Il passaggio e il ricordo a ridosso di un altro 30 aprile. Poi, profumo piu’ recente: Pisa, la Torre e il corridoio del treno, profumo di corridoio e d’ amore, poi cernobyl, con i suoi dolori e le nostre preoccupazioni, e ancora piu’ recente una stazione dal nome doppio, M.M., cosi tanto immaginata e la sua sala d’attesa e l’attesa di te e la festa del paese, e il, caldo e chissa’ se ci si torna; MM, metropolitana milanese e il tante volte chiesto, “scusi, l’Expo?” E poi, domani, il grande assente, il lavoro; MM, come “mamma mia”…e un pensiero a domani, al 1 maggio, al corteo, allo sciopero del 5 maggio della scuola che non e’ in gita ma ugualmente come l’ allenatore, nel pallone, un po’ come noi, che corriamo e corriamo e corriamo…. All’ uscita di scuola i ragazzi non vendevano libri, perche’ e’ ancora presto. Avrei voluto regalarne invece un po’, quelli sula Costituzione. Domani, probabilmente, un salto al corteo, con la Costituzione, un pochino “stappata” in altri contesti, forse nel silenzio di molti. Ma ai ragazz* un augurio era doveroso: buon primo maggio.
Archivio mensile:aprile 2015
25 aprile 1945-25 aprile 2015
“Attenzione. Attenzione. Interrompiamo le trasmissioni… 25 aprile 1945. ” Oggi: 25 aprile 2015. L’Italia celebra i 70 anni di Liberazione . Una signora giovane e arzilla. A Torino una pioggerella sveglia e svegliando lava case, vie, e gente, uscita presto, fra mille offerte culturali. Ragazz* di ritorno da Parco Dora, e dai vari luoghi di santità della nostra città. Altri che lasciano un fiore, di cippo in cippo, ♡☆
in corrispondenza di quanti hanno dato la vita per la Liberazione. Ragazz* in giro, ad annusare la libertà. Chi con un giornale in mano, chi un libro, chi uno smartphone, chi un tablet.Molto da ripassare tenere vivo. Liberazione. Costituzione. Democrazia. Diritti. Lavoro. Un giro per un fiore al partigiano nelle numerose vie torinesi che ricordano il loro sacrificio come dono per noi, a noi. Democrazia. Diritti. Partecipazione. Lavoro. Liberta’. Festa di speranza con la Costituzione tra le mani da difendere. Ogni giorno. Una Resistenza che non si era fermata nel ’44, declinando l’invito “Alexander” ( che disse: “Bravi avete fatto un buon lavoro, ma adesso tornate alle vostre case, ma il lavoro sara’ ancora lungo. Quando avremo bisogno di voi vi chiameremo” ) di tornare a casa, preparando invece l’insurrezione. Li consideravano inutili. Ma quella volta, “nessuno a casa”.Partigiani decisi a liberare pezzo dopo pezzo citta’paesi e campagne del nostro Paese, ben prima degli alleati. Buon 25 aprile. Buona Resistenza.
Effetti Primaverili
Colori primaverili. Profumi che ricordano e aiutano ricordare. Una porta,
di una casa, di una stazione, una piazza.
Piove. Pioggerella? Cielo grigio e grandi speranze. Il rumore della pioggia entra dalle finestre. Immagino la bellezza dei colori, e dell’acqua scivolare su fiori e piante che ornano i giardini di aprile, appena sotto casa. Le panchine, le grida gioise dei bambini. I profumo…del mosto selvatico. Colori e loro bellezza che paiono dire che a volte l’universo ha solo voglia di essere contemplato. Un tantino prevenuto rispetto alla consapevolezza… ma poi quando ci si sofferma ad osservarlo e con lui la sua eleganza, bhe allora l’universo pare contento di ciò. Forse un premio alla riflessione. O all’intelligenza. Un inchino. Alla poesia. Una poesia (con “Hanka”). Dopo la pioggia, il sole pare essere un pochino pigro, oggi. Fa i capricci. E’ un biricchino. Come un bambino che ha solo voglia di continuare a giocare e di rientrare proprio pare non averne voglia. Ed e’ bene sia così.Che illumini vita e vite. “Che luce che c’e'”. E allora si canta. “In amore vince solo chi aspetta/l’ho impararo sulla mia pelle/e mentre ammetto alzo le spalle/rassegnato come il sole/dopo l’ennesimo temporale.” Ma siamo qui. Ora. Aquiloni in cielo reclamano il proprio “Diritto di volare”. Come in un colouring book, un cielo primaverile. E allora… “share the love, share the love… ” Logico, no? In natesa di domani. Dell’Ostensione con nuovi eventi alle porte di Torino.
