Via Garibaldi, parole in liberta’, in anticipo, come caparra.Racconti si librano nelle scuole…racconti che la scuola la fanno, insieme alla storia. Una data, questa, entrata nella storia qualche tempo fa, vissuta, scritta e consumata dal tempo. Talvolta capita che ritorni nei ricordi di molti come queste 24 luci gia’ posizionate lungo le vie della nostra citta’ per la diciottesima volta. Luci d’Artista, domani illumineranno le vie come un rito che si ripete e accenderanno cosi la memoria di tanti. Pronti, partenza, fermi: occhi e nasi all’insu’ quando la magia si ripetera’ anche per il 2015 e un pezzo del 2016. Ora le osservo in compagnia di mio padre, prima di entrare in biblioteca civica a “raccattare” qualche libro. La 4 g oggi era emozionatissima nell’ascoltare e leggere insieme un paio di racconti.Ma piu’ che leggere e’ stato un raccogliere emozioni. La prossima settimana daremo seguito.Altre emozioni attendono di essere scoperte e lette.
Archivio mensile:ottobre 2015
Libriamoci 2
Sono alla ricerca non “del tempo perduto” ma di un posto tutto torinese dove poter riposare stanche membra a conclusione di una giornata molto piu’ estiva che autunnale, a dire il vero. In una “caccia al tesoro” non organizzata ho trovato al mio fianco “coriandoli” di parole contenuti in un libro e un paio di foglie anticiparamente cadute posizionatesi senza paracadute al mio fianco
: dal basso della loro nuova dimora, la panchina, provano a raccontare come si sta quaggiu’ a quelle rimaste lassu’. Prima del loro morbido atterraggio si esibisvono in una breve danza: si abbracciano, si baciano, si toccano per lunghi ma pochi secondi. Quelle appena atterrate hanno trovato posto al mio fianco. Si e mi raccontano di una estate appena trascorsa, ricca di emozioni e di grande bellezza ed esprimono con i loro colori una serenita’ di…”fondo”. Il libro, invece, e’ una graziosa sorpresa. Mi pongo domande: Fara’ parte dell’iniziativa “Libriamoci”? Fara’ parte del “liberiamo” la cultura? Si sara’ seduto al mio fianco perche’ approva la mia iniziativa di ritagliarmi 5 minuti di lezione nel proporre un libro? Chissa’…Radio cortile intanto ci racconta che Marino e’ tornato in sella sul cavallo del Campidoglio e ci passa una canzone di Rino Gaetano.
Punt e Mes
Le luci artificiali donano un aspetto particolare alle parrucche e alle chiome di queste signore e signori che si chiamano alberi. Merito della clirofilla. Sui tavoli, della stanza, ben disposti, piegati con cura, quattro paia di occhiali. Alcuni colorati, come quelle parrucche. Altri, normalissimi occhiali. Sui blocchi le penne corrono veloci. Siamo tornati, per magia della fantasia e della penna, sotto dettatura dell’insegnante, tutti piccoli, muniti delle nostre sole parole. La bambina di Irene prende corpo e vita. Fa tenerezza “dall’alto” dei suoi due anni, correre per poi fermarsi nelle sue scarpine colorate nuove di zecca. Fanno male. Sono strette ai piedi. Il racconto e’ bello, scorrevole. Poi, tocca al mio, di racconto. Un punto qui uno li. Non riesco, per ora, a comporre. Sono affaticato, a quest’ora. Pensieri ronzano, vanno e vengono. Non riesco proprio a mettere
a punto il mio elaborato: terza persona, prima persona e inventiva. Pero’ , a Porta Susa si che si riesce, a metterne uno: Punt e Mes. Da domani saranno in tanti a poterlo ammirare. Senza gabbia.
