L’Amore e’…

Milano.foto Borrelli Romano.via De AmicisHo pensato a Sara, oggi. Ogni frammento di tg che dalla “scatola nera” fuoriusciva e si propagava nelle nostre case, insinuandosi nelle nostre teste e cuore, ci informava sulla sua tragica, fine per mano di un ex fidanzato che non si rassegnava alla fine della storia,  era un pugno nello stomaco.  Ho provato a chiedere in giro, scusa ms “tu cosa ne pensi? Cosa pensi dell’amore?” Avresti voglia di scrivere? Mi hanno scritto. Ne ho  raccolto alcuni, di  scritti e ho deciso di pubblicare questo.

Love is a virus

“Love is a virus.”
“Questa frase l’ho già sentita parecchie volte, perché è vero… l’amore è un virus!
Ti prende e pian piano ti distrugge, ti porta perfino a ‘morire’ per quanto possa far male. Anche se…come diceva Ranieri: ‘d’amore non si muore’, che poi… anche lui moriva per la sua lei…
Che cosa strana l’amore, che parola e quanti significati!
Si dice che vivere porta a morire, ma anche l’amore non scherza, si dice che il fumo uccide, ma forse…l’amore di più.
Tuttavia non sempre è così, perché l’amore prima di tutto ti porta a vivere!
Tantissime persone vivono d’amore e stanno così bene insieme che non gli serve nemmeno mangiare! Li nutre la passione che hanno dentro!!!
…Oggi ero seduta in un bar di Torino e, mentre bevevo un caffè e scambiavo due chiacchiere con una mia amica, il mio sguardo è stato colpito da una ragazza che camminava a passo deciso, perchè non capivo dove andasse così di fretta!
Come potrei descrivervela…era bella, ma bella da morire! Non in senso fisico, ma per ciò che emanava: aveva un sorriso splendido, gli occhi innamorati e il viso di chi ne ha passate tante!
Sapete dove stava andando?
Da un ragazzo che era seduto dietro di me e che la aspettava con ansia! E ora mi spiego perché si mangiava le unghie e muoveva il piede in su e in giù…era agitato! Una volta arrivata da lui, l’ho visto alzarsi in piedi, lei è corsa ad abbracciarlo e si sono dati uno di quei baci che non finivano più: Intensi, passionali e belli da morire…
Dopo essersi scambiati questo lunghissimo bacio, ho sentito lei sussurrare nell’orecchio di lui:
‘Mi allunghi la vita senza saperlo.’
Penso che queste siano state le parole più belle che poteva sussurrargli in quel momento!
Nel frattempo il caffè era finito, la chiacchierata anche e così ho salutato la mia amica…l’ho lasciata andare via e io sono rimasta seduta ancora un po’ al tavolino di quel bar, ad ascoltare la voce di quei due innamorati che tanto mi rallegravano…
Dopo un po’ però, ho deciso di andarmene…non potevo salutare quei due, perchè non mi conoscevano (anche se a me sembrava di conoscerli da una vita), ma decisi di andarmene via con il sorriso stampato sul viso, di modo che chiunque mi guardasse nel tragitto per il ritorno a casa si poteva chiedere che cosa mi fosse successo per avere quel sorriso così abbagliante!
E poi chi lo sa…
Magari qualcuno vedendo la mia felicità ne veniva contagiato e iniziava a sorridere rallegrandosi la giornata!
Mi fa piacere essere il motivo della felicità di qualcuno…
Che poi alla fine…noi da soli non siamo niente, siamo sempre e costantemente alla ricerca di qualcuno che ci completi…
Perché forse l’amore non esiste…ma esistiamo io e te…”

