Alle ore 13 la fermata del bus e’ affollata da ragazzi e ragazze appena usciti dalla sala cinematografica, un’ora insolita, a dire il vero, per la visione di un film. Senza pensilina, tutti ammassati quasi uno sull’altro. In questo fazzoletto di terra separato da due binari di tram, l’unica certezza sono le pizze appena sfornate dalle numerose pizzerie al taglio, comprate al volo dai numerosi studenti universitari appena usciti dalle aule. Chiazze di olio e sughi vari lasciatei su mazzi di fotocopie sotto braccio. Ah, quanti e buoni profumi! E a noi invece solo i profumi con gli sguardi “verso” il corso per “volgere” verso Palazzo Campana e casa Gramsci. Strani incroci anni ’70 e studenti 2016. La folla impedisce la visuale. “Mattia vedi tu se arriva che sei il piu’alto”. Ma il suo ciondolare avanti e indietro in pochissimi centimetri quadrati fa capire che non ha assolutamente voglia di allungare il collo per dire se il 18 arriva o meno. Siamo avvolti in una nuvola di fumo e vedere l’arrivo del 18 e’ cosi impresa ancora piu’ difficile. Una ragazza sui 25 o 30…o “29” racchiusa nel suo cappottino grigio doppiopetto bottoni neri, capelli neri e viso rosa, un naso ben fatto con occhi scuri mi sorride e mi viene incontro nella rispista che avrebbe dovuto dare Mattia: “sta arrivando il bus”. Si ferma e tutto resta per alcuni secondi immobile, forse per salire o forse per valutare se salire su questo o sul prosdimo. Saliamo e siamo una tempesta che si perde. Piccoli ‘atomi’ alla ricerca di un posto qualsiasi. Saliamo dalle porte centrali e convergiamo verso il “girello centrale”. I ragazzi sono ormai dispersi come previsto per il “dopo cinema”: sciolte le righe ognuno per se e Dio con tutti. Noi, io e la brunetta, sciogliamo una qualche intesa e cominciamo a parlare, del film, delle solite cose: ti e’piaciuto, si, no, i soggetti, l’ambiente, ma mai nello specifico di quello. E’ straniera ma parla bene l’italiano. Parliamo, parliamo, parliamo…la fermata si avvicina…condividiamo molti giudizi su quanto visto. Su una cosa non ero d’accordo. A me faceva piangere, a lei no. Poi un’altra: a lei piacevano le musiche a me no. Ancora: per me era d’attualita’ per lei storico. Carina era carina ma piu’ passavano le fermate e piu’ mi non ci capivo poi molto, a dire il vero. Prendo coraggio e chiedo:”scusa ma tu non eri al M?”, le chiedo. “Si, mi risponde. Al primo”. In quel preciso istante ho capito che eravamo si nel medesimo cinema ma in sale diverse”. “Visioni” differenti. Gia’ ma “Visioni” non e’….solo da cine ma ancge da “libro”. Intanto Mattia mi strattona: “Professore siamo arrivati, siamo arrivati”. E io, angoli della bocca all’ingiu’ nell’atto di una smorfia da pianto seguo Mattia il quale all’inizio di questa stupida storia non vedeva l’arrivo del bus lasciando cosi spazio a quella brunetta carina mentre ora vede e benissimo la fermata d’arrivo, chiudendo irreparabilmente le porte tra me e la brunetta. Quel che non riusciva a vedere all’inizio lo vede chiaramente ora. Al termine. Signore e signori, the end. Il film e’ terminato. “Visioni”. Da libro. Dopo il cine.
bellissimo articolo come sempre capace di intrecciare letteratura, film e finzione letteraria. ovviamente partendo dalla realtà, da fatti realmente accaduti. Bravissimo Romano. Da quando hai cominciato ad appassionarti di cinema, arte e libri sei diventato davvero bravissimo…..pensiamo merito anche della l 28
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E’ semplicemente bello e romantico questo articolo!leggere la realta’ fantasticandola e mettendoci la previsione dei libri, un incontro o un ‘attesa. Bello davvero. Una domanda al lettore precedente: ma cosa e’ L28?
Un saluto e a presto
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