Un ragazzo vede una ragazza.Sul tram. Il tre a Milano. Le piace. Parecchio. Forse anche a lei, ma questa scende dal tram. Lui per timidezza non dice nulla. Lui, solo. L’obliteratrice, gli altri, lo sferragliare nella testa:”quanto sono scemo”. Maledetta paura. Gia’ immaggino come gli battesse forte il cuore e come non avra’ dormito la notte successiva. Non ha osato ma fara’. Fara’ stampare 700 volantini in cui la descrive, cerca aiuto, vorrebbe ritrovarla. La ragazza del tram. Una storia d’altri tempi. Dolce. Forse come quella storia tra Diego e Marilisa, avvenuta e consumata. Qui no. Roberto, questo il suo nome, fa di tutto. Sarebbe bello scriverci su, un libro, un racconto. A volte ci si trova, dopo anni, a volte, dopo poche ore, o un giorno.Gia’ perche’ parrebbe che Roberto sia riuscito a trovare lei. A volte ci si trova e ci si incontra, dopo un anno. In questo caso, invece, ecco la sorpresa, di Pasqua, del dopo Pasqua.L’amore, questa bellissima parola, cosa e quali magie non sa fare…
Archivio mensile:marzo 2016
Pasquetta 2016: a Torino
Torino. Pasquetta 2016. Il sole ha continuato a giocare a nascondino, nascosto tra le nuvole, per gran parte della giornata: si sa, Pasqua marzolina, la giornata e’ ballerina. Entrando nel parco del Valentino, lasciandosi alle spalle la Facolta’ di Farmacia, (un pensiero va a Serena, la giivane studentessa Erasmus deceduta in Spagna insieme ad altre compagne nel tragico incidente stradale) dopo aver disceso qualche scalino, ecco che ci si presentano vialetti ben curati, ruscelli, giardini e i bimbi sui prati e le giovani coppie a giocare intrecciandosi le braccia. Corpi distesi in maniera uniforme, “volti” a formare coperte umane sulla terra rimasta per troppi mesi fredda e gelida. Sorrisi ampi e risate, talvolta per un nulla. Borse frigo, plaid, sedie e cibo di ogni fattura e gusto “sprigionati”su tutto il Valentino, parco e polmone cittadino. La perfezione si sa non e’ di questo mondo ma sotto alberi in fiore va ora in onda il rito laico del picnic: cestini, borse frigo e contenitori di ogni tipo. Palle, palloni, carte da gioco, tutto sopra coperta, doppia ancora meglio. Sono i “pranzialsole” tornati di moda conla mostra di Boccioni (a Milano).
Era da un po’ che non solcavo questo parco e da piu’ di un Po che non riprendevo fiato su panchine a me conosciute, ove si scartavano e scartano panini. Il fiume scorre lento portando con se chissa’ quali e quanti segreti. Onde si infrangono su un vascello guerriero. Sui prati, dalla parte opposta al fiume un bimbo e una mamma conquistano passo dopo passo la loro meta. Nonostante…Un passo, due passi, un inciampo, una caduta:”Non farti piu’ del male”. Una coppia giovane chiede spazio mentre fa footing, un’altra “saggia” ne cede per evitare un’eventuale caduta.Sotto il ponte dove tutto riecheggia, rimbomba la frase:”Non farti piu’ del male”, ma non so se sia la voce della giovane mamma, dei saggi o della giovane coppia. O della frase colta che come un ritmo mi rimbomba sopra la testa sotto il ponte.
