Qualche km a piedi, attraversando tre Torri. Profumi e odori si appiccicano addosso insieme al sudore disperso sull’asfalto mai trattenuto fino in fondo, gocciolante,io, in grande quantitativo. Odore di legno bagnato, umido, bottiglie di birra e vino consumate a meta’, disperse sul muretto, fino a qualche ora prima compagnia per compagnie e compagni per anime sole. Ma qui e’ davvero difficile attraversare tale condizione. Ancora sudore, altrui, di chi lavora la terra, amara e rossa, generosa e sudore di gente che mi corre vicino, di mare, alghe e fazzoletti appena stirati, con quel tepore che rimanda al calore umano, di certe notti. Il capolinea di Salento in bus e’ stato spostato.Passa quello “ordinario” 4 stagioni, come la pizza. Ci monto su, ho voglia di vedere la strada che percorre d’inverno e immaginare un po’ l’umanita’ che ci sale su. Mi diverte ascoltare il dialetto parlato tra ragazzi e pensare a Pavese e le sue considerazioni in proposito, sull’uso cioe’ del dialetto. Mi diverte il pensiero dei ragazzi a scuola, nel loro comunicare. Un’oretta e mezza e sono a Lecce. Stazione. “E una stazione la faremo a piedi/e quell’altra cammineremo” ricordando Dino Campana, “Questo viaggio chiamavamo amore” (Laura Pariani, Einaudi). E cosa non si fa per un amore…Poi, Il centro storico, il campanile
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il Duomo, p.zza s.Oronzo
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le bandiere un po’ sbiadite che la “invitavano” ad essere capitale della cultura europea per il 2019 ormai Matera incoronata.L’anfiteatro e il jazz al suo interno e nella storia. Le terrazze
, turist*, stranier* e del luogo, bar, caffe’ pasticciotto Quotidiano…e questo profumo buono di fazzoletti appena stirati che mi pervade ogni poro della pelle…