Invischiato tra “i contadini” e i loro ortaggi, frutta, uova appena “raccolte” dal pollaio di Bandito, elisir di lunga vita e pillole per arrivare a cento e oltre, e intrappolate le mie orecchie tra i “venghino, venghino, madamine, abbiamo le primizie” dimentico di accorciare la strada e incrociare le meno gridate e le meno “strusciate”. “Avrei potuto tagliare all’ interno del reparto coperto, tra formaggi, insaccati e fettine, lasciandomi alle spalle il Duomo, per incrociare la fontana e il passaggio pedonale…e invece…”… Ma si sa che i pensieri…E invece talvolta non si sceglie. Sono gli altri a scegliere per noi. La confusione che ti viene incontro, il caos che fa al caso mio, tu. “Solo tu” cantavano i Matia Bazar. Nella tasca un paio di biglietti, uno del treno, l’altro, il titolo di una canzone.
Tutto quello che apparentemente puo’sembrare distante in realta’ non lo e’ mai. Il caos, cosi mi hai portato a credere, e ora dell’ordine mi importa poco. E cosi non lo sono i due biglietti, ripiegati nel fondo della tasca. Il treno, il caso, e cio’ che unisce, due persone, le chiacchiere, cosa fai, cosa ti piace, cosa leggi e visiti e che lavoro svolgi e poi, ” buonasera signorina, ma lo sa che lei e’ molto carina?Anzi, e’ carina da morire…Ma questo poi, era Baglioni. E poi la stazione, cio’ che divide. Prima un sorriso lungo una vita e poi il sale di una lacrima. E qui, cio’ che unisce sono centinaia di migliaia di parole, sparse al vento, cosi, dettate dal caso, da una postura, da una mimica facciale, come queste centinaia di persone che si incontrano, cosi, per caso, con visi di ogni colore. E pensieri, voltati e rivoltati come questi oggetti, abiti, scarpe, dall’altra parte dei contadini, dove gli occhi a mandorla sono le bandiere puntate: “signole, signole, complate. Legalo, legalo”. Mani che toccano, mani che si sfiorano, mani che si toccano, scrivono e comunicano. Mani che sfiorano, che leggono e interpretano. E …”ti leggo nel pensiero”. Eccolo il post che avrei dovuto appiccicare su una pila di libri. Ma di Pila, “ora” non mi resta che questa, una porta. Per quanto bella e antica, come “l’ora”. Anzi, Porta. “Ti leggo nel pensiero” e ogni pensiero di quella, di lei, la porta a me. Avrei voluto che me la portassi, tra le mie mani, e me la cantassi, addosso, affinche’ ne sentissi da te, il suono e le parole. “Venghino signole venghino, complate abbiamo anche i legali”. Bella Porta Palazzo, bella la 7. “Bella prof” come dicono gli studenti quando mi incrociano porgendo le mani. Bella che? E tu che mi leggi, dopo che ho scritto, canta ancora, “ti plego”: “Ti leggo nel pensiero”.
Libere associazioni mentali: portano via sempre affascinanti !
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Stupenda canzone e bellissima associazione fra canzone e pensiero ….un pezzo intenso emotivamente parlando. Ti leggo nel pensiero racchiude tantissime cose. Vorremmo vederti sulla carta stampata!!!
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Bella porta palazzo!raccontata così…..sembra di esserci dentro! proprio bella prof.
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Prof come dicono raccontano ancora. Racconta. Ti leggo nel pensiero e’ bella.
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Uno scritto davvero bellissimo. Bravo. Un sorriso per te.
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Non e’ merito mio. Una canzone, un’improvvisata, una scintilla e l’inchiostro fluisce e si propaga e la mia splendida 28 comincia a scrivere.
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Beh, in ogni caso davvero bello! 🙂
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