Non possiede puntine, ma resiste. Lavagna come bacheca di un giorno, talvolta di un’ora soltanto. Alcune preposizioni semplici la tengono “fissata” al muro: “di”, “in”, “con”. Per anni. “Bacheca” di classe, bacheca in classe, bacheca con classe. Libero lo svolgimento sul perché. Il suo contenuto, spesso è per sempre anche se un colpo di spugna, apparentemente, lo porterà via, nel giro di pochi istanti.
Quotidianamente, queste bacheche temporanea, meglio conosciuti come lavagne, sono ripulite con accuratezza, senza aloni, dagli operatori scolastici, comunemente noti come bidelli o, talvolta, “confessori”. Ultimo suono di campanella e vaschetta alla mano, sono le prime, normalmente, a fare il bagno, dopo aver vestito e rivestito di sapere e di saperi almeno una ventina di ragazz*, al giorno. “Pagine di bordo” di un “viaggio” quotidiano, girate e rigirate, da professori, insegnanti di vita. Prof. che scrivono, leggono, intonano. Studenti, interpretano, interpreteranno, rileggeranno, durante un altro viaggio. Pagine che viaggeranno, si contamineranno e andranno a contaminare altre pagine di viaggiatori, più grandi, più piccoli, stranieri della stessa scuola ma di classe diversa, magari in gita o magari tra un giro di macchinetta (del caffè) e l’altro. O ancora, di scuole diverse, di città diverse…….Quanta poesia, davvero, circola, nel “breve giro di posta”, tra un cambio e l’altro, una campana e l’altra. Ma solo apparentemente. Una poesia, è per sempre.(Mi piace sempre ricordare il tema di maturita’, il viaggio, il senso del viaggio, di Magris. Ultimamente le pagine di un altro viaggio e la solitarieta’, “Io viaggio, da sol*). Ogni poesia, un sogno, una fantasia…amore. Poesia da far vibrare il cuore. Poesia che li regge fa viveree sopravvivere. Poesia e sogni. In un colpo, solo, scrittura che “non muore” (dai, la prossima volta vedremo le aste, il tondo, il pieno, il manico, la curva e tanto…corsivo. E magari un “Infinito” insieme al “Tramonto, in una tazza” e insieme “L’infinito viaggiare” (Claudio Magris). “E tu ai sogni ci credi?” Già. Sogni. Dolci. Dolci sogni. Di tanto in tanto, fa piacere, coccolarsi, tra una poesia e l’altra. E forse, in questo periodo, Torino è l’ideale, per gustare la dolcezza di una poesia nel modo più adatto. Pazienza per le calorie, almeno se ne ricava la metrica. Un po’ di panna, una sdraio
e …tanta …”buona” lettura. Un po’ di fantasia e siamo al mare. La fantasia è Centrale.
Dalla piazza di CioccolaTo’, un salto in piazza Castello. Una “navetta” personale, come capita per le leggi. Non da una piazza all’altra (quasi quasi, pero’) ma da una Camera all’altra.
Su questa piazza, Castello, operai al lavoro per l’albero di Natale.
Operai al lavoro….Lavoro, attento, meticoloso…
Leggere E.D. l”unica e l’ irraggiungibile poetessa su una lavagna di scuola mi sembra davvero un buon augurio per il futuro culturale e umano delle giovani generazioni!
Credo fermamente che la poesia non morirà e darà sempre nuove visioni del “possibile”, di un mondo altro, vero e vibrante, fatto di senso, di cuore, corpo e ragione.
Emily è maestra di vita oltre che di poesia, a lei dedico questa mia, ispirata alla sua unica fotografia esistente (che mi è compagna sulla libreria dello studio):
dagherrotipo
il dagherrotipo
– quello solo e sempre quello –
le tue labbra di fiamma
il robusto degli occhi
color d’amaranto
la fossetta sul mento
– Va! che sei la Bella di Amherst!
i secoli andati non hanno potere
tu sei qui e ora
presente presenza
più che mai dentro
pulsante nella mente
un richiamo di Vastità
– il compito d’amare –
vero e solo
assolo d’usignolo
sul mare di questa mia città
dove stasera
non passa sotto la finestra
nessun canto libero
a rischiarare la notte
del cuore
(in: Angela donna, Le nuvole di Amherst. Poesie per Emily Dickinson 1987-2012 , edizioni Helicon, Arezzo 2014… fresco di stampa!)
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