Il caldo e l’afa, a Torino, proprio non vogliono mollare la presa e ce li sentiamo addosso. Sulla pelle. Gli eritemi da sudore non si fanno mancare. E si “gratta”. Mica ci facevamo mancare anche questo no? Vorrei continuare a svelare i sogni, miei (un paio) e dei ragazz* annotati in giro nella scuola,
ma i fogli di questi racconti preferisco srotolato per i giorni che verranno e così preferisco staccare e rimandarne il racconto e la sua traiettoria a data da destinarsi. Parto dal p.m. (pomeriggio). Sul tram, capita di origliare storie, cosi come al mercato, al tempo in cui tutto si smobilita e tutti smobilitano. Cartoline da Torino. È il cuore del pomeriggio e in queste scatole di ferro grigie e blu che si chiamano tram si contavviene al “divieto di parlare al conducente” e “obliterare entro la prima fermata dopo quella iniziale del percorso”: le macchine obliteratrici, almeno di questo tram, non funzionano. Il via vai interno , direzione conducente, è continuo e i discorsi identici: trovare cioè un’annata simile a questa cosi “condizionata” dal caldo. “Quando il peso delle parole”…”Era da 150 anni”, ” no, era dal 2003″ risponde pronto un altro, “ricordo le vacanze a Roseto degli Abruzzi, l’anno della finale di Champions, Juve-Milan, vista in piazza Castello, e sai, c’era ancora lei con le scarpe regalate da lui, che erano nuove simili ad un tappeto da salotto”….”già hai ragione quell’anno che poi lei lasciò lui…””no”, interviene un altro sullo stesso sfondo calcistico, “è dal 1994, quando si disputava Argentina Grecia ai tempi del Mondiale USA. Ricordo che c’era una pizzata di piazza in piazza Statuto, all’aperto…noi, cioè gli artefici del racconto, davanti ad uno….”screen wall”. Questo è il tema dominante. Potrei continuare ma ad “Università'” devo scendere. Una voce metallica femminile dice: “Università” cosi metallica come ho sentito in altri luoghi e piazze, lontane da qui. Devo ritirare dei libri. La copisteria mi rimanda ai ricordi della tesi, l’ultima, ovviamente, con la prima pagina, la sua scrittura dedicata… Entro, pago ritiro. Mi dirigo verso Piazza Castello: fontane sold out.
Il caldo è davvero infernale. Decido di rientrare. La gola è secca. Vorrei un’acqua e menta. Pochi passi e sono alla Sida. Entro.” Acqua e menta, per favore”. Mentre la sorseggio lentamente, in vetrina, in attesa di qualcuno, è in bella mostra una torta
simile alla mia, quella della tesi, di due settimane fa. Saprei a chi regalarla per festeggiare e sfogliare ancora la tesi e brindarci su, su quello e questo di record. Di laurea e di calore. Fa caldo. Nei pressi, una Chiesa. Si sa che oltre ad essere luoghi sacri sono anche luoghi freschi. È quasi buio. Entro, mi siedo. C’è una funzione ma non sono qui per pregare: sono soltanto un accumulatore di fresco. Dalla sacrestia entra ed esce una sacrista: una giovane suorina espleta quelle funzioni che un tempo…accende delle luci ed ha un microfono in mano. È gentile nelle sue movenze. Io intanto vago nel tempo e nella storia “mangiando” del tempo, incurante che allo stesso tempo, una flotta di zanzare ha trovato il loro pasto tra i miei piedi. Esco. Oramai è tardi. Il loro dovere lo hanno fatto. E si gratta. Mica poteva mancare questo.
sono con te tra afa e fresco!
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Bellissima torta…è della Sida vero?
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