Le storie che non conosci

20160528_080605Era da un po’ che non mi muovevo a cavallo tra circoscrizioni. Tra festa dei vicini (San Donato), “los cantineros” e il “maggio in oratorio” (Vanchiglia) e i ‘cantieris’ dalle parti del Lingotto.  Ovviamente come d’abitudine mi faccio “accompagnare” dalla metro. Ciondolando ciondolando come quotidiamente avviene. Da un quartiere all’altro. E qui, all’interno della metro,  si, che le scoperte non terminano. Un ragazzo, cipolla bionda ai capelli, pantaloni giu’ e boxer su, racconta al cellulare il suo lascito nell’essere lasciato. E fin qui nulla di particolare da registrare e scrivere  tranne che gli e’ capitato quel che capita a tanti. Prima o poi. Insomma, fine della storia. La sua. La notizia sta che nel raccontarsi l’ex accoppiato e single di zecca piangeva. A dirotto. Insomma, il ragazzo “Anvedi comma sto’ ” quello con la cipolla, per intenderci,  raccontava storie, in pubblico, (o storia pubblicizzandola) dopo che a lui l’avevano raccontata e fatta bella grossa.  Eccome. Altra notizia: pervenute lettrici accanite dalla prima all’ultima fermata del percorso a salone del libro con battenti oramai chiusi. Ecco il lascito. O una “implementazione” di una abitudine. Lettrici in via di estinzione come il libro, oggetto appena rinvenuto. Leggono storie. Storie. Sono prese, nelle loro camicette a fiori mezze maniche e qualche soffio per spostare i capelli, neri e lisci. Non per sbuffare perche’ legge. Una delle due legge “elogio della bellezza” ma il titolo e’ stampato a mano sulla copertina. Sara’ vero? E’ carina. Esprime bellezza e tutti la possediamo. Tutte lo sono, belle, e tutte possono esprimerla, la bellezza. E tutti possiamo diventare migliori, grazie alla bellezza. Le sue mani, ferme, stoppano  (non strappano!) pagine  e poi  ne girano  e rigirano tante altre.  Signore e signori va ora in onda in Me-Torino, il festival della storia. Ah! penso! Quanto mi piacerebbe ascoltare ora Bersani mentre canta “Le storie che non conosci non sono mai di seconda mano”. Elogio della bellezza e della verita’.

Scendo dalla metro e riprendo “la strada che porta in citta’” ripensando a “Tutti i nostri ieri” (davanti alla Casa del Quartiere una targa commemorativa ricorda Natalia Ginzburg).

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