L’attesa di “un amore più grande”, (Antonello Venditti: “l’amore piu più grande è nell’attesa”) un nuovo vecchio tram, il 6,
di una via Roma chiusa definitivamente alle macchine e tanto altro ancora.
Al femminile
Aspettare (seduta). Scrivere (a mano). Messaggiare (su cellulare). Sorvegliare. “Portami a vedere la Dora, portami a vedere la Dora“, chiedeva mio padre questa mattina dopo averla vista in foto, in compagnia del Po. “Dora chi?” Ho chiesto io. Dopo un attimo comprendo che il suo desiderio era quello di vedere le fontane in piazza Cln. Quelle per intenderci dove hanno girato Profondo Rosso, dove lui ricorda la Rinascente, la Marus con il “leone” e Zucca, oltre al famoso bus a due piani. “Ok. Si parte. Anzi, partiamo“. Tutto sembra un viaggio anche quando i metri da percorrere non msono poi molti. Piazza Castello, via Roma pedonalizzata, piazza San Carlo. Nel volger di poco e di pochi minuti scopro che la passeggiata e “tutto intorno a noi” e’ tutto o quasi al femminile. Ma le due figure che hanno catturato ulteriormente la mia attenzione sono state una saggia signora, Heidi, tedesca, intenta a scrivere una lettera in un momento di relax, (e non so dire se all’ombra di qualcosa o intenta a prendere i primi raggi di sole). Seduta ad un tavolino di un caffe’ (“e’ uno de piu’ buoni” mi sussurra) lascia alle sue spalle il Duomo e le Porte Palatine. E’ intenta a scrivere una lettera…Chiedo gentilmente di scambiare due parole. E’ davvero un soggetto raro. Mi racconta che si chiama Heidi, che e’ tedesca ed e’ qui per turismo. E ovviamente le piace scrivere. Ha un cappellino bianco ed un cappotto blu. Non appena si accorge degli scatti anche lei ne produce uno, alla penna, e fissandomi negli occhi, ma non di rimprovero, mi riversa addosso una quantita’ di azzurro e di luce. Sa di essere una delle poche a scrivere lettere, non e’domenica e non potra’partecipare al concorso de La Stampa (o forse si), ma un paio di versi prova comunque a scriverli. Li leggo. Ripiega e ripone il foglio nel suo quadernetto.”Il nostro momento cognitivo e’ ricco ma anche tanto rumoroso rispetto a quello in cui sono vissuta. Sa, io sono una immigrante digitale, quelli per intenderci… sa, nel 1985… “E mi racconta una storia tra lbiro stampato e e-book. “C’era più silenzio, un tempo. Forse piu’ scrittura corsiva, poesia su carta, scritta con penna, a caratteri liberi. Poco distante da qui, 140 caratteri, seduti ai bordi della Dora, una poesia binaria, 1 /2 o 2 .0. Ammesso fosse…poesia. Ringrazio, saluto e recupero la mia strada. Dall’altra parte, una giovane ragazza in tuta mimetica sosttene un fucile. Fa parte dell’esercito che da qualche giorno staziona davanti al Duomo e si occupa di sicurezza e di vigilare.L’Ostensione della Sindone si avvicina e cosi la visita del Papa a Torino e a don Bosco. Tecnicamente, quel fucile, che modello sara’? Chiedo se pesa e se e’ vero….poche parole, appena appena. Bisogna sorvegliare e guai a distrarre e distrarsi. ps. Ora prendo anche io un caffè in questo bel posticino, anzi, Casa Broglia (via Torquato Tasso 13) a due passi dal Duomo.