SGUARDI DIVERSI POESIA IN BORGO DORA E PORTA PALAZZO
Associazione “2 Fiumi” – Scuola Holden: Fronte del Borgo – Istituto Steiner – Primo Liceo Artistico – Associazione
Commercianti Balon – Porta Palazzo: Cooperativa 5° mercato alimentare – Cooperativa di gestione mercato 4° – Libreria Il
Ponte sulla Dora – Impremix edizioni visual grafika.
Con il patrocinio della Circoscrizione 7
SGUARDI DIVERSI
POESIA IN BORGO DORA E PORTA PALAZZO
“La poesia crea per noi un mondo nuovo”
Ugo Foscolo
“Nessun mondo nuovo senza un nuovo linguaggio”
Ingeborg Bachmann
“ Una civiltà si sa se è viva dal modo con cui canta…”
David Maria Turoldo
1- Progetto completo Sguardi di-versi 2015-16
2- Concorso Poesia Sguardi di-versi 2015-16
Modulo di partecipazione al concorso:
Eccezioni alle regole…”incredibil…mente”
Ogni regola ha la sua eccezione e quella di questa mattina e’ la seguente: una lettrice legge sulla metro il suo libro. Ha capelli lunghi, lunghissimi e neri, un bel viso e sara’ sicuramente una bravissima lettrice. Indossa un maglioncino a maniche lunghe e una mantellina di lana a quadrettoni. I suoi grandi occhi scuri corrono (e scorrono) da sinistra a destra. Sono belli e veloci: a volte allungano un punto e la sua pausa. Altre volte ignorano quei puntini e ne accorciano i periodi di sospensione. Tutto e tutti in equilibrio. Anche il collo da giraffa. Luci al neon, come sempre, luce sul suo viso e su quel piccolo neo, ingraziosendola ulteriormente e non poco. This is a true story. Una “giraffa” giovane allunga il suo collo e i suoi occhi sulle pagine, fermata dopo fermata (7), pagina dopo pagina. Un bravissimo “elettore”. Si, proprio lui, elettore di.. un libro! Un incollato su di un…libro. Non su di un giornale, non su di un cellulare, non su di lei, ma su di un libro. This is a true story. Avrei voluto scriverlo subito sul blog. “Un libro in metro” (ricordando “Zazie”) la maniglia alla quale aggrapparsi e tenersi “in piedi”. “Ogni regola conosce sempre un’eccezione”. Normalmente gli incroci, all’interno di questo “missile” sotterraneo, si verificano tra sguardi, tipo tipa con tipo e tipo con tipa o…per tutti i tipi. E di tipe graziose e tipologie …Tempo sospeso, qui sotto, ognuno per i fatti suoi. Il mio primo pensiero e’ il suo “Solo bagaglio a mano”. Vorrei guardarlo pure io e leggerlo con loro. Ma ho il mio “solo bagaglio a mano” e in questo interno di neon riesco a scrollarmi di dosso le recriminazioni, almeno, quelle che pesano. A proposito. Andando verso la metro si incrocia un pannello in costruzione dalle parti di via Cibrario direzione corso Francia. Sotto il pannello, un cartello e una richiesta: leggere per credere. Incredibil.. .mente!!! Senza equilibrio. This is a true story.
