Torino 8 dicembre 2014. Dopo aver assistito “all’abbassamento” della casella in Piazza Castello mi muovo, a bassa velocità. Atrio della Stazione di Torino Porta Nuova. Mi pare appropriato dare il titolo, Torino, Porta Nuova della felicità. Ho raccolto qualche biglietto (dopo aver “depositato il mio”), i più significativi, almeno per me, esposti sull’albero, da torinesi di passaggio, che vivono questo “non luogo”, anche se a me, lo sembra eccome. Ne raccolgo e condivido uno, che profuma di attesa, come l’Avvento (ne ho letti un po’ e prometto prima o poi di condividerli, ma questa sera, voglio lasciare aperta la porta, anzi, la Porta alla felicità. Meglio, una Porta Nuova, della felicità). Ha il profumo di strada ferrata che accorcia e avvicina le distanze, di sentimento, affetto e di una storia. Forse sa di mare, di Sud. Chi lo sa. Più di mille km ci dicono qualcosa. Ci narrano, probabilmente, libera interpretazione, una storia grande.
Molto, per chi vuole. Che sa di eroi, di magia, di amore. Che attraversa una Porta, e da una delle porte di Porta Nuova, ti fa vedere un mondo, dopo avertelo fatto sognare. Attraversata la strada, anzi, il corso, Vittorio Emanuele II (tutte le grandi città hanno un corso con tale nome) intravedi le luci di via Roma, verso piazza San Carlo. Immagini i suoi caffè, i suoi negozi, le luci, altre luci. D’Artista, e artisti nella vita che progettano e mettono in cantiere un grande incontro. Sulla facciata della stazione, un stella, le luci, una panchina, e seduta, la felicità. Non attende. Ha un nome, “Noi”. Non più, io, o tu, ma, noi. Puo’ permettersi di lasciare andare il tram. Su quello della vita si è già saliti. Forse sono gli stessi del biglietto. Passa un tram, verde. La Torino degli anni ’70. Frugo nelle tasche, alla ricerca di 100 lire. Sono ancora in tempo. Per la notturna non è ancora ora. Porta Nuova. Che bella sei , quando “dentro” porti tanta felicità.