Pasquetta a Torino (2015)
Torino capitale dello sport 2015 (tante vie cittadine lo rammentano). Pasquetta 2015 a Torino. Quali luoghi migliori dove passare la giornata se non al Lingotto
(un ritorno, dopo Capodanno, quando dopo un caffe’ dal profumo di Salento, bar pasticceria Elba, provai a raggiungere questa passerella) e al Parco Dora
? Il primo per i ricordi olimpici e delle ” notti bianche” (quelle letterarie, migliori. Russe, ancora meglio. “Dosto” dice!). Una corsa in metro (letteralmente) dal centro all’ex-industria delle campagnole e della Lancia. Ora, altro centro. Commerciale, servito dalla metro, Lingotto. Ma il “metro” per raggiungere lo scalo ferroviario, Lingotto, ancora non c’è. Come Laura, cantava il secondo di Sanremo. “Il piu’ grande spettacolo dopo il big bang…” . Scale mobili, appena fuori dalla metro qualcuno in attesa di appuntamento, il piazzale, le bandiere, la palazzina delle fiere, un’altra scala mobile e orecchie che odono non il frastuono delle presse dei tempi andati ma dei giochi, dei trenini, e di qualche attività sempre “open”. Poi, la passerella che dal centro commerciale “proietta” verso gli ex-mercati generali (Moi) con un futuro da universitari e la stazione Lingotto. Sotto questa “ruota” di bicicletta olimpica qualche treno sbuffa e altri si riposano e si “ricaricano” russando come avessero l’asma (Eurostar in attesa). In lontananza riconosco dietro la grata di questo balconcino olimpico il grigio della Mole Antonelliana, sulla collina, superba, Superga e più’ vicino a noi, la famosa “bolla” nota per qualche G europeo di qualcosa. Già, questo è un luogo ideale per le bolle da…fotografare. Per quelle da raccontare, un posto vale l’altro. Dalla bolla alle…bolle di sapone. L’atrio di Porta Nuova visibile sullo sfondo, oltre i binari, vicino la “torre rossa” della piazza su via Roma (immaginando al gioco dell’affaccio tra una colonna e l’altra scendendo sulla strada, libera dalle auto). Giochiamo, invece, da qui su, un po’ a “indovina dove si trova” un qualche pezzo della città come si fa quando sei in gita, per esempio a Roma, dal Gianicolo o dal Pincio, carta o mappa alla mano, “ante app” da scaricare. Mio padre indica la bolla e la pista. Ricorda le cronache dei torinesi e dei centomila in coda per un saluto all’Avvocato in una notte gelida di gennaio. Ovviamente mio padre passa in rassegna i turni degli anni andati e della vita consumata a “fabbricare” inanellando nomi, soprannomi di operai addetti alle presse, ai cruscotti, alle porte, alle ruote….scambiando nomi, tradito di tanto in tanto dalla memoria. “Franco, Pacifico, Luigi, Nereo, Pinna…No, forse Pinna era agli stampi, ma a Mirafiori“. Lo lascio parlare, raccontare. Mi infilza “squadre di calcio”, ogni anno coi rispettivi “ricambi”. Mio padre. Una vita al lavoro di fabbrica. Un’immagine che stenta ad andare in pensione.Da qui, dalla passerella, raggiungo la stazione del Lingotto. Piazzale saturo di auto per chi ha scelto per l’outdoor il treno in un viaggio combinato gomma-rotaia verso il mare o le valli. Il mare, Genova e Savona sono vicine (cosa avranno fatto registrare i treni della Riviera quest’anno?) cosi le montagne. Biglietteria Lingotto. “Quanto costa il biglietto fino a Porta Susa?” 1 euro e cinquanta” mi risponde. “Due, per favore”. Pago e raggiungiamo con mio padre il binario 3. E’ in arrivo il treno smf o giù di li da Pinerolo e diretto a Torino. Tempo quasi zero e siamo nella pancia di Torino. Immagino “il corpo della città” sopra di noi. E corpi di uomini e donne. Che visitano, osservano, camminano, amano. Incrocio lo sguardo del bigliettaio e allungo i biglietti. Una manciata di minuti e siamo a destinazione. Porta Susa. Il treno prosegue, noi, scale mobili raggiunte, conquistiamo l’uscita. Alcuni treni arrivano dal mare e rilasciano profumo di salsedine. Da quanto tempo non ne sento più il profumo del mare e dell’attesa? Bhò’, chi lo sa. Poi, Porta Susa in treno e da qui, a piedi, Parco Dora, rivisto piacevolmente dopo un lungo inverno. Rivisto recentemente in tv, con il, film “Pulce non c’e’“. Corsa, basket, calcio, e ogni tipo di gioco di squadra e di coppie in ogni fazzoletto libero e liberato dalla natura. Rispuntano fiori, plaid e coperte a fiori (ma anche di fiori, che andava bene ugualmente). Un pallone lentamente si dirige verso i miei piedi. Lo raccolgo e lo porgo a mio padre. Il nastro della memoria si riavvolge velocemente. “Papà, tira un calcio al pallone e fallo volare in cielo”.
Per restare in tema di sport e capitale europea dello sport, di qui a poco i mondiali di calcio balilla. Quegli omini rossi e blu attaccati alle stecche che fanno rollare una pallina bianca da una parte all’altra dove quel suono evoca ricordi da bar e da oratorio. Un mondo dello sport che non conosce confini, a partire dall’ accessibilita’ a tutti. Ps. Bellissime le ragazze impegnate in questo gioco.
Verso sera, con cura e pulizia si restutuiva lentamente il parco alla città .Non prima di una birra. Ps. Un pensiero all’Aquila e ai suoi cittadini, a sei anni dal terremoto
Buona Pasqua
Tutto ormai e’ quasi in fiore.E splosione di colori.Esplosione di boccioli Rosa. Bianco. Ciliegio. Pesca. In una natura che rinnova e si rinnova. Alberi dsi tronchi scuri e chiome frondose e coloratissime che incorniciano il circostante. E poi uova come simbolo di rinascita, di vita. Di cioccolata e sode. Da colorare. Perche’ si sa, colorare ci rende piu’ rilassati, a tratti bambini felici e contenti.E allora, colori amo. Dire, fare, baciare, lettera, testamento. Fiori, colori, festa.
E non solo il venditore di fiori e piante sommerso da quelli e queste sotto il suo tendone multicolore mentre accoglie l’uscita dei fedeli dalla Santa messa. Le campane in ogni luogo annunciano la Pasqua. La gente accorre per fruire “dei Beni spirituali”. Rinascita, Risurrezione dopo tanta Passione. Le Chiese traboccano di gente e le campane a festa dettano i ricambi per ogni santa messa per i fedeli. Chi entra e chi esce. Quotidiani, fiori e colombe sono indicatori che la gente si riappropria, oggi, del proprio tempo libero. Un’infilata di case su case, profumi di cibo dalle piu svariate provenienze
e una babele di lingue aiutano a comprendere quanto affacendate siano ai fornelli tante casalinghe. Fa freddo, parecchio. Un caffe, espresso, ristretto, un dolce di distensione, made in Sida e una buona Pasqua a tutt*
Nel pomeriggio l’atteso concerto dal balconcino nella sua veste sempre calda e accogliente nonostante qualche goccia di pioggia annunciata. Il benvenuto e gli auguri per tutti fin quasi sul limitare della via dei Mercanti. Strette di mani da parte di tutti gli attori di questo spettacolo che va avanti da…140 domeniche e per ognuno dei presenti un bicchiere di rosso per rendere più famigliare l’incontro che scivola via come sempre piacevolmente. Tra musica, canti, canzoni, poesia e cantiche su Porta Palazzo e gli ultimi, i barboni, senza valigie, esclusi o autoesclusi come difesa della propri autonomia e identita e ancora comicità e altro ancora per uno spettacolo “dal basso ” e democratico oltre che partecipato. Bello osservare inoltre la partecipazione del pubblico. Universitarie, universitari, pensionati, opera*, impiegat*, insomma un pubblico variegato.