29 maggio

IMG-20160529-WA0006-2Sara’ il tempo che pare domandare  “mi si nota di piu’ se piove a dirotto o se piove a ore alterne?”, o sara’ la finale di coppia (si coppia perche’ certe meritano davvero il trofeo) campioni appena assegnata ieri sera (al Real Madrid) o sara’ quella macchina li, parcheggiata nel controviale del corso che racconta un po’ di se ai passanti, a piedi o in bici, prima del traguardo. Contestualizziamo innanzitutto. Una Renault 5, bianca. No, no. Storia di 5 e Moro non hanno nulla a cge vedere. Forse un pochino di “Gli anni al contratio” ma non troppo. Sul finestrino dell’auto, un pendaglio. Un an uncio. “Vendesi. Radiatore guasto”. Una caffettiera racconta i troppi baci concessi e qualche foro di troppo che  nel corso degli anni e dell’usato l’hanno fatta sbuffare anticipatamente prima della vetta. Un  numero 4 sulla portiera e una foto di un omino che attraversa una stradina di montagna, un masso ” vandalizzato” da una scritta con pennarello”.  Auto. Renault o altro? Un sentiero stretto forse, la risposta.. .Chissa’. Forse di montagna. Gressoney? Bho’. Se cosi fosse non sarebbe male.  Cioccolata calda in ogni tempo e torta slle nocciole sempre. Le pietre raccontano. 29/5… Ma prima dovrebbero narrare  le strade asfaltate. E se fosse stato il radiatore bucato? Ogni quanto bisognava dare da bere alla caffettiera? Mha’…onestamente…non lo ricordo!!!Ah ah ah!!Pero’ ricordo come e quanto era bello camminare nei ruscelli di montagna, scalzi, scarpe alla mano e mano nel’altra mano a mano a mano nell’ascensione. Il verde, le montagne, i pascoli, il latte fresco/caldo, il lago Gabiet e le tre ore e mezza per arrivarci. La vetta conquistata e la febbre con tonsille pure. Al lunedi. Era una finale. Di coppia. Di campioni. Del Piero era un gran signore e “taccava” meravigliosamente. E noi pure taccavamo entrambi. Una 39 l’altro 40. Le tacche del termometro e del mercurio che saliva. Per i festeggiamenti ci sarebbe stato tempo. Nel frattempo, sotto coperta. A taccare di meno. E gia’…vivere come da quassu’ di questa vetta e respirare tutta la vita. Piu’ ti neghi le cose e piu’spegni la vita. Vivere…canterebbe Vasco…

Disegno concesso M.V.

Le storie che non conosci

20160528_080605Era da un po’ che non mi muovevo a cavallo tra circoscrizioni. Tra festa dei vicini (San Donato), “los cantineros” e il “maggio in oratorio” (Vanchiglia) e i ‘cantieris’ dalle parti del Lingotto.  Ovviamente come d’abitudine mi faccio “accompagnare” dalla metro. Ciondolando ciondolando come quotidiamente avviene. Da un quartiere all’altro. E qui, all’interno della metro,  si, che le scoperte non terminano. Un ragazzo, cipolla bionda ai capelli, pantaloni giu’ e boxer su, racconta al cellulare il suo lascito nell’essere lasciato. E fin qui nulla di particolare da registrare e scrivere  tranne che gli e’ capitato quel che capita a tanti. Prima o poi. Insomma, fine della storia. La sua. La notizia sta che nel raccontarsi l’ex accoppiato e single di zecca piangeva. A dirotto. Insomma, il ragazzo “Anvedi comma sto’ ” quello con la cipolla, per intenderci,  raccontava storie, in pubblico, (o storia pubblicizzandola) dopo che a lui l’avevano raccontata e fatta bella grossa.  Eccome. Altra notizia: pervenute lettrici accanite dalla prima all’ultima fermata del percorso a salone del libro con battenti oramai chiusi. Ecco il lascito. O una “implementazione” di una abitudine. Lettrici in via di estinzione come il libro, oggetto appena rinvenuto. Leggono storie. Storie. Sono prese, nelle loro camicette a fiori mezze maniche e qualche soffio per spostare i capelli, neri e lisci. Non per sbuffare perche’ legge. Una delle due legge “elogio della bellezza” ma il titolo e’ stampato a mano sulla copertina. Sara’ vero? E’ carina. Esprime bellezza e tutti la possediamo. Tutte lo sono, belle, e tutte possono esprimerla, la bellezza. E tutti possiamo diventare migliori, grazie alla bellezza. Le sue mani, ferme, stoppano  (non strappano!) pagine  e poi  ne girano  e rigirano tante altre.  Signore e signori va ora in onda in Me-Torino, il festival della storia. Ah! penso! Quanto mi piacerebbe ascoltare ora Bersani mentre canta “Le storie che non conosci non sono mai di seconda mano”. Elogio della bellezza e della verita’.

Scendo dalla metro e riprendo “la strada che porta in citta’” ripensando a “Tutti i nostri ieri” (davanti alla Casa del Quartiere una targa commemorativa ricorda Natalia Ginzburg).

