Penso abbia ragione Massimo, “pizzardone” della libreria Giunti, grande conoscitore di libri, (oserei dire che e’ esso stesso una vasta biblioteca mobile) teso a smistare fin dal pomeriggio “flussi” interminabili di gente, meglio, di lettori, “poco meccanici” e molto segnalibri di se stessi. Lettrici e lettori sconosciuti ma che condividono uno spazio democratico, si ritrovano in libreria, tesi al recupero non solo della socialita’ ma di tutto quell’essere che altrimenti resterebbe inespresso. Una sorta di partecipazione ad un rito, la condivisione di un amore. Si afferra un libro, con cura, delicatezza, se ne legge una riga e quell’oggetto poco misterioso, capace di modificarsi a seconda di chi lo legge, un po’ come avviene per le citta’ , (diversamente belle da ciascuno di noi, anzi, per ciascuno) termina per passare di mano in mano. Un po’ come quando hai tra le braccia un bambino. Ogni libro e’ un’opera d’arte, e l’occhio posato su uno di quelli e’ un lungo corteggiamento. E’ la forza del libro che contribuisce a costruire ponti, tra persone, epoche, soggetti. Fuori da qui, dalla libreria, la città è in delirio, un continuo sciamare per le vie, pronti al via, a “fare zapping” tra vetrine e negozi alla ricerca dell’offerta migliore. La caccia e’ partita. Offerte e prezzi vari tra sconti declinati in vari modi. Poi, se saranno 300 euro a famiglia, 100 individualmente, la spesa dedicata ai saldi, lo sapremo ben presto.
Fuori lo sturuscio impazza fra saldi di Natale e qualche “calza”
che anticipa il di qualche giorno il pre-pensionamento di Babbo Natale, almeno quello del 2014, ormai defilatosi dietro l’angolo. Un prepensionamento contro un anticipo al lavoro di una Befana vista da sempre come contentino, con le sue caramelle, cioccolatini (per i buoni) e carbone, per i cattivi. Un anticipo probabilmente recuperata, come festa, negli ultimi anni. Una festa non più e non solo per bambini. Non più e non solo, una volta svuotata la calza, riempita di ricordi che chiudono una lunghissima maratona di cibo e non solo. Ma l’anno dedicato al cibo è solo agli inizi e Torino si appresta, nel suo “un po’ più piccola” ad essere porta o cancello d’accesso, ulteriori, dell’Expo 2015. In fondo, bastano solo una trentina di minuti per essere a Fiera-Rho. Il tram storico sferraglia e congiunge diversi punti della citta’, un ponte, un po’ come capita per il libro. Massimo racconta come in libreria si dona, si restituisce….E forse davvero nell’anno del “noi” come libro e come costruzione, allargamento o recupero di quelle comunità definite di ripiego, la libreria, come la biblioteca, possono essere dei luoghi di rilancio, di collaborazione, di scambio, di mutualità. Un anno del noi, di noi, della fiducia, in sé stessi, negli altri. Guardando avanti.
Ps. L’occhio cade su di un libro …(Professione angelo custode, di Arto Paasilinna, Iperborea, storia di Aaro Korhonen, con in testa una idea particolare, una impresa di un caffe’libreria e una donna piu’ giovane di lui, Viivi, e, ovviamente, “sulla spalla”il riferimento di un angelo. Come andra’ a terminare la storia?). L’occhio cade su una bella storia d’ amore che si dipana si avvita in altre situazioni. Il riferimento e’ ai tanti angeli custodi che quest’ anno, in piu’ occasioni, con il loro volontariato si sono resi utili a molti, dedicando risorse e tempo preziosi in situazioni davvero estreme. In seconda battuta penso all’ angelo riferito da Natale, che gli ha dato modo di evitare, a suo dire, situazioni davvero pericolose e al limite.Guardare avanti coltivando fiducia in situazioni, persone, se stessi.Viaggiando, camminando. Camminando, si apre cammino.
Ps.2. Per Massimo cosi affezionato a Gianni Rodari, nella sua libreria, dove tra un libro e l’altro dirige il traffico dei libri e il passaggio di mano in mano:”Chi e’ piu forte di Massimo Trombi che ferma i tram con una mano. Con un dito calmo e sereno, tiene dietro un autotreno…”.
Bella immagine accostata al signor Massimo libraio . Ho gradito insieme ad altri il pezzo così come quello del Sig. Gherardi Natale. Presto la contattera’ un editore. Buona giornata
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Una persona mi ha riferito che il,”passaggio in libreria e’ stato descritto con intensita’, un acquarello, che rende veritiero anche l’ accostamento di Massimo al pizzardone, perche’ la libreria e’ sempre piena e perche’ Massimo e’ una istituzione conosciuta da grandi e piccini, a Torino e provincia. Davvero e’ una biblioteca umana oltre che segnalibro di se stesso. Per tornare al passaggio in libreria “pareva reale, pareva fossi li e con una metafora potrei dire con l’ aquolina alla bocca per tutta la mole di libri immaginata li dentro e a quando pensi intensamente a qualcosa di buono”.
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su la Repubblica di ieri c’era il libro e recensione del libro che hai menzionato nel blog sugli angeli. bravo, che ne hai anticpato di un giorno . bello l’accostamento tra vigile e massimo libraio. bravissimo
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Grazie, gentile, come sempre. Forse questione di allenamento, non so, o forse fortuna. Certo, spesso penso a come mi sarebbe piaciuto ( e piacerebbe) frequentare la scuola Holden, una scuola di scrittura anche se, in tempi di magra. Anni addietro, un libro di Fausto Bertinotti (già, ma dove sarà andato a finire? ) si intitolava “Io ci provo”. Ecco, ci provo, nelle cose. Questo interesse, hobby, passione e forse qualcosa di mancato, avviene nei ritagli di tempo, il sabato, la domenica, nel tempo libero. Il lavoro, lo studio di altre cose, lasciano davvero poco margine. E poi, ci sarebbe bisogno di strumenti, di ogni tipo, cosa che non è possibile, almeno allo stato attuale. Sono ancora uno che va in giro con il blocchettino, una penna e una macchinetta fotografica. Per ogni evenienza. Ci sono altre cose da fare, tempi, scadenze, prove…..accorciamo la notte, solo questo possiamo. Ma, io ci provo. Ecco. E poi, facendo attenzione, molti articoli insistono su una zona ben specifica. Torre Giuseppe, il sacrista forse piu’ anziano della storia dei salesiani e non solo, ancora dedito al lavoro. E già su questo si potrebbe aprire un capitolo, le due guerre, attraversate, la missione nella missione, i rapporti con il quartiere, la Torino Operaia ( a proposito, sto leggendo un paio di volumi sulla Torino operaia) e potrei continuare. Poi, è stata la volta di Pensiero Acutis, un ex internato militare. Anche qui, la guerra, l’8 settembre, e la storia…..Poi ancora Gherardi Natale, altra storia, altre storie, poi, la suora con gli origami, la riffa….Poi, la storia di un calabrese, valigia in mano, che tenta la fortuna, la sua riffa e si scopre versatile: artista poliedrico. Ancora, altri, rimasti qui sopra un po’ nell’ombra ma sulla carta ben scritti, raccontati e descritti. Ecco, il nostro spicchio di quartiere…insomma…poi, prendere alcuni spunti, alcuni tratti di storia interessanti e cercare di trasmetterli ai ragazzi in quel poco di tempo che……resta.
per quanto riguarda il libro, la sua copertina, il titolo, mi piace. Mi piace il pensiero che qualcuno sia sempre presente, in ogni sfaccettatura. Mi piace il pensiero che in qualche modo, soli non lo siamo e non lo saremo mai. Mi piace, è una idea che si appiccica, senza sapere da quando, sulla pelle, come se fosse tatuato. Pero’ è il come che fa la differenza. Porti l’idea dentro, che rimanda ad un qualcosa, qualcuno.
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