Mi piace molto attraversare un pezzo di umanità percorrendo uno dei mercati di Torino, prima di recarmi al lavoro. Saranno pochi, tanti, giusti, settimanali, banchi quotidiani, pomeridiani, per un giorno, chi lo sa. Se ne parla, se ne discute e nel mercato si discute. In comune,
spesso non di comune accordo. Soprattutto di “mercato”. “Grida” appena sussurrate e raggi di sole mattutini che incendiano focolari domestici gia’ scaldati da un caffè o una scodella di latte. Quanto è diverso questo mercato da quell’altro. Di un ottobre fa.
Calpestare foglie gialle che cadono ormai da un pezzo. Secche, umide, venate, istoriate. Foglie. Povere foglie gialle, così simili a quelle di Urbino, di un ottobre fa. Profumo di caffè, un po’ amaro, di quell’ottobre fa. Un tempo si andava a scuola, ad ottobre. A ridosso del patrono, San Francesco. Era tempo di stanghette, puntini e stampini. Era il tempo di una lunghissima estate. Poi, tutto terminò. Come in un attimo. E’ tutto un attimo. Caos, prima della forma. Il libro di filosofia prese il posto dell’abbecedario. Farsi largo nel vialetto di passaggio (la domenica di passeggio) ed incontrare, meglio, intercettare storie di vita diverse, sfiorandosi appena. E’ l’autogrill del corso. L’autostrada di fantasia è oltre il vialetto. Strade opposte. Inizio di ottobre. Ottobre, si sa, è il mese della Rivoluzione. E delle Rivoluzioni.
La ricerca di un posto è ardua. Fa pensare ai posti di mare, ad una certa ora. Una macchina si è appena posteggiata. Una lei scende dall’auto, tirandosi sul capo, oltre la frangettina nera, occhiali da sole. Si ferma, per godersi questi ultimi scampoli di sole. E forse di libertà. Una scena ripetuta, chissà quante volte. Università, treno, macchina, casa. I corsi, universitari, stanno per cominciare. Il lavoro è terminato, i soldi risparmiati, messi via centellinando ogni spesa. La prima rata dell’università è alle porte. Porta le sue mani sul viso e pensieