Un vento a me famigliare bisticcia con altro vento e di bisticcio in bisticcio, quello, contribuisce a depositare ai miei piedi una poesia aerea. Mi soffermo. Un attimo soltanto. La raccolgo, la distendo, in origine un foglio divenuto aereo e poi, “pallina”. Una poesia scritta su di una pagina bianca, anche se a dire il vero è un po’ pallidina, una pagina giallina di una guida telefonica, di un tempo andato, consumato, mai più ritornato. Cognomi, nomi, vie, numero telefonico, anno. Un reperto, oggi. Un pezzo di storia che tende a riproporsi, complice il vento, complici le luci della collina, le partenze, i rientri, le attese. La raccolgo e al primo impatto profuma di mare, di arance, di porto. Non saprei dirne il versante, ma il verso, questo o quello si. Insieme ad un tramonto di qualcosa. Una tazza. Un’attesa di un tempo.
Marzo: mese di attesa.
Le cose che ignoriamo
Sono in cammino.
(Emily Dickinson)
È ‘ molto bello questo intreccio, questa trama a cavallo fra finzione e realta’ di qualcosa che c’era come le guide della lite. …quali anni?quale vento?quale evento? Il vento del tempo poi fa la sua parte….il pezzo e’ bello.complimenti.
"Mi piace""Mi piace"