Verso l’Expo: “uscita didattica”
Torino 19 ottobre 2015. Alle 5.45 del mattino la citta’ dorme come quasi sempre a quest’ora e io con lei. “Sleep man walking”….penso in un inglese sgrammaticamente voluto ripensando a quel compagno di classe, un tal “Mac”, a quando eravamo noi ad andare in gita, maglio, attivita’ didattica, e non loro, il gruppo che mi appresto ad accompagnare. Alla fermata della metro torinese mi ritrovo da solo. Poco tempo di attesa ed ecco spuntare il “Val”, sistema automatico senza “pilota”. Una decina di fermate e la scena, alla stazione metro, e’ quasi identica. Poca gente come alla stazione iniziale. A parte la classe: si attendono vicendevolmente. Mi salutano. Accompagno proprio loro. Faranno colazione, a gruppetti. Un forno e’ gia’ aperto.Da queste parti un supermercato ha le saracinesche aperte 24 h. Entro.Compero una bottiglietta d’acqua anche se, a dire il vero vorrei appagare una mia curiosita’: raccattare qualche scontrino lasciato come sovente capita e leggerne i passaggi e le compere del popolo notturno. Li arraffo. Li leggero’ poi sul bus, dopo l’appello degli studenti, una terza M, quando qualcuno si esibira’ per un’ora circa in qualche anteprima da Sanremo, come spesso capita. Al punto di incontro o di raccolta, le classi sono un suddivise in tre bus. I “miei” sono 13, e fortunatamente appurero’ in seguito che le loro ugule staranno calme e zitte. Sul bus il confine e’ per zainetti e cibarie varie: tassativamente, loro, staranno sotto. Qui si che le regole….Appello, biglietti, conto e riconto i presenti. Pronti via. Ok si parte. Attraversiamo la Torino che si sveglia. L’Iveco, gli operai, il primo turno, le forze dell’ordine che controllano il campo rom, l’autostrada. Tempo zero e qualcuno soffre il bus. “Prof.prof.un sacchetto. B.vomita.” Altro tempo zero e qualcuno chiede se ci fermiamo all’autogrill. Pensa a ricontare ancora 150 studenti! Nooo!
Non e’ possibile. Andiamo dritti e svelti ma non alla velicita’ delle frecce che di tanto in tanto ci passano vicini. L’autogrill ci passa sopra le nostre teste. Da una parte all’altra.Novara, il Duomo e Rho. Ci siamo. Il bus trova il suo stallo. Una lunga camminata dal piazzale 9. Una scala mobile, il varco. I controlli, come in aereoporto e si entra.
“Prof. possiamo andare?” Ok, possono.Ci si rivede alle 13 sotto l’albero della vita e poi alle 17.30 per il rientro. Speriamo bene.
Io mi dirigo verso lo stand don Bosco e Slow Food in omaggio alle tesi e le lauree (mie).
Lo stand dei Salesiani e’ interessante e sara’ smontato e portato in uno dei Paesi in difficolta’. Tre strisce continue di post-it segnalano il passaggio, le preghiere, le raccomandazioni e i saluti di chi conosce e ha conosciuto la congregazione salesiana. Da qui mi dirigo verso Slow-food e i suoi orti. Qui si possono annusare i prodotti e toccarli provando ad indovinarli. Gli altri Paesi espositori conoscono tutti tempi di attesa incredibilmente luoghi, come annunciato ieri dalle colonne de La Stampa. “L’importante e’ esserci”: Korea un’ora e mezza, Emirati, dalle cinque in su….e cosi via. Un salto al Corriere della Sera: sui pannelli mi diverto a rifare titoli e occhielli. Poi mi dirigo alla Coop digitalizzata. Basta toccare un prodotto e si apre un mondo di…informazione. Per stare dentro l’informazione.
Una considerazione: i costi dei vari bar e prodotti in giro per Expo sono davvero ASSURDI! Ho accompagnato la classe ed e’ giusto che i ragazzi si facciano le loro opinioni e riflettano. Io ritengo che quei prezzi siano insostenibili e che forse il Presidente del Consiglio avrebbe dovuto dire qualcosa allo stesso modo di come le ha dette il primo maggio. Anche il Presidente della Regione dal mio punto di vista avrebbe dovuto osservare e criticare (se non lo avesse gia’ fatto) quei prezzi insostenibili per una famiglia che si reca in visita e allo stesso modo per gli studenti. Chiusa parentesi.
Alle 17.30 come promesso, ecco la “mia” classe in attesa davanti ai cancelli. Uno, due, tre…..tredici. Ci siamo. Uno, due, tre, pronti via. Possiamo andare. E’ l’ora di rientrare. Direzione stallo 9, dove avevamo lasciato il bus. La conta, l’appello, l’appello e la riconta. Abbiamo dimenticato qualcuno? No. Pero’….qualcosa….A meta’ strada una, due, tre voci….anzi 8: possiamo fermarci all’autogrill?