Sul finire ombrelli aperti e struscio per le vie del centro torinese.
Sul fronte cittadino e dell’offerta culturale da registrare “nell”uovo”la sorpresa di un quasi tutto esaurito nelle strutture di recezione: l’85 % infatti e’ stato prenotato.
In tram con papà
Dal tram storico
una panoramica veloce su piazza Statuto
. Con mio padre asserragliato al posto del bigliettaio immagginando, lui, i suoi anni “alla Fiat”. “La vecchina””, luogo di incontro per molti dove si era soliti comprare giornali e biglietti del tram ha lasciato il posto ad altra attivita’ gestita da Federica.
Il tempo corre e scorre velocemente nonostante questo tram verde, nonostante il posto del bigliettaio, nonostante quel 7
stampigliato addosso a questo “bel carrozzone” del tempo andato. Mi manca il carrozzone e la sua musica, la sua voce, il suo incedere a volte lento altre veloce altre ancora a strappi. Comunque sia e’ da un anno che non ne ravviva il passaggio.Come che sia la vecchina non ha staccato il dovuto biglietto, Federica e’ al suo posto e con garbo e gentilezza accoglie quanti chiedono informazioni sui prodotti esposti nel duo chiosco per la felicita’e la gioia di tanti bambino. Opto per un caffè sperando di trovare un tramonto in una tazza
. L’insegna sostiene che qui “creano emozioni” e le racchiudono in una tazzina. Nel loro fondo, in fonfo, una poesia. L’arte della parola. La bellezza della parola nel suo cuore. Uno spazio temporale della durata di un battito di ciglia, una mescolata di zucchero lunga 140 caratteri, il tempo di un pensiero. Da blog. Da piazza a piazza. “Basta poco per ritagliarsi un momento di poesia nella giornata. Alzo gli occhi al cielo, lo stesso cielo. Calpesto la stessa terra. E mentre le due mani intrecciate spariscono all’orizzonte in me rimane un retrogusto dolce, di qualcosa che fu, di tutto l’amore divorato, mai assaporato, ….” Non solo Sunday Poets. Life poets. Basta poco per pensare, fare, ricordare una poesia in una tazza, in una tazzina. Sorseggio comunque il mio caffe’, lentamente, sognando in questo cantuccio altri e dolci cantucci.” Scorro”velocemente il tutto, qui dentro, con gli occhi. Un tempo, recente, c’erano postazioni pc ad ogni tavolino. Domando e rispondono, i baristi, che presto i pc torneranno al loro posto. Ottimo luogo per sorseggiare un caffe, fare colazione e per giornalisti di cronaca cittadina costretti a scrivere il pezzo sulla nostra citta’. Poi, riprendo la camminata verso il centro. Prendo stradine con palazzi antichi affacciati su quelle. Dalle finestre giungono voci affaccendate nel far prendere aria a stanze ed oggetti, coperti e ben curati tenuti a debita distanza da intemperie. Di casa in casa immaggino il cuore antico di Torino, salotti oggetti librerie e libri di ogni fattezza, stanza e corridoi che finalmente mi aprono le porte alla piazza. Quella reale. Piazza San Carlo,
la fontana (bevo, al Toret. Uno degli 859 toret in giro per la città. Ah, “I love toret”)
, la stazione,( Porta Nuova), il pianoforte, chi lo suona, chi osserva solo e gente che ascolta certe note di certe notti