Bho’…Nell’eventualita’il ponte rimbomba:”Ne vuoi ancora?”Cibo in grande quantitativo pronto da gustare in compagnia. Il ponte levatoio, il Borgo Medioevale e un intasamento unico. Una grandissima concentrazione in pochi metri. La fontana, la seconda, quella dei desideri, le monete che copiosamente affluiscono sprigionando desideri: “Splasch”. Sarebbe interessante contattare fra un po’ di tempo i lanciatori di monete e provare a chiedere loro: “Notizie del vostro desiderio espresso a Pasquetta?” Poi, sempre all’interno del Borgo, la Chiesa, una riproduzione ridotta di un terzo di altra Chiesa e una mostra al suo interno. Entro. L’effetto “inganno” e’ assucurato: la ricordavo piu’ grande questa Chiesa, in altro tempo. Nel Borgo intanto “piovono” profumi di ogni tipo. Banchetti e cibo. Sulla strada acciottolata. La “rete” intanto rimanda l’assembramento in centro torinese mentre il cellulare l’affollamento dei treni verso il loro rientro. Sia dalla riviera sia dalla montagna. I primi poi, esauriti in ogni ordine di posti. Compresi quelli della…ritirata. Come ogni anno, tutto diverso senza cambiare molto. E’ ora di rientrare. Un saluto e un grande inchino capace di includere tutti.
Ps. L’orologio nei pressi di Porta Susa continua ad essere avanti di un’ora.
Pasqua: dopo pranzo
Dopo la grande abbuffata, “liberi tutti” o quasi lungo le strade del centro di Torino. Sole nascosto, nuvole a macchia di leopardo e previsioni azzeccate: qualche spruzzo di pioggia qua’ e la’. Artisti di strada e decoratori di uova tra “smaltitori” di colombe (e non solo) e portatori o cercatori di farfalle. Per la sorpresa c’e’ sempre tempo. Per la cioccolata pure. Un paio di negozi aperti in via Roma, nota dolente e…stonata tra note perfette e ben accordate di pianoforte e chitarra sotto l’atrio della stazione di Torino Porta Nuova. Qui, si registrano arrivi, partenze e molte attese a gustare della buona musica gratuita sotto questa volta appena restituita a torinesi e non. L’Hotel Roma a due passi ma “la bella estate” e’ ancora distante da qui. Una giovane coppia, trolley alla mano staziona davanti in religioso silenzio. Per loro e’ una bella primavera. Tram storici
sferragliano ora su ora giu’ riportando il contesto in altra dimensione.
Una nota: l’ora legale e’ stata “spostata in avanti” di un’ ora e non due come risulta dall’orologio posto sull’edificio davanti alla vecchia stazione Porta Susa.
Buona Pasqua
Fuoco, luce, parola, acqua, pane. Campane che suonano. Candele. Parola.Genesi, Abramo che va per sacrificare Isacco. Seduto sulla mia panca tra migliaia di fedeli rigiro il foglietto e penso per un istante ad Amerigo Ormea nello stesso punto in cui Italo Calvino lo faceva riflettere. Mi ridesto. “E’ risorto”. Penso ai mosaici di Santa Prassede.
Mi affaccio lasciandomi la Basilica di Maria Ausiliatrice di Torino alle spalle con un “triduo” che volge al termine. Ho una candela tra le mani. Luce e speranza, verso “un uomo nuovo”. Uno, due, tre, quattro gradini, il sagrato della Basilica. Volgo lo sguardo a sinistra: una luna piena staziona e sorride. Si e’ affacciata al suono delle campane. “Gloria”. E’ immensa. Riempie meta’ del cielo. Lo allaga. La primavera e’ l’inizio della vita. Tutto rifiorisce. Le campane continuano a suonare. “Gloria”. La vittoria della vita sulla morte. Un “duello” tra Spinoza (Ethica) e Heidegger. Gli uomini che pensano piu’ alla vita che alla morte, il primo, e il secondo (Heidegger) che la ribalta (“Essere-per-la morte”). Altro duello si e’ appena concluso in queste ore con la vittoria annunciata della vita sulla morte, dal suono delle campane cittadine: “Gloria”. Tanto studio, condensato. Lungo la strada del ritorno gruppi di ragazze, verso la movida. Indossano jeans sgualciti, giubbottini leggeri e sogni nelle loro tasche, leggeri, come loro. Penso alle studentesse “Erasmus”. Le voglio ricordare. Io, mi incammino verso il divano di casa, con gli stessi jeans come i loro, con i miei sogni di ieri, e degli anni passati e di oggi. Una cosa sola pero’: avrei solo bisogno di dormire, pero’, per realizzarli…sognare bei sogni, come quando in viaggio, in treno, con la testa premuta contro il finestrino vedi il mare darsi il cambio con le colline e la campagna. E ripensi a quella compagna di viaggio cosi innamorata della filosofia mentre parlava di Spinoza e di Heidegger. Mi prendo la copertina alla Linus, di qualche anno fa, e ci provo.A sognare.Buona Pasqua.
