Torino non sta mai ferma. E io neppure. Una giornata ricca di eventi. Da tempo avevo prenotato presso il Rifugio Antiaereo di Palazzo Civico di Torino
lo spettacolo “Marta e Olmo”. Torino, ore 16.30. Municipio, si scende:
scalini, gallerie e ancora gallerie.
Siamo nel rifugio del 1940 e nello spettacolo, nel 1915. Siamo un bel gruppo. “Marta e Olmo” ci attendono. La radio con le stazioni dell’epoca, di quelle militari, gracchia, in sottofondo.Il rifugio ammutolisce.Le luci si spengono.Solo il volto dei protagonisti si illumina.
Comincia lo spettacolo. E’ intenso, con punte drammatiche…il ruolo degli adolescenti e delle donne “che ora eseguono ogni tipo di lavoro, come gli uomini” (dice Marta), e poi, l’amore che c’era perche’ qualcuno prima che accadesse la guerra, Marta se la guardava “ma ora non piu'” continua lei. Forse non ci si pensa piu’, all’amore. L’amore messo tra parentesi. “Ora si deve pensare al pane” ci racconta. Da condividere. Marta, “portatrice”, la prima linea e seppellisce, seppellisce, seppelisce i corpi abbandonati ora dell’uno ora dell’altro schieramento. Di qua o di la della linea di confine. Marta che sale, sale, sale…montagne fino a un carico di 30 o 40 kg. Le portatrici potevano avere dai 15 anni ai 60. Marta e’ giovanissima.Olmo, figlio di una italiana e una austriaca…si incontrano. Lui e’ “piccolo”, lei e’ piu’ grande. Lei e’ bellissima anche quando prima di cominciare trema, e i capelli pure e il viso impaurito, ma forte. E’ bella. Lui corre, meglio, mima una corsa, cappello in testa, cercando di essere grande, di fare la sua parte nel contesto. Uno spettacolo che scivola via, piacevolmente, per un’ora. Poi, Marta termina regalando un fiore ad un signore, preso dalla cesta a centinaia, a migliaia
, poi una carezza ad una signora fino a incrociare me, mi allunga la mano e mi dice che “trovero’ un tesoro e non sara’ solo oro”. Poi, una candela accesa…Marta e Olmo scivolano via. La radio torna a gracchiare. Li saluto, li ringrazio e corro verso il cimitero monumentale: la lettura di Jvan Il’ic di Tolstoy
attende.
Esibisco il mio biglietto acquistato giorni prima al Circolo dei lettori ed entro. Dove? Al cimitero monumentale dove la lettura integrale di Tolstoy, “In morte di Jvan Il’ic, attende. Che spettacolo. Alle ore 18 il porticato pare trasformato in una tribuna: sedie, le riservate e quelle no, collocate appena sotto “foto” e “fiori” e nomi , cognomi e date e pensieri: di nascita e morte. Tanto loro, i morti non “paiono” essere disturbati da questo via vai del nostro voler riflettere e scoprire “di che pasta siamo fatti”. E mente e anima di una citta’ intera ricercano “L’impasto umano-Fatti di terra, guardiamo le stelle”. Io qui, altri in 30 luoghi diversi della citta’ con 120 incontri e 150 voci da tutto il mondo: spettacoli, conferenze, meditazioni, reading. Per l’undicesima edizione di Torino Spiritualita’. Dal 23 al 27 settembre.