Dentro “questa balena” , Porta Susa, che non assimila quasi nulla perché tutto transita, dai treni alla metro, alle persone, mi soffermo davanti ad un numero, che non è e non puo’ essere un binario. Da qui, tutto passa velocemente, come il vento. Un otto. Qui dentro, in questa “epa” di vetro si sta bene, al riparo dalla pioggia, in piedi a leggere attentamente oltre questo numero. Sui balconcini, gente in attesa, davanti ai bar, in fondo l’edicola e da questa parte, la metro e un’entrata che non è ancora tale.
Inevitabilmente, dopo il lavoro, la passione di riappropriarsi del proprio tempo è forte, incessante, battente, come questa pioggia, che riflette sul selciato luci di ogni colore. La penna ripercorre l’itinerario solito: caffè, casa, casa del caffè, ottovolante, comune…….e una bellissima storia da pettinare o da pattinare. O forse, realisticamente fantasticando, pattinarci su…Non importa. Il fatto è che tra i rumori, un pensiero e l’altro, gli appunti vari presi su qualche blocco con una matita ormai al termine, (come questa giornata), avevo quasi dimenticato di fare gli auguri ad un amico. Eppure in questo “sottosuolo”, avrei dovuto ricordarmelo. Ne aveva 27, quando quella scrittura “fu statuto” e oggi, purtroppo, non mi son ricordato nonostante tutto parli di lui, di te, con queste panchine, quelle reclamate e quelle avute insieme alla sedia col posto d’onore che hai sempre meritato. Gli umiliati, gli offesi, i castighi subiti, i demoni… La tua personalità…
Li ho sfogliati tutti i tuoi libri. Anzi, li ho studiati, perchè i tuoi libri, non si possono sfogliare. Si devono evidenziare, sottolineare, ricordare, vivere…
Non dovevo dimenticare, almeno in questa città, Torino, dalle notti bianche. E notti bianche, chissà a quanti e quante ne hai regalate. Assolutamente, non dovevo. Eppure, Le notti bianche…”Ma lo hai ancora quel libro che parlava un po’ di tutti noi?” Si, perché questo, lo si sente spesso, da chi lo ha letto e da chi ha fantasticato una vita per realizzare tutta la fantasia in un solo giorno, anzi, in una sola notte. Un libro da bere, tutto di un fiato, al mare o chissà dove …penso, salito con la fantasia sul tram 8, o sul 50, in quel periodo, a librarmi, su Torino pensando che…Le notti bianche poteva essere un libro che L. teneva in mano e che di tanto in tanto, nei suoi momenti di pausa sicuramente leggiucchiava, sorseggiando il suo caffè, tra il passaggio di un 8 e l’altro, in attesa che tutto…………
Chissà come era quella Torino vista da dietro le vetrine di quel bar…vicino al Comune. Chissà come sarebbero stati descritti i tuoi personaggi, chissà come li avresti vestiti, quali ossessioni…Ecco, mi stavo perdendo ancora una volta, giuro non lo faro’ più.
Forse mi sono distratto o lasciato distrarre dai colori. Colori, persi e ritrovati, colori che non piangono e non si perdono, colori della nostra città. Colori e fiori, sempre belli e presenti, in ogni stagione.
Allora, tanti cari auguri, Fedor Dostoevskij, buon compleanno e grazie per tutti i bei personaggi che mi, ci hai, regalato insieme al “bel tempo” che ci hai donato. Anche fosse solo “per una notte” o “per poche notti”…