Mi scarto un paio di uova e di sogni e…buona Pasqua.
Nella foto mosaici di Santa Prassede. Gesu’ Cristo risorto libera dalle catene della morte “Adamo ed Eva”.
Il secondo, “il trono vuoto”.
Je suis Bruxelles
Stavo sfogliando i quotidiani, ieri mattina, con un pensiero rivolto alle ragazze, Francesca, Elisa, Valentina, Elena, Lucrezia, Serena, Elisa, ragazze coinvolte e decedute nel tragico incidente del loro bus a Terragona, vicino Barcellona, in Spagna quando sotto la pancia torinese, in metro, contemporaneamente ai tornelli tutti aperti, un messaggio sul cellulare mi informava di quanto stava capitando a Bruxelles. “Solo l’amore, solo il conoscere conta” come scriveva Pasolini e riporta il giirnale, e’ un passo che mi piace. Stavo leggendo e rileggevo sottolineando alcuni passi dell’articolo di Michele Serra su Repubblica (martedi 22 marzo, pag.25, “Ma lasciamogli la loro liberta’” …capita di non tornare, nel mondo grande, meraviglioso e imprevedibile, per le ragioni piu’ differenti, anche le piu’ inaccettabili (la prima che mi viene in mente e’ il terrorismo…)” , per presentare ai ragazzi quanto accaduto, l’Erasmus, l’Europa, la mobilita’ prima dell’Euro e dopo, l’inter-rail, il passaporto, il cambio valute, che quando si parte “devono suonare le campane, e’ una festa, un secondo battesimo” che un messaggio e una chiamata telefonica mi informava di quanto stava succedendo…Bruxelles sotto attacco. Bruxelles, che prima di legarla alla politica europea, al Parlamento, ad una settimana passata li, qualche anno fa, ad una biondina ed un paio di occhi blu trasferitisi li, appena terminata l’universita’( Sc.pol.) quella citta’ del Nord Europa si materializzava con le temperature europee che iaceva ascoltare da piccolo in tv quando Bruxelles era sempre la prima citta’ ed era sempre “meno zero”…cosi lontana e bella quando la fantasticavo gia’ con la sua Grande Piazza. E ora si contano 31 morti in una lunga giornata di terrore.