Dagli occhi di…

Foto Borrelli RomanoIn giro per Torino  l’aria e’ di quelle da “liberi tutti”.  I numeri del calendario sono scivolati in basso. A due cifre molto prossime al trenta. Con l’avvicinarsi del termine della scuola i ragazzi si “sbracciano”  e si “scalzano”. Nel primo caso il riferimento e’ non solo alle t-schirt ma anche ad una richiesta d’aiuto: una, due, tre materie…recuperi da sostenere. Aiuto!!  E cosi sono, i ragazzi,  ma anche allegri e con la gioia nel cuore. La giornata di oggi e’ stata diversa dalle solite ma uguale a poche altre gia’ collaudate. Direzione Porta Palazzo, il 4 che apre le porte e l’onda dei profumi della frutta e verdura ci assale. Giusto: chi? Bhe’, noi, una classe in viaggio, nel tempo, passato e presente, che per molti tratti e’ cosi identico e nelli spazio, torinese. Dalla 8 alla sette. Direzione:  visita alla Piccola Casa della Divina Provvidenza, l’ambulatorio Camminare Insieme e i luoghi di don Bosco. I loro lasciti. L’Umanita’ e tra i piu’ grandi serbatoi di volontariato  della nostra citta’. Una cartellina trasparente, l’elenco della classe in duplice copia, i permessi, il programma e un quadernetto con suggerimenti finali. Analisi e riflessioni: coi vostri occhi. Poi, un tema “come mi vedo” ipotizzando la data luglio 2018, tetmine della loro maturita’ e infine alla luce del termine casa e di quel che di e’ visto oggi “io vivo con…”.  Incipit. Fatto sta che tra una cosa e l’altra ho dimenticato il tutto. Cartellina e mandato. Me ne ricordo dopo un’ora buona. Ritorno. Lo trovo nello stesso identico posto in cui lo avevo lasciato incustodito. Lo apro e trovo una riflessione scritta. Da chi non lo sapro’ mai.
DAGLI OCCHI DI UN’ALUNNA…

Oggi siamo andati a visitare il Cottolengo: un piccolo quartiere, immerso nella grande città di Torino che fa dimenticare a chiunque ci entri il Mondo che esiste all’esterno.
La visita è stata guidata da una suora con uno spirito immensamente fedele, che a me personalmente ha passato tanto, e la passione con la quale raccontava la meravigliosa storia di quel magico quartiere…faceva venire i brividi!
È un po’ indescrivibile la visita che è stata fatta oggi…sia a livello emotivo che spirituale…
E specialmente vedere Angela: la donna cieca, sorda e muta che comunica attraverso una mano. Quella di una suora…
È stato meraviglioso poter vedere anche quanto l’essere umano pur di comunicare faccia qualsiasi cosa… e ci riesce sempre! Da uno sguardo, ad un sorriso, ad un gesto oppure…come in questo caso attraverso una mano…
E concludo la mia riflessione con una frase che mi ha toccato particolarmente e che mi sono sentita dire oggi:
‘La vita è troppo preziosa per sciuparla.’

Il viaggio di questo anno scolastico 2015/2016 volge al tetmine. Che storia. Ci siamo trovati, cosi per caso. Ci siamo incontrati, raccontati, arricchiti, contestati a volte e risi addosso in altre e rispettati sempre. Ora e’ arrivato il momento di scendere. La stazione ci dividera’ per chissa’ quali e quante strade ma continueremo a raccontarci sempre grazie alla foftuna del nostro incontrarsi…