Verso le 19.40 si intravedo o i due grattacieli di corso Giulio Cesare. La citta’ con il suo traffico ci inghiotte.
Alle 2015 il viaggio si conclude con abbracci di papa’ e mamme. E qualcuno rientra in solitudine.
Roma e’…
Roma. Per molti giungere a Roma Termini e muoversi è un po’ come giocare a perdersi, nel trovare l’uscita o un taxi. Dalle parti di Via Marsala il cantiere è ancora li. “Misericordia”.
A me piacciono i messaggi che nei pressi si elargiscono ad un occhio attento: “Chi mi ama mi segua”
, “Io e lei”
. “Roma e’…” a ricordare che “l’amore e’…” o era. A Roma. Ad esempio. Mi trasformo cosi in un raccoglitore di storie. In attesa del bus 70, che tarda (secondo alcuni utenti, per altri e’ un dato certo: la velocità media dei bus a Roma e’ di 12 km all’ora) molti vanno all’ “Atac” lanciando strali e stracci. Poco fuori la stazione, stretto tra Colli Albani e altri colli allungati in attesa di vedere lo spuntare del bus, mi passa davanti il passato. Centocelle, Cinecitta’, Torre Maura, via Togliatti, la fine dei ’90 e “le fughe vigliacche“, il 2003 e il 2004, le manifestazioni “Not in my name”, il partito, il sindacato, la scuola. Il 70 arriva: saliamo: piazza della Repubblica, Corso Vittorio Emanuele, le Istituzioni e i suoi palazzi, l’Altare della Patria e il suo ascensore panoramico, nuovo di zecca, i Fori Imperiali e la loro “passeggiata nella storia”. Una storia nella Storia, l’alfa e l’omega della parabola di un primo cittadino. Roma, davvero, è una grande bellezza.
Fotografa: situazioni, emozioni, sentimenti, semplici incontri, amori e canzoni…”lasciarsi, un giorno, a Roma”. E si lascia fotografare. Se non ci fosse Roma, in molti. scenografi, sceneggiatori, gente comune, sarebbero depressi. Non solo gli sceneggiatori di fiction. E’ davvero una grande bellezza. Oltre che una lupa che allatta
. L’estate sembra non terminare mai, da queste parti. Il cielo sopra piazza Navona è una tavola di colori
.
Le macchine fotografiche sono state sostituite da smartphone e tablet ma gli artisti della piazza, loro resistono. Compio il giro del mondo almeno un paio di volte, intorno alla piazza. Individuo l’identico punto di una serie infinita di foto racchiuse in una parentedi: la gita, l’85, l’87, un amore un altro perso uno trovato e un altro ritrovato. Una parentesi di riflessioni, ricordi, attese. Parentesi immutabili come alcune nubi di passaggio che altrove annuncerebbero temporale. Ma non qui. Una ragazza e’ seduta. Indossa un maglione con trecce, color vinaccia. Ha occhiali neri, calati sul naso. Capelli neri, qua’ e la’ un colpo di sole, su di loro, su di lei, quando le nubi, quelle del cielo e quelle dell’umore si allontanano oltre l’orizzonte e raggi di sole ci si appiccicano addosso in un giorno d’autunno che sa d’estate. Le nubi, quelle del cielo e quelle dell’umore si prendono sotto braccio. “Non vi preoccupate, ora ce ne andiamo” sembrano dire. E il disturbo, lo levano. La ragazza è assorta e contempla la mano della statua. L’artista pure, è assorto ma non si capisce in chi e cosa. E’ il suo mestiere. Sono certo che siamo davanti ad un capolavoro. Di grande bellezza. Lo custodisco tra le mani. Questa sera la rivedrò. E’ un bel cd.
