Torino. Una breve “traversata cittadina” utilizzando le navicelle della pancia sotterranea. Una cartellina, un libro, La Stampa e un blocco che non si sa mai. Nella prima pagina, un nome e cognome, una scrittrice con alcune paure: Erica Jong. Uso la tessera magnetica e opla’ le porte si aprono.Una manciata di fermate con stazioni dai nomi grandiosi: Dante, ad esempio, Marconi e altri ancora. Al termine della giornata lavorativa, mi intrufolo nella “pancia” cittadina: la metro. Il primo dilemma: scale o scale mobili? Mi decido per le scale. Poi, prima dell’ ultima rampa poso le mani sulla balaustra e ripenso a quante storie delicate e personali mi sono state affidate oggi, dietro la porta 15, nell’ambito di riunioni riservate.
La disposizione iniziale dei banchi mi rimandava di continuo alle vacanze di Natale e alle lunghe tombolate. Altre atmosfere. Anche in quel periodo, le storie, non mancavano. Poi la serieta’ del lavoro si impone e l’impressione evapora. Le storie personali si snocciolano. E sono toccanti. E cosi, quelle di oggi mi parevano e paiono molto diverse, di uno spessore diverso. E’ l’ora del ritorno. Stesso percorso, direzione opposta. Metro.Scale, scale mobili. Navicelle.
Con le mani sulla balaustra mi immagino capitano di queste “navi-celle” che instancabilmente caricano e trasferiscono da est a nord , quotidianamente, migliaia di torinesi e non, veicolati appena sotto i miei piedi. Mentalmente le dirigo: “una stazione vuota e l’altra con la navicella”. Sulla banchina, torinesi e non, in attesa come pure quelli all’interno delle navicelle: in attesa, di scendere o di restare . Dettagli, miliardi di molecole compattate dalla mia immaginazione, da Lingotto a Collegno. In piedi, sembro davvero un ammiraglio, non solo un capitano. Tiro indietro la testa e il busto e dopo un sorriso iniziale, sorrido. Felicita’ e contentezza. Per il nuovo corso. Una gioa che non si interrompe dal 9 luglio. Questo era il lavoro che desideravo. Il rumore dell’arrivo della navicella in stazione ha interrotto il mio fantasticare. E’ora di rientrare, ma oggi, dopo tanto tempo, e’ piu’ dolce rincasare.
Ps. Non vedo l’ora che conincino le lezioni.
Bellissmo articolo….una anologia tra i trenini navicelle e i ragazzi? bella la figura del capitano ammiraglio adagiato sulla balaustra…bravo Romano e complimenti ancora. gli ultimi articoli sono davvero belli. bella deve essere anche la dedica di cio’..
ps. abbiamo trovato paura di volare…era la scopata senza cerniera?
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