Processione

La processione si e’ appena conclusa. Eppure qualcosa resta. Addosso. Appiccicato. Come la cera delle candele sull’asfalto di una strada in costruzione. Come il sudore dopo una lunga camminata. Sotto le suole delle scarpe, che poi, quando rientri a casa, ti butti sul divano, sciogli i “lacci” e scopri quanta umanita’ ti sei portato appresso. Pensa che pensi: i bus, i tram, autisti che aspettano che il solito percorso venga al piu’ presto ripristinato. E ancora lenzuola e coperte, le migliori sui balconi, applausi. Passa il carro. Applausi. Un tempo c’erano “quelli del Cottolengo” a guardarci e gli ammalati forse eravamo noi. E davvero quello era un miracolo. Eravamo noi a esporci. Oggi il percorso e’ modificato. Sulle finestre dei post it di ogni colore richiamano gli impegni. Di oggi e domani. Che ci sara’ da fare in quella casa?Sara’ maschio? Femmina? Ragazze e ragazzi che si trovano in questa “mini autostrada” e cartelli di appartenenza. Giornate giovanili, oratori, citta’, regioni, anni, mesi, tutto si mischia tutto si tiene.  Ricordi che hanno fatto storia  da ricordare a scuola domani, racchiusi in pochi giorni: il compleanno di Diego, il caro “vecchio sindaco di Torino, il compleanno dello statuto dei lavoratori, e poi Peppino, il film da vedere, Falcone, Borsellino… domani. Oggi e’ questa umanita’ che cammina, prega, chiede, pensa. In cammino, ai lati delle vie, quasi per non farsi vedere. Joseph Conrad, il quotidiano. Che dice? “E’ impossibile comunicare ad altri la sensazione viva di un momento qualsiasi della nostra esistenza, quel che ne costituisce la verita’, la sua sottile e puntuale esistenza”.  Ci sono “gas” che provano a stare insieme. Temperatura e pressione sono al punto giusto. Si combinano bene, come l’azoto, l’idrogeno per fare l’ammoniaca. La temperatura e’ costante cosi come la pressione. Dovessero mutare…amici come prima. Ognuno per la propria strada. Qui, no.  Non provarci e’ peggio della solitudine, provarci e’ aiutare se’ e gli altri. E’ forte questo odore di cera mischiato al profumo dei fiori bianchi. Stordisce parecchio. L’orologio segna le 23 circa. Il percorso ultimato. Il carro sulla piazza.

Certe notti

Torino 22 5 2016. C.so Inghilterra.Borrelli RomanoCorso Inghilterra, a Torino si e’ rifatta il trucco. La “pancia e’ piatta” dopo 25 anni di lavoro e’ una bella signorina. Ha perso anche quella “protuberanza” che era il ponte di “Brooklyn” torinese che univa un corso, Inghilterra, ad una Piazza, XVIII dicembre tra due”seni” che erano due montagnole all’ombra delle quali i giovani innamorati ammiravano altri seni. Con la speranza, perche’ no, di affibiare qualche carezza.  Altri tempi. 21 5 2016 Torino ex Porta Susa .Borrelli RomanoLa campana di quella che un tempo fu Porta Susa a tre binari, ora tace, come un pezzo da museo, e  cosi, quei due altoparlanti che annunciavano i treni direzione Milano-Venezia (o in arrivo da li) e che ora per i tanti che osservano oltre le sterpaglie, annunciano solo ricordi. Anni ’90, qualche anno dopo le notti magiche. Quando il cielo lo lasciavamo ai passeri e noi stavamo con i piedi per terra. Erano gli anni d’oro dello zaino sempre in spalla, delle zanzare  di Ferrara, delle notti a Bologna e degli “Spari Sopra” dei concerti di Vasco a San Siro. Il treno delle 0.20 perso e la moltitudine in Centrale. Per altri erano gli annunci per  “Certe notti”…di Ligabue, e per altri ancora un fast food in attesa “di quello notturno per Parigi”. Per altri e’ l’annuncio del “pendolino” per Barcellona e per altri ancora un treno verso Milano per cambiare treno e fiondarsi a Rimini.Tanti ricordi di gente che ammira questo tratto di strada, dove un tempo c’era solo un minuscolo sottopassaggio mentre ora…un’autostrada intera che “sfreccia”  con la rossa, magari affianco alla bruna o alla biondina, senza sapere che un tempo ci si “accucciava” sulle panche dei binari tronchi. Frecce d’amore scagliate. Per correre piu’ in fretta, oggi come ieri,  incontro all’amore…