. Un giro da Feltrinelli e qualche libro da comprare. E’ sempre bello notare quanta gente trolley alla mano, “annusa” in continuazione libri per una buona compagnia tra Tortona, Stradella, Fidenza e Falconara. Verso il mare…”Te lo ricordi il mare, vero?” Il mare delle Torrette ha avuto sempre un suo fascino intellettuale. Poi, il rientro e un libro come buona compagnia e bei sogni in tasca… Ho sognato tanto. Tantissimo. In 2 o 3 vite. Fa freddo. Ma non troppo. I colori sono comunque un nuovo annuncio. Gli alberi ancora scuri si riempiono di nuovi colori ed emanano nuovi profumi. Il tram rientra. Mio padre felice pensa a come oggi le giornate di lavoro siano più corte delle sue. “Il tram ha fatto in fretta”, considerando solo il tempo del nostro gironzolare “nella storia”. Peccato mancasse tutto il resto. Prendo il libro, i cioccolatini e comincio a sfogliare
. La carta non gira, il ricordo e il suo, quelli si:”il carrozzone… “. La musica gira, continua, il carrozzone porta via. Nuovi giri. Aprile è il mese della poesia.
1 Aprile
Certi “Aprile”nel “Diario” di ciascuno proprio non si possono scordare. Quelli del Valentino, del mare, della montagna.Del rientro in treno e dei rientri d’amore e in amore. No, non si possono cancellare anche quando lo si vorrebbe. Non si possono cancellare perche restano e tali devono, visibili, aperti come certe ferite. Non si possono cancellare con un colpo di spugna sulla lavagna perche’ ognuno e’poesia, in se’, dopo l’arte, in se’, come i ragazzi. No, non si possono cancellare poesie, riflessioni e spunti, ma ascoltarli. E rileggerli. Senza scappare e saperci “stare dentro”. Assimilarle, farle proprie.Ho pensato a “quel pianto” cominciato per gioco divenuto poi destino. Mi pareva di aver sentito il gocciolio della spugna:” cloc, cloc, cloc”, finito a terra. Goccia dopo goccia,” lacrima dopo lacrima”.Istanti interminabili. In realta’ erano lacrime del destino di un qualche viaggio di molti come tanti cominciato un po’ per caso terminato improvvisamente in altri e a strappi e “stop and go”in altri ancora. Erano le lacrime di un qualche destino, fuggito lui, lei, l’altro, come quanti ora non hanno colto la bellezza di questi versi lasciando ancora piu’ sole quelle lacrime che in solitudine vanno incontro al destino. Che poesia. Peccato la lavagna sia cosi….piccola. Una poesia cosi non puo’ terminare in quel modo. Socchiudo gli occhi e l’ascolto. I versi scritti. Tracce di gesso, di una, di tanti, di molti. Versi di ieri, di oggi, di domani. La spugna fa il suo corso: “silenziosamente lacrima”. Passa tanta vita qui davanti, in pochi tratti. Di gesso. Di vita.Giorno dopo giorno, mese dopo mese, anno dopo anno. Cambio di stagioni e di corsi, ricambi d’amore ma l’Amore, questo no. E’ uguale in tutte le latitudini.Non vorrei, non voglio cancellarti, nonostante la distanza, il tempo, la latitudine. “Slegarti”. Perche’ mai? Almeno il tempo in cui ti trovi in quella situazione Dalle scale non si odono piu’ rumori. Dalle scale, quelle della poesia, la richiesta silenziosa di ascolto, si impone.I ragazzi intanto, con il sole nelle tasche, cantano un nuovo “big bang”, il piu’ grande spettacolo:loro.Lavorare nella scuola assume un significato grande. Un grande significato. Non ci si ripete, non ci si annoia. Ci si sottopone ad un grande viaggio “nell’arte”. Ma ora, pausa. “I ragazzi sono in giro”. Domani, forse, anche con Ligabue.
Buon primo Aprile.