Contrasti
Torino 17 ottobre 2015. E’ identico il luogo, stazione, citta’ ma sembra di essere altrove a spostarsi di banchina: Torino Porta Susa. In attesa. Come un articolo del blog o di una telefonata mai arricata ma tanto sospirata. Nonostante i passaggi. Attesa. Che il treno passi, come il tempo, quando e’ l’unico rimedio ad un malessere e intanto perdura l’attesa. “Non scrivere tanto, il lettore si potrebbe stancare. Le foto dicono molto. Di piu’. Dicono tutto. I ragazzi sono per le immagini”. Cosi mi andava ripetendo un amico quando discutevamo di blog, social network, esame di comunicazione, scuola e ragazzi. Gia’, ma le immagini seducono e riescono con l’immediatezza delle loro rappresentazioni. Il treno arriva, si posiziona. Binario 2. Carrozza 6 posto 11, lato corridoio. Salgo, mi sistemo. Ho i libri, i giornali, i miei pensieri di una nuova professione e delle molte cose da imparare da una “sconosciuta” lavagna elettronica e da uno sconosciuto registro elettronico. Mi perseguitano. Devono farsi conoscere eppure hanno l’abilita’ di nascondersi dietro centinaia di finestre a tratti chiuse, inaccessibili. Dietro loro si nascondono volti e storie, misteriosi. So che quando si manifestano possono assumere forme varie, cavalloni impazziti o mare calmo e tranquillo. Altre volte, col tempo, spugne assetate di un’acqua che si chiama sapere. Il carrettino dei giornali passa:”Giornali, signori”, e nomina l’Italia dei quotidiani. Io opto.Il mio vicino, ormai grandicello, rifiuta garbatamente anche quello sportivo: “Grazie, non leggo mai”. Forse non e’ neanche per le immagini. E mi verrebbe da dirgli:”ma vaffanviaggio!” Intanto, il viaggio continua. Una giovane donna di trenitalia, tablet in mano mi chiede di porgere il biglietto. La sua mano curata, ingioiellata al punto giusto, curata e liscia fa scivolare dolcemente le sue dita sullo schermo aprendo finestre che vusualizzano poltrone e numeri: e’ la disposizione dei posti sui vagoni. Tante storie che si illuminano con un tocco. Provo a leggerne il nome sul suo cartellino: Laura Marina, mi pare. Storia. Storie e regina dai contrasti, tradizione e innovazione. Mi restituisce il cartaceo e agli altri lo smartphone. I tre bottoni del polsino luccicano come il suo viso adolescenziale che contrasta con l’autorevolezza della professione. Sono uno dei pochi che resiste e faccio storia.Gli altri sono da immagini!
In metro e…di “freccia”
Differenti e lontane queste fermate di metro e allo stesso tempo cosi uguali. Raccoglitori di olimpionici “digitali” e ” acustici” compulsivi. ” Mal di scuola”. Ma che sara’ questo malessere? Intanto sulla sommita’ dei gradini di una fermata metro ” scorrono” lacrime “facciali” da una coppia.
Queste non sono virtuali ma reali.”E’ la realta’, bellezza”. Alcune riflessioni. Mal di scuola in loco e genitori attrezzati sui treni con pargoli e libri al seguito: quando i treni diventano doposcuola a tutti gli effetti!
Caduta dell’Impero Romano, equazioni di primo grado e versioni di latino i temi dominanti con patatine, chipsters e ogni altro alimento capace di “contaminare” le buone intenzioni e sporcare qualche bella pagina. Ah, un occhio di riguardo allo smartphone oramai vera appendice umana di ogni essere in movimento. Dimenticavo: c’era anche l’ausilio di una nonna per il ripasso di religione: l’arte cristiana in Italia. Questi benedetti nonni, vere e proprie agende viventi. Altro che “caro diario”.
Comincio a tremare per il fuoriporta all’ Expo. Chissa’ cosa mi aspettera’ sul bus gran turismo direzione Milano.
