30 novembre

20151130_150326C’e’ una grande poltrona a forma di labbra in una delle tante stazioni della metro torinese. E’ il Divano Bocca, la poltrona Money-Money. Precisamente a “XVIII”. Gia’, i ragazzi quella che noi chiamavamo la vecchia Porta Susa loro han cominciato a chiamarla “XVIII” omettendo come sono soliti fare, Dicembre. Gia’, domani sara’ il primo dicembre. E allora cominciamo questo viaggio da qui. Devo far rientro a scuola per quelle cose “straordinarie” che di tanto in tanto i ragazzi fanno capitare, alla loro eta’, e che poi, noi, “educatori” per come possiamo, siamo tenuti ad apporre un “timbro” al loro corso. E al…consiglio. Ho le gambe piegate, la testa pesante e tanta stanchezza. Non passa nessuno, a quest’ora del pomeriggio. Mi accomodo, rileggo l’ultimo articolo del blog, poi, reclino il capo all’indietro e, non so se sia stato un sogno o una visione, ma la costruzione del personaggio femminile pare abbia voluto dare continuita’ al suo scritto e prendersi ancora la sua parte.

Oggi in questo dito di costa, di sole raro e generoso, pallido nei ricordi, mi fa compagnia un libro di Modiano. Mi piacciono i suoi  personaggi, femminili, misteriosi, quelle fughe, sempre piu’ in profondita’ quasi a sfidare l’assenza precedente. In alcuni tratti, mi raccontano. Ce la metto tutta a cercare dei punti fermi. La vastita’  del mare e’  lo spazio di cui avrei bisogno, per emergere, non per sommergere. Provare a lasciare sul fondale una universalita’ di volti, inutili, superflui. Lo scruto, come se da un momento all’altro potesse trasmettere qualcosa, un consiglio, una parola, come se tra un’onda e l’altra potesse allungarmi una nuova carta di identita’…per una nuova narrazione: possibile. Insomma, non una semplice storia ma una grande Storia. Pero’, tutto si tiene: e’ la mia storia, ed e’ bella per questo.Unica.Come me. Mi domando se non sia proprio la mia presenza “a dare al luogo e alle persone quella loro aria strana, quasi li avesse impregnati del suo profumo” (P.Modiano, “Nel caffe’ della gioventu’ perduta”). Sembra Parigi, anche questo dito di costa che mi ha conferito i natali, trenta anni fa. E’ successo in novembre. E’ arrivata la metro e l’ora del consiglio e il metro del giudizio con cui dovremmo giudicare.

Volevo rimpolpare le “quattro paginette e scriverne almeno trenta. Avrebbero prodotto un effetto valanga e sarei potuto arrivare a cento pagine” , cosa possibile forse quando ci si sente definitivamente guariti dalle ferite di cere infanzie e adolescenze senza nessuna ragione per restare nascosti nelle zone neutre. E’ una bella Storia.

Il rumore di un Val che sta arrivando mi ha ridestato.