Una mano

DSC03572_Una stretta di mano, dalle parti di Porta Palazzo e’ tutto. Un affare  concluso, un saluto, la ricerca nella borsa, la mano che afferra il sacco della spesa, prima del lavoro,  una bilancia, il resto da dare, i libri in mano e il blocco degli appunti stretti per l’ultimo ripasso, perche’ si sa, l’Universita’ e’ qui a due passi. Oltre il fiume Dora. Dopo Moiso, altra celebrita’ del gusto buono -buono torinese. Sarebbe cosi bello scrivere di un incontro, un uomo, una donna, la portiera dell’auto appena aperta da una mano e una gamba fuori, e gli occhi volti velocemente  verso l’alto, per vedere lo stato del tempo,  e un po’ verso lei, i suoi occhi, cosce coperte da un  vestitino a fiori, camicetta bianca e… Proprio li, dove c’erano le rotaie del tram, ci sono loro.  La luce che lentamente lascia spazio alla sera, e un tram che prende congedo dalla citta’ direzione “deposito”. Un appuntamento incombe, la scuola che chiama ancora anche quando termina e vorresti staccare un po’ la spina. E io che  decido cosi  di spostarmi oltre l’edicola, verso quel mezzo porticato di un palazzone anni ’50, il balon sulla destra, la prima, via Cottolengo, la seconda. Imbocco questa, la seconda. Un incontro, un’intervista, dopo “la giornata di uno scrutatore”, anni ’50,  la “giornata di un rappresentante di lista” anno 2016. Entro, il mondo di Calvino, il cortile, la Chiesa e le scuole. Una stretta di mano, cerchi concentici, il mondo, il profumo, il tempo, le distanze, le emozioni. Tutto in una mano. Mediata da una suora. Una meningite contratta da piccola   ha isolato per sempre una donna dai rumori, colori, voce, ma non dai contenuti, dalle emoziini e vita. Mi raccontera’ nel ncorso del nostro incontro 50 anni di vita sua e storia attraverso una mano. Una mano. La sua e quella della suora. Il mondo, suo, interno, ed esterno,  comunicato attraverso una mano.

“Ti leggo nel pensiero”

Torino 15 5 2016. P.Palazzo.Romano Borrelli fotoInvischiato tra “i contadini” e i loro ortaggi, frutta, uova appena “raccolte” dal pollaio di Bandito, elisir di lunga vita e pillole per arrivare a cento e oltre,  e intrappolate le mie orecchie tra i “venghino,  venghino, madamine, abbiamo le primizie” dimentico di accorciare  la strada e incrociare le meno gridate e le meno “strusciate”. “Avrei potuto tagliare all’ interno del reparto coperto, tra formaggi, insaccati e fettine, lasciandomi alle spalle  il Duomo, per incrociare la fontana e il passaggio pedonale…e invece…”… Ma si sa che  i pensieri…E invece talvolta non si sceglie. Sono gli altri a scegliere per noi. La confusione che ti viene incontro, il caos che fa al caso mio, tu. “Solo tu” cantavano i Matia Bazar. Nella tasca un paio di biglietti, uno del treno, l’altro, il titolo di una canzone. Torino salone libro foto Borrelli Romano.14 5 2016Tutto quello che apparentemente puo’sembrare distante in realta’ non lo e’ mai. Il caos, cosi mi hai portato a credere, e ora dell’ordine mi importa poco. E cosi non lo sono i due biglietti, ripiegati nel fondo della tasca. Il treno, il caso, e cio’ che unisce, due persone, le chiacchiere, cosa fai, cosa ti piace, cosa leggi e visiti e che lavoro svolgi e poi, ” buonasera signorina, ma lo sa che lei e’ molto carina?Anzi, e’ carina da morire…Ma questo poi, era Baglioni.  E poi la stazione, cio’ che divide.  Prima un sorriso lungo una vita e poi il sale di una lacrima. E qui,  cio’ che unisce sono centinaia di migliaia di parole, sparse al vento, cosi, dettate dal caso, da una postura, da una mimica facciale, come queste centinaia di persone che si incontrano, cosi, per caso, con visi di ogni colore. E pensieri, voltati e rivoltati come questi oggetti, abiti, scarpe, dall’altra parte dei contadini, dove gli occhi a mandorla sono le bandiere puntate: “signole, signole, complate. Legalo, legalo”.  Mani che toccano, mani che si sfiorano, mani che si toccano, scrivono e comunicano. Mani che  sfiorano, che leggono e interpretano. E …”ti leggo nel pensiero”. Eccolo il post che avrei dovuto appiccicare su una pila di libri. Ma di Pila, “ora” non mi resta che questa, una porta. Per quanto bella e antica, come “l’ora”. Anzi, Porta. “Ti leggo nel pensiero” e ogni pensiero di quella, di lei,  la porta a me. Avrei voluto che me la portassi, tra le mie mani, e me la cantassi, addosso, affinche’ ne sentissi da te, il suono e le parole. “Venghino signole venghino, complate abbiamo anche i legali”.  Bella Porta Palazzo, bella la 7. “Bella prof” come dicono gli studenti quando mi incrociano porgendo le mani. Bella che? E tu che mi leggi, dopo che ho scritto, canta ancora, “ti plego”:  “Ti leggo nel pensiero”.

