Lasciatomi alle spalle il piazzale di Santa Maria Di Leuca con il suo santuario, le sedie ordinate per giorni di festa (la Madonna dell’Assunta)i due mari i loro colori
, il faro,
questa “fabbrica” di luce, che continua ad esercitare il suo fascino, mi dirigo verso la fermata del bus con il seguente pensiero: Terra e mare. Inizio e termine. Approdo, transito.
Terre Estreme. Sono venuto a conoscenza che nel periodo estivo e’ attivo il bus Santa Maria Di Leuca -Otranto e che transita da Gagliano. E’ un piccolo bus, poca gente a bordo, cosi almeno sostengono, lo utilizza in questo periodo.”Scusi, quante fermate per Gagliano?” L’autista mi risponde: “Due. La prima e’ per il campeggio, la seconda, per la stazione”. Rispondo: “Un biglietto per la stazione”. Un euro per 4 km circa. Gagliano. Questo nome ha avuto sempre un fascino per alcune motivi.Li elenco: il suo nome sulla carta geografica plasticità, posto ad inizio vagone del treno, (un richiamo continuo, sfuggendo alla vigilanza dei genitori) che segnava il primo o ultimo puntino ferrato a seconda di come lo si guardava (quando c’erano le cartine sui treni lo scorrere del dito su di esse ne anticipava l’arrivo); per il campeggio, che ha sempre orientato la fantasia di mondi differenti; per averlo sentito evocare indirettamente, da un amico di un’amica.
La stazione Ferrovie Sud-Est e’ un pochino distante da dove è posta la “palina” stagionale del bus.
Passo davanti ad un edificio che un tempo era un ospedale, (ora presumo presidio sanitario) probabilmente, con la guardiola sguarnita. Una Chiesa, un’altra e forse queste sono piu’ delle anime in giro per il paese. Qualcuno è concentrato sulla banchina del binario uno. Focalizzo l’attenzione su di una bandiera rossa e delle campanelle che insistentemente suonano e annunciano l’arrivo. Molti bisbigliano e giocano su quale modello toccherà loro, anzi, noi. Se saremo costretti ad un cambio oppure no, se ci sara’ l’aria condizionata oppure no. Io sorrido divertito perché cerco proprio il fascino della littorina diesel.Capisco le loro angosce, 365 giorni per h 24. Scambio qualche parola con una fornaia del posto e mi faccio raccontare qualcosa di questo paese e di cosa si fa in inverno. Poi osservo la terra, i muri a secco gli olivi, le pietre, il treno che si anima, prima della sua partenza. La luce che penetra dai finestrini e si stende e spande e avvolge tutto e tutti lasciando poco scampo a noi e alle tende, rosso sbiadito dal sole, che nulla possono per ripararci dai raggi intensi, sole che ci vendemmia e ci rende, ognuno a suo modo, felici, come “certe famiglie”, come certe letture ci introducono. La luce si riflette, nei capelli, su qualche bel viso, rendendolo ancora più bello anche quando la natura regala anticipatamente qualche segno ai lati della bocca, di quelle che a volte si chiamano rughe. Mi godo questo panorama, seduto, comodamente su queste poltroncine
.Ci affon
do e vedo passare tanta vita. In molti di questi paesi si festeggia San Rocco: profumi di carne, “marretti” rustuti, mustazzoli, cupeta,frisedde e pane e “mieru” e sogni di bambino fatti anni fa tra un giro di parenti e l’altro. Per concludere: dopo una grandissima pioggia un bellissimo arcobaleno che pare prendere in braccio i due mari, Jonio e Adriatico per calmarli, cullarli e renderli coi colori migliori per i nostri occhi. Questa luce e’ un gesto digrazia, di gentilezza, che mi coglie.Piove ma so che dopo questa attesa, dopo, mi cogliera’. Gagliano ormai è alle spalle, con la cartina, il camping e un po’ di invidia per l’amico della mia amica.