Torino 26 aprile 2016. Questa mattina il freddo era davvero avvolgente. E pungente. Uno starnuto un altro e ancora uno. Frugo nelle tasche alla ricerca della “cellulosa” incrociando fra le dita fazzoletti nuovi, usati, stropicciati, nuovi e usati, extra oserei dire, in una girandola di carte di varia natura che affondano in questa che l’appendice della tela.Dei miei pantaloni. A cavallo, dei pantaloni e tra pollini e raffreddore. Essere uno o l’altro, questo e’ il problema. “La carta!!!Gia’: “la carta!! L’elenco dei ragazzi! Oggi c’e’ l’uscita didattica presso il Cottolengo e quasi me ne stavo scordando!”No, non e’ vero na il programma prevede la visita presso la Piccola Casa della Divina Provvidenza, la storia, il ruolo del volontariato, le persone, la storia, loro. Ho bisogno dell’elenco e non lo trovo. Faccio fatica ma lo recupero. Uno, due, tre, 20 ricerche. Trovato. Ok. Trovato. Calma. Ci vuole molta calma. Potro’ fare l’appello prima di partire da scuola. Casa, metro, istituto, firma, appello, partenza. Quattro passi fino al ponte. I treni sotto di noi sfrecciano e altri ciondolano. Noi invece dobbiamo velocizzare il passo. Fermata. Saliamo. Nove fermate e nuove e vecchie raccomandazioni. Torino e’ bella vista dai finestrini. Porta Nuova, Duomo, Porta Palazzo. L’800 e il ‘900. La piccola casa della Divina Provvidenza: entriamo e viviamo un’esperienza autentica. Conosciamo Angela e Vito e ci regalano molto. Due ore intense. Gioia, Amicizia, fratellanza. Un altro mondo e’ davvero possibile. Usciamo, senza perderci, nei tunnel e nel racconto. Poi l’ambulatorio “Camminare Insieme” sulla stessa via e la spiegazione sull’accesso ai servizi sanitari. Chi fa cosa e chi non ha e chi non puo’ e chi vorrebbe. Infine Valdocco, Don Bosco, i Salesiani, le scuole professionali, le competenze, il canale Istruzione, identica dignita’, la legge del 1978, il Cnos, il laboratorio di panetteria e pasticceria e poi verso la fine della mattina il campo del primo oratorio. La mia tesi, passato, presente, futuro. Un pallone e tutti a giocare come ai vecchi tempi. Un plauso alla classe che si e’ ben comportata in ogni frangente. Una terza G: “il piu’ grande spettacolo dopo il big-bang siete voi”. Per me e’ motivo di orgoglio, tornare qua. L’anno scorso prendeva corpo la tesi oggi sono qui, con i ragazzi.I veri protagonisti di una storia che dura da duecento anni.
. Per la seconda volta. Il campo, le partite miste, il cappellino anche per me nel mio ieri come per loro oggi …Un tempo occhi a mandorla, biondine e bandane, oggi il “tavolo” e il campo e’ per loro. E si sa, sotto il cappello ci sta sempre una storia. E allora su il cappello, e raccontiamole! Sogni…sogni che viaggiano e si realizzano. Allora, Terza G due parole al termine di questa giornata le vorrei spendere, anzi, raccontare: “tanto di cappello”.(Foto autorizzate)
Siete meravigliosi, 🙂
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Grazie
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