Dolce…”Geyser” a Porta Palazzo

20160516_180755L’acqua lava via ogni impurita’. La piazza e’ lucida, pulita, svuotata. Eppure si offre ai miei passi come una conchiglia, ricca di centinaia di migliaia di passi. La tettoia Torino P.Palazzo. 16 5 2016 foto Romano Borrellisullo sfondo ha le sembianze di una madre che apre il suo enorme mantello per contenere tutti i suoi figli. E da lontano tutto il resto e’ in ombra, semplicemente perche’ il posto si caratterizza. Sara’ che questa e’ la zona dei santi sociali, qui, a due passi, appena svoltata la via,  ma a quest’ora tutto qui ha un certo compimento o una certa consacrazione. Forme regolari, della piazza, della tettoia, una finestra attraverso la quale guardare Torino, oltre. L’orologio, il toro, la tettoia. Pensavo di dare un’occhiata al negozio di dolciumi, DamarcoTorino 16 5 2016 foto Romano Borrelli. Damarco tutto attaccato, aperto ai gusti di tutti. Pensavo di comprare qualcosa e subito  il ricordo e’ andato agli anziani con il loro comodino ricco di ogni cosa che scandisce i loro e i nostri tempi. Pastiglie di ogni tipo, quelle dolci, ovviamente. Per loro e per noi pillole di saggezza. Se mi permettete, badate bene a non “rottamare”. Ma la bellezza e le sorprese in questo post, scusate, posto, Porta Palas, Torino, Turin,  non si fanno mai mancare. Basta saper cogliere gli attimi. In un momento, e non sto pensando certo alle rose di Dino Campana ma in un preciso istante …un “geyser” si apre agli occhi del visitatore o del passante occasionale. In un momento mollo tutto e comincio a cantare. Torino 16 5 2016 P. Palazzo foto Borrelli RomanoSi, cantare, che in fondo “la vita le’bela le’ bela….basta avere l’umbrela l’umbrela per ripararsi la testa”…

Ora un… SalTo

15 5 2016 Porta Palazzo.foto Romano BorrelliUn SalTo sotto questo benedetto orologio che compie la bellezza di 100 anni.  In testa “la corona” con il simbolo della citta’ e un pochino piu’ su, una data: 1916. Appunto. Intorno un mosaico o un abbraccio di lettere che e’ poi semplicemente un invito al lettore (e non solo)ad amare le differenze.   Torino.Porta Palazzo.foto Romano Borrelli15 5 2016Un SalTo per vedere se il Sud Italia si trova ancora qui, come un tempo, a due passi dalla Torino-Ceres, sotto la tettoia dei contadiniTorino P.Palazzo.15 5 2016.foto Romano Borrelli, quando piove, o sulla piazza quando le giornate volgono al bello. E questa mattina il tempo era davvero bello e clemente, diversamente da ieri, quando il cielo ha distribuito come caramelle chicchi di grandine di un certo spessore.  Nel sottosuolo delle parole di gruppetti sparsi a manciate resistono i dialetti ma di espressione di quali terre, e’ un dato non pervenuto o meglio non compreso dal sottoscritto. Provo a chiedere a mio padre di cosa secondo lui parleranno ma mi risponde utilizzando il passato: quando le 127 o le 128, la lastroferratura, la verniciatura e l’unita’ sotto il braccio e….”No, no ieri. A me interessa oggi”. Niente da fare. Vabbe’ facciamo due passi in questo “girello” aperto. A due passi da qui una targa ricorda Francesco CirioTorino Porta Palazzo foto Borrelli Romano15 5 2016, capace nel suo tempo di imprimere una spinta propulsiva ai commerci. Dove c’era il capolinea del tram ora si affacciano negozi e sotto le tettoie dei contadini solo il ricordo di quel che c’era ieri e la fantasia di quel che ci sara’ domani. Ah, dimenticavo: una App mi ricorda che devo fare un SalTo al Salone del libro. La borsa e’ vuota ma pronta. All’uscita sara’ piena e quel contenuto mi impegnera’ per giorni in un lento e continuo travaso di personaggi e di vite. Bhe’ che cosa e’ in fondo la lettura di un libro se non la possibilita’ di vivere infinite altre vite? Forse a guardare bene anche la lettura di questo posto…