Ultima nota.Su “La Stampa” di domenica, cronaca, un articolo su “ponyzero” tnt e consegne cittadine in bici. “La cronaca” di un pony che “spinge” il carico di 80 kg grazie alla forza dei pedali (ehm..di gambe) tra strade rese viscide dalla pioggia rimediandone talvoltaqualche caduta…per 800 euro al mese. Concetto di nuovo e nuovi lavori, vado scrivendo da un po’ di tempo. Almeno da quando “Erano tre” sotto la guida del prof. Felice Reburdo. Una tesi a sviscerare encicliche sociali economia e sociologia. “Felice” appunto di averne scritto sul blog (e sul nuovo concetto di lavoro sulla tesi triennale) a proposito della mia circoscrizione, la 7, a suo tempo dove e’ situato il “deposito bici” . Forse avevo una prospettiva per il futuro. Peccato Calabresi (direttore La Stampa) non se ne sia accorto e B.M. ne abbia scritto. (“Un corriere…”).
Portici di carta 2015
Torino, domenica 11 ottobre. Ore 7.30. La giornata domenicale, di festa, promette molto di buono. Quella appena trascorsa e’ stata davvero faticosa ma gratificante. Letture di classe in classe. I quotidiani per un approccio da tesina, le “lettere”, le “encicliche sociali” il lavoro e il novecento e ancora Roma, Marino, il Giubileo. Come sempre, “chi segue” il filo del discorso e chi invece no. Oggi, il sole comincia ad affacciarsi lentamente e tale si alza mentre deboli raggi penetrano all’interno di case a me sconosciute. Sotto i portici un nugolo di pensionati aspetta il suo “gran turismo” domenicale. “La Stampa e La Settimana Enigmistica mi raccomando”, urla da un capo all’altro del portico una arzilla pensionata, curata quel tanto basta. “Oggi il mare e’ mosso” urla un altro. Uno con il borsalino calato sul capo dice invece che “all’Expo ho gia’ mangiato. E bene”. Con bestemmia finale. Dove sia la verita’, difficile stabilirlo. Dove andranno a parare difficile capirlo. L’importante e’ andare. Il piacere non sta bella meta ma nel viaggio. Continuo la falcata sotto i portici del centro torinese oltrepassati quelli di via Cernaia e Pietro Micca diretto verso altri portici, di fatto e di carta, della lunghezza di due km e dalla “consistenza” incommensurabile. Da ieri a oggi in piazza una “Torino che legge” ispirata al San Jordi (san Giorgio) di Barcellona. Da piazza Castello passando per via Roma inrociando piazza San Carlo e oltre, verso Porta Nuova. Siamo a, o dentro “Portici di carta”.
La piu’ grande libreria a cielo aperto con le saracinesche alzate ogni anno, uno dei primi week-end di ottobre. 120 librerie che espongono ricordando Sebastiano Vassalli. Mi muovo e sfoglio parecchio. L’odore all’interno di questo spazio espositivo non e’ del mare ma tra le pieghe della carta edelle storie in esse riposte lo si puo’ tranquillamente “pescare”. Tutti annusano e sfogliano. Chi ci mette il naso e’ un mondo a 360 gradi: giovani, anziani, bambini, pensionati, operai, professionisti, casalinghe, studenti, bambini…E’ sufficiente un pochino di fantasia. E basta. E questa si sa, non costa nulla. “Pesco” anche io qualcosa e felice del profumo e della carta e delle storie, porto a casa. Brevi pensieri. All’interno di questo perimetro “porticato” le storie non mancano e si raccontano.
“Si pesca” facilmente, basta domandare.
La lettrice vis-a’-vis ci e vi aspetta pronta a leggere e raccontare storie. Bicicletta al seguito. (La si triva anche su facebook). Le storie in fondo sono tante. Basta aver voglia di ascoltarle. E viverle. E scriverle. Di giorno edi notte. Ps. Anche io ho fatto la mia piccola parte, pensando alla scuola e studenti.