A volte con gli aereoplanini ci si giocava e tuttora si gioca ancora. Come quando si era bambini. Con occhi da bambini. Un foglio di carta, una matita, un messaggio e oplà, lo si tirava, in direzione di qualcun* a cui avremmo voluto dire qualcosa. Recapitare un messaggio.
L’altra sera, occhi verso il cielo, braccia allungate e lotta senza quartiere nella fame già contemplata di cultura e di poesia al solo (solo???) fine di prendermi il messaggio per poi provare a rilanciarlo. Giuro non ho mai visto tanti Gigi Buffon in una piazza sola. Tutti a mani nude, senza guanti. Poi, ovviamente, c’erano anche i più saggi che si richiamavano a Dino Zoff. E’ stata dura, ma un tozzo di pane, lo si rimedia sempre. Una volta che il mio aereoplanino si era depositato tra le mani ho cercato di sbirciare lestamente verso il fondo della pagina e della poesia, dove era riprodotta la firma dell’autore o dell’autrice. Memorizzato nome e cognome ho provato a fare un giro tra la rete e tra le varie pubblicazioni dell’autrice. (quando si hanno lettere in mano…a proposito, lentamente si avvicina la data del primo incontro tra Diego e Marilisa, il tormentone di fine anno su La Stampa torinese. O meglio, tormentone di inizio anno. Ricordate? E da quella lettera poi, centinaia di lettere). E così, con fiuto giornalistico, ho scoperto che l’autrice della poesia, Angela Donna, scrive, che ha un bel gattone di 7 anni, (nella foto), che risponde al nome di Musino D’Oro, detto Mus e che insieme al bel Mus e dal bel Mus è fuoriuscito un bel racconto. Anzi, un bellissimo racconto. Racconto che condivido nonostante sia stato pubblicato nel 2013 nel libretto dell’Associazione Protezione Micio Onlus pro gatti nel 2013… Dopo l’amico Juri e il suo gatto ecco un altro micio, anzi, Mus d’oro.
(il tutto proprio mentre le notizie di questi giorni riportano il desiderio di qualcuno di voler inserire in Costituzione la difesa degli animali).
un angora turco
“I turchi credono che vi siano alcuni gatti con particolari poteri, i gatti del desiderio. Tali gatti, narra un racconto tradizionale del loro Paese, hanno il potere di far avverare i desideri che gli vengono sussurrati all’orecchio dalle persone che essi più amano…”
Per lei la leggenda si era già avverata nel momento stesso in cui era comparso. Quel micio tutto bianco. Bianco come se l’era sognato. Immaginato. Desiderato.
Sì. Voglio un gatto bianco!
Non sapeva bene perché. Ma quella era stata l’idea che si era formata nella sua mente. Con gli occhi del cuore. Una figurazione immediata. Come un grido. Al rientro nella sua casa vuota. Tutto immobile e polveroso. Senza vita. Da quando lui se n’era andato. Via. Per sempre. Lasciandola priva di un senso. Sola.
Da una profonda sorgente di vita. Un rivo sottile sottile rimasto laggiù senza che nemmeno lei lo sapesse. Come una scaturigine d’acqua chiara: Voglio qualcosa di vivo intorno a me! Sì. Voglio un gatto bianco! Sì. Voglio vivere!
Il giorno dopo è salita in montagna. Nel piccolo paese che sotto le logge ombrose odora di noci e di pietra umida. E dove le sue radici affondano profonde. Dove l’infanzia era libertà. E dove la libertà è infanzia.
… No. Non può essere vero! Lì sotto il portico davanti a lei c’è un micio. Bianco. (Immaginatela dentro la leggenda turca: si stropiccerebbe gli occhi per vedere se sogna o se è sveglia. Ma questa non è una fiaba! direte voi).
In paese non ci sono mai stati. Non i gatti – che le borgate di montagna ne sono piene – di nati nei fienili e tenuti saggiamente nascosti dalle madri fino allo svezzamento. Ma bianchi mai. Non si è visto neanche una volta un essere bianco prima d’ora. Lo può giurare e lo giura.
Insieme alla sera fresca e profumata di erba – il gattino tutto pelo scende a valle con lei dentro una minuscola scatola di cartone. Non aveva padroni. Nessuno ha saputo indicarle da dove fosse sbucato e di chi mai fosse.
Da quel giorno lontano tant’anni – da quando è diventato il “suo” gatto o forse lei è stata eletta la “sua” padrona – il bianco Mus continua a donare colori alla vita quotidiana con una presenza gioiosa come una capriola. Tra loro è un essere insieme semplice e autentico. Che si espande anche agli altri umani intorno.
Mus è un piccolo angora turco. Dagli occhi blu. Che appartiene a quella razza mediorientale e pregiata l’ha scoperto solo dopo. Facendo ricerche. Ed è anche così che ha scoperto la favola bella. Senza indugio ha deciso di crederle. (Ma allora questa è una fiaba! direte voi). Il suo Mus è un gatto dei desideri. Con gli straordinari poteri del finissimo orecchio fatato ha percepito il suo grido trasformato in sussurro man mano che il vento lo trasportava sin laggiù in Turchia … Così è apparso da lei con Amore.
E di certo – per arrivare al momento giusto – Mus gatto d’angora turco avrà usato un tappeto volante.
angela donna