I Mondi di Primo Levi

Torino, Piazza Castello, gennaio 2015.Foto Romano BorrelliTorino, Piazza Castello, gennaio. Foto, Romano Borrelli.“Se questo è un uomo”

(dal primo capitolo)

“I vagoni erano dodici, e noi seicentocinquanta; nel mio vagone eravamo quarantacinque soltanto, ma era un vagone piccolo. Ecco dunque, sotto i nostri occhi, sotto i nostri piedi, una delle famose tradotte tedesche, quelle che non ritornano, quelle di cui, fremendo e sempre un poco increduli, avevamo così spesso sentito narrare. Proprio così, punto per punto: vagoni e merci, chiusi dall’esterno, e dentro uomini donne bambini, compressi senza pietà, come merce di dozzina, in viaggio verso il nulla, in viaggio all’ingiù, verso il fondo. Questa volta dentro siamo noi”. Torino Piazza Castello, gennaio. Foto, Borrelli Romano.

Primo Levi.

Torino, corso Regina Margherita. I Mondi di Primo Levi. Cartellone pubblicitario. foto, romano borrelliNon entro nel merito di quanto ha suscitato e suscita ( rispetto ai tempi e ai vincoli, ma da censurare quella bruttissima “parolaccia” baraccone) una “uscita” estemporanea del soprintendente sul vagone e contro il vagone  in Piazza Castello di  fronte alla mostra su Primo Levi , (e sui tempi di permanenza del vagone in Piazza Castello) “Mondi di Primo Levi” inaugurata a settant’anni dalla liberazione dei campi di sterminio. Serve e dovrebbe restare, a mio modo di vedere per tutta la durata dei Mondi di Primo Levi. Per riflettere. Per pensare.

Condivido il pensiero della comunità ebraica. Il treno è un inciampo metaforico per pensare. E riflettere.

Ricordo ancora l’iniziativa di anni addietro: la lettura integrale del libro, “Se questo è un uomo” al Circolo dei Lettori di Torino. Una pagina per ciascuno dei presenti. Una “maratona” ininterrotta. Spezzata solo per cibarci di quanto  veniva dato nei campi. Una iniziativa, a mio modo di vedere, che andrebbe ripetuta.

Non vi è piazza che tenga. Ho ripercorso a ritroso le pagine del blog.

Dall’albero di Natale alla piscina ad altro ancora. Piazza Castello ha ospitato di tutto. Il vagone puo’ e deve restare fino al termine della mostra i Mondi di Levi.

Nella giornata vorrei ricordare a livello personale e collettivo di quartiere la figura nota, qui, alla circoscrizione 7 della partigiana Enrica Dellavalle spentasi il 23 gennaio 1986. Una figura che ha lasciato tantissi i ricordi in chi ha avuto modo di conoscerla. Operaia presso un opificio dalle parti della stazione Dora (che ora come edificio non esiste piu’) in molti ricordano Enrica nella sua attivita’ di staffetta partigiana. In molti che hanno avuto modo di conoscerla, incontrarla e soprattutto ricordarla, ne tratteggiano la figura di una donna comunista, amante della giustizia sociale, sempre pronta a sostenere le figure deboli, indifese, sfruttate e ai margini della societa’ anche in una Torino inserita come altre citta’ nella societa’ del benessere. Enrica. Amante della giustizia sociale e attratta dalla poverta’ per darvi risposte certe e immediate ai bisogni della povera gente. In molti del quartiere ,  ricordano ancora, la banda ( come Enrica aveva sempre desiderato il suo ultimo viaggio) e “Bella ciao” a pugno chiuso quando il 23 gennaio,  su una strada asfaltata, un piccolo nastro dove si era affacciato un piccolo sole tutto per lei,  la salutarono per l’ultima volta tra le vie del nostro quartiere. Indimenticabile la sua memoria di ferro. Ricordava tutti i compleanni dei bambini del suo palazzo e oltre, in questo spicchio di terra di santi sociali e comunisti che hanno una matrice comune: il prossimo e la sua dignità. Nelle ore prima del suo ultimo viaggio, consapevole di quanto stava per accadere, diede disposizioni alla cognata di quanti compleanni dei bambini “napuli” (terroni) si sarebbero festeggiati di li a poco. Per ognuno, diecimilalire. Per il compleanno e per i pasticcini da comperare alla pasticceria S. Un tempo, quando le forze la sorreggevano, mano nella mano, come una nonna, accompagnava lei tutta quella schiera di nipoti non suoi, in pasticceria, da S, il giorno del loro compleanno. Poi, l’impegno, delegato  per il venir meno delle forze fisiche, ma mai dimenticato.

Ciao Enrica. ( per la par condicio, mi viene da dire, ciao Enrico).

 

 

 

6 pensieri riguardo “I Mondi di Primo Levi”

  1. Bello il ricordo di Enrica Dellavalle molto conosciuta qui nel quartiere, tra via Ravenna, Biella, Brindisi, Sassari, Pesaro, Corso Principe Oddone, via Cecchi, via Cigna, Piazza Sassari, via Maria Ausiliatrice…insomma Valdocco.
    Interessante anche la mostra. bravo.

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  2. Bello il ricordo e il racconto della signora Enrica.utile anche il riferimento alla mostra di Levi a Torino. Si effettivamente nella piazza avevano messo di tutto.questo e’ uno dei vagoni simbolo della deportazione. 6 milioni di persone ricordiamolo. Sempre. Giusto. Vagone come inciampo metaforico.

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  3. Sono di ritorno dal flash mob tenutosi in piazza Castello, nei pressi del vagone. Attenti a non ripetere. Un binario di candele in omaggio ai morti nei lager di ogni origine e religione. Un attimo ad osservare il fiore posato sul vagone. “Siamo tutti Primo Levi”.

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  4. Oggi 25 gennaio, in Piazza Castello, il flash mob: PER NON DIMENTICARE ha dato simboliche rotaie al vagone del treno dei deportati: due file parallele di lumini accessi che i partecipanti hanno deposto a ricordo delle discriminazioni di ieri e di oggi.

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  5. Complimenti!!bella la storia della signora Enrica Dellavalle….grazie Romano per tenermi aggiornato sulla vita di Torino,visto che purtroppo non ci abito piu!bel blog a presto

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  6. Caro Romano, condivido “l’inciampo metaforico” che il vagone rappresenta in una delle vetrine di Torino. È un monumento/monito contro l’indifferenza, una domanda che sollecita una risposta in ognuno di noi, che ci inchioda di fronte alla realtà che non vuole essere elusa. Testimonianza della bestialità umana che ha ridotto a merce la Persona. Prima con la creazione delle leggi razziali, poi con la mostruosità della deportazione. Con la connivenza di molti che hanno girato la testa dall’altra parte quando questo accadeva. Delatori, ruffiani, corrotti, son stati in prima fila a denunciare ebrei, oppositori politici, rom, spesso per ricavarne vantaggi, bandendo la parola umanità.
    Che sia allora uno schiaffo, il vagone in Piazza Castello, ma contro l’INDIFFERENZA. Contro il sopruso, contro l’ignoranza. A sostegno della MEMORIA.

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