Libera
Lunedi, 21 marzo. E’ primavera, inizio del rifiorire. La settimana e la giornata cominciano di prima mattina. Al lunedi e’ cosi: si fa memoria, si programna, si riflette, si ricordano le cose fatte e quelle da fare, i consigli da fare, da dare, ordinari e straordinari; la rassegna stampa, un caffe’ e fuori dalle vetrine del bar, i ragazzi che schiamazzano, riassumendo ieri e ipotizzando oggi. Prima dell’entrata. Sono leggeri, colorati, casinisti, talvolta, incasinati spesso, sghignazzanti e piagnucolanti a fasi alterne. Sognano la liberta’ estiva e il movimento, t-shirt e calzoncini corti, mare e sole sulla pelle.Espressione di una canzone di Lorenzo Cherubini. Tra poco, dopo l’appello, si muoveranno verso piazza Vittorio, con un paio di insegnanti al seguito, come prescrive la normativa. E’ il giorno della marcia di Libera: partenza prevista per le 9.00 da Piazza Vittorio. Arrivo previsto, in piazza Carignano per le 10.30. E’ la Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie. “Ponti di memoria, luoghi d’impegno”. Una manifestazione che avra’ luogo contemporaneamente in altre citta’ italiane. E’ una manifestazione che Libera promuove da un po’ di anni: 21. Saranno scanditi i nomi di tutte le vittime innocenti delle mafie. Penso a Peppino Impastato, i cento passi, al suo impegno. I ragazzi si muovono mentre io resto inchiodato nella lettura dei quotidiani. Dopo 88 anni un Presidente Usa (Obama)si reca a Cuba e qualche politico resta amareggiato dal fatto che non sia Raul sulla pista ad omaggiare. Fiore bianco e rosa. Il primo a Michelle, i secondi alle figlie. Resto inchiodato e rattristato dalla notizia sulla strage “delle studentesse”, un bus di ritorno da una gita e una festa a Valencia esce fuori strada e in 13 trovano la morte. Un incidente, una tragedia. Finisce fuori strada un bus: 13 studentesse morte, tra queste 7 italiane. Si trovavano in Spagna per l’Erasmus. Belle, giovani, colorate, al termine dei loro studi. Non riesco ad aggiungere altro, ne’pensare, ne’ scrivere.
Neve “marzolina”
Strano tempo, tempo strano, strani tempi…”Neve marzolina dura dalla sera alla mattina”.Proverbi.Torino, 16 marzo 2016. La notte annunciava vento e nel suo ventre portava tante promesse. Gennaio e’ l’inizio del tempo, la primavera della vita. La notte allo specchio si sfilava i collant e si sbottonava la camicetta. Sembrava giunto il tempo giusto per essere bella e farsi talle. Il desiderio di un bacio mai tanto aspettato. “Bum, bum, bum”, sbam”. Rumori di finestre, nylon che si alzano e si abbassano: il vento bussava alle porte. La notte cominciava a tremare e piangere. Questioni di stato. Edi tempo. O temperature. Al mattino non aveva piu’lacrime. Troppe versate, come il latte. La neve scendeva copiosamente, fuori tempo. “Ti prego, resta ancora un po’”, imploravano in molti, camere da fare e obiettivi da prendere. Nevica da alcune ore, su Torino. Al mercato di Porta Palazzo smontano le tende, faticosamente.
In centro turisti fotografano ogni cosa di questo strano tempo. Per quanto mi riguarda, nella notte avevo cominciato a contare i giorni, passati e che mancavano. Questa neve mi ha proiettato indietro nel tempo, quando si era in cucina, nel periodo invernale, coi giochi di societa’, davanti, con il Monopoli e una carta frutto dei dadi tirati male e della sorte che bacia sempre al momento giusto, intimava: “torna indietro, senza passare dal via, e sta fermo due giri. E paga!”
“Un amore senza fine”
Il tempo e la condizione ne hanno permesso la sua fine, ad “Un amore senza fine”. La storia di una passione ( o due) di David e Jade, libro di Scott Spencer, un classico americano pubblicato nel 1979. Una storia iniziata il 12 agosto del 1967 e terminata lel 1976 con tante parentesi, una piu’ bella dell’altra. 581 pagine nella versione Sellerio Editore Palermo. Ho spesso pensato “e se ci fosse stata una virgola, dopo un amore? Prima della fine?” E’ la narrazione di un sentimento assoluto, messo a nudo e crudo. Una passione, motore della vita. E’ bello averne una, nella vita, di passione. Lo giro e rigiro tra le mani. Ne riprendo alcune pagine. L’ho trovato bellissimo, vivo, intenso, autentico, forse a tratti di tutti, o vissuto da molti “combattenti” o “eroi” dell’amore. Bello, e come sempre, personaggi che ti aderiscono sulla pelle. Per non dimenticarli piu’. La tv mi rimanda musiche di Lucio Battisti…”na-na-na-.. “riprendo il libro, le pagine piu’ intense pregne d’amore. Riprendo i giorni, i primi incontri, lettere…Jade!!Oh Jade! Gennaio e’ il mese in cui inizia qualcosa, marzo e’ l’inizio della primavera. Ne ho respirato tutta la forza dirompente del mare.
Volgo la memoria e le spalle ad una lavagna. Una mano ha scritto qualcosa di notevole. Vorrei non cancellarlo. Lo leggo, rileggo e lo mando a memoria. Poi fra gli scaffali della biblioteca (si, ci sono ancora, gli scaffali, tra i pc) incrocio una scritta, di Alda Merini.
Ricordo ancora chi me la fece scoprire con un amore senza fine.
8 marzo
Al di la dei mazzettini di mimose, cioccolatini perugina o meno e involucri di poesia, e che tanto fanno piacere (e ne danno) ricordiamo il vero significato di questa giornata che affonda le radici nel 1908 (8 marzo): la morte di tantissime operaie in una fabbrica americana mentre erano intente al loro lavoro. Magari non una festa ma un momento di riflessione su tante mancanze, intese come privazioni. Mi piace ricordare tra i tanti volti femminili incrociati tra le pieghe e le pagine di libri, quello di Mala, una storia autentica, d’amore. Solidarieta’, amicizia, lealta’, altruismo, accoglienza, dono.Tutta al femminile.
E’ sera tardi quando rientro a casa. L’aria mi schiaffeggia il viso. Ho tolto la sciarpa ma forse non era ancora il tempo giusto. Oltre al freddo che mi costringe ad “incassarmi” sono assediato da un intenso profumo di mimose, qui, dalle parti di Borgo Dora. La quiete e’ interotta da continui rumori di tasti nel loro lungo comporre storie e rumori, di tacchi, stivaletti e sneakers, di parole che riempiono fogli e che incarnano vite e persone. Donne.Volti di donne e madri. Donne. Sono tutte belle nel loro raccontarsi questo 8 marzo (e tutti i loro giorni) e altro e oltre. Visi di donne da raccontare: nere, bione, castane, rosse, frangette, lunghi, corti, velate o meno. Lasciano al loto passare profumo di mare. Segni particolari: intense, profonde, bellissime. Recuperano vie a gruppi felici e contente, pizzerie, trattorie, una semice passeggiata…in rosa. La mongolfiera staziona, stanca, dopo ripetuti aria-terra, terra-aria e a chissa’ quante coppie avra’ fatto spazio oggi. Anche le locomotive, nere, massicce, in deposito presso la Torino-Ceres, corso Giulio Cesare, questa sera, non sbuffano. Riposano. “Toc-toc-toc” , rumore di tacchi, rumori eleganti di donne altrettanto eleganti. No, non preoccupatevi: non e’ qualche politico che bussa. Sono donne che passeggiano. Donne. Al loro passaggio una scia profumata. Mimose. Chissa’ a cosa pensano le donne…
“Just the woman I am”
Week-end coloratissimo, ieri, lungo le strade e le piazze torinesi. Una marea umana, tinta di rosa, prevalentemente donna. Ma non necessariamente, come testimoniano alcuni scatti. Almeno “otto” in attesa dell’8 marzo. Ideatori della terza edizione “Just the woman I am”, il Cus Torino, il Politecnico, l’Univerdita’. Un abbraccio tra donne e ricerca, meglio, una corsa con “una donna per amico”. In piazza San Carlo almeno 60 mila pronti ad osservare la partenza di 11 mila pettorine o forse piu’ pronte a muoversi lungo le strade cittadine. Addirittura chiuse le iscrizioni per overbooking. Una piazza dove nella storia si sono dati appuntamento sindacalisti, politici, lavoratori e…”Se non ora quando”. Migliaia di palloncini sulla nostra citta’ e occhi puntati verso il cielo. Per una buona e pronta ricerca bisognera’ pur muoversi. Uno spettacolo unico.Tutto rosa, nel blu. Al suono e al canto di “una donna per amico” alle 16.30 il via sotto l’arco gonfiabile. Un via decretato dal sindaco Fassino.