. La sorte oggi aveva deciso la destinazione: Jesi. Arriva il treno. Mi accomodo, leggo, di tutto un po’.
Per recarmi a Jesi ho preso un treno per Ancona facendo cambio. Una sosta di un’ora e una breve visita alla cittadina. Un’altra ora e sono a Jesi. La cittadina e’ bellissima. Medioevale, gradini, mura. Che bella!! Un locale, ” C’est la vie” e una “trattoria della fortuna” potrebbero essere l’incipit del mio romanzo. Una coppia si vomita addosso parole su una telefonata fuori tempo o fuori luogo. Qui tutto e’ storia. La piazza con “Federico II”, il teatro, il porticato, i locali. Le cose da vedere, descrivere e raccontare sono davvero varie. Le appunto. Serviranno per le lezioni che verranno.
Bel viaggio.
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