…Gli occhi…”sono la mia valigia, la mia infanzia senza tempo, la certezza che me la caverò …” (Nadia Terranova, Gli anni al contrario).
Non so se ci crederete, ma non importa. E’ una cosa buffa, anzi, buffissima. Ciondolavo in stazione, in attesa del mio treno, una freccia con l’intenzione di recarmi a Milano (ogni tanto, ci sta), dopo aver sorbito il mio caffè espresso mattutino ed essermi lasciato dolcemente accarezzare un po’ da quell’aria fresca mattutina e che la rimpiangerai per il resto della giornata, quando il caldo si appiccia addosso, in giornate come queste. Il treno, avrebbe dovuto essere quello delle 7. 05. Avrebbe perché non lo è stato.
Così come non lo è stato quello delle 13 per il rientro. Il punto è che come il titolo, anche io ho cominciato a leggere il libro, al contrario. Mi è piaciuta l’idea di una valigia per tutti, in un mondo di trolley. Il treno, annunciato, fermato e ripartito, mentre io, no. Ero sui gradini in attesa, fermo nella lettura, al contrario. Mi sono fermato e ho cominciato a leggere. Centinaia di trolley sono stati musica di sottofondo, ma ho preferito “portare” con me , farmi accompagnare, stando fermo, “quella valigia” per vedere cosa c’era dentro. Sulla banchina, immobile, ma gli occhi, questi, quelli, no. Riga dopo riga, “Gli anni al contrario” correvano avanti. Non so se ho perso una gita, due biglietti, una città da visitare. O forse nulla di tutto questo. So solo quello che ho guadagnato. Una bellissima storia vissuta e narrata da due bellissimi occhi. Scusate, valigia.
La storia, una storia, di Giovanni, Aurora, Mara che incrocia e incrociano storie: il movimento, la politica, il ’77, il muro di Berlino, l’amore, la tenerezza, la passione, il coraggio, le divisioni, le strade giuste e quelle sbagliate.
Un bel modo per consigliare una lettura per l’estate.
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