Porto Cesareo
(Lecce). Al mattino presto non vi e’ che l’imbarazzo della scelta, ove cercare “rifugio” in qualche bar, per una colazione in attesa di osservare il risveglio del mondo. Ci vuole il classico caffe’ Quarta
, quello che ti sveglia all’inizio “del viaggio”. Anche quando il viaggio e’ quello effettuato non in una “scatola” di lamiera posizionato su binari ma quello svolto con gli occhi, tra il verde, l’azzurro, il blu, il bianco di questo mare. Una girandola di emozioni tra saperi sapori ed emozioni. E il caffe’ ti conferisce la carica giusta per affrontare meglio “il peso” del dolce far niente. Affondi il cucchiaino nella tazzina e mescoli e intorno tutto si allarga in un silenzio che rilassa. Il cielo presenta colori stupendi. E’ la perfezione. Quaggiu’ invece siamo in perenne affanno nel farla nostra. Punto verso la Torre. Qualche bicicletta scampanella; qalcuno in coda per l’acqua, con taniche bottiglie e bottiglioni: per molti e’ancora”oro”, l’acqua.I ricordi si riavvolgono come un nastro, ma non e’ un film. I negozi si animano e qualche ciabatta da mare o infradito si trascina verso la spiaggia. Chi verso quella ricordata da “antiche cartoline”
chi verso l’isola o lo “scoglio”. Le barche rientrano. A me piace molto la visuale dallo scoglio, dalla statua di Manuela Arcuri
dove l’insenatura e’ magnifica e ti permette di raccogliere conchiglie e allo stesso tempo il recupero di frammenti di bei ricordi: sensazione stupenda, da Torre a Torre. Un intreccio volto al recupero dei momenti piu’ preziosi e inserirli negli altri, che si reputano fastidiosi. Non esiste e non potrebbe esistere una estate senza Salento. Una breve camminata e siamo a Torre Chianca, altra Torre, dalle parti di Lido Belvedere. Una manciata di ragazzi con divise arancioni attendono il loro turno davanti ad un buon pasticciotto. E’ davvero un “Belvedere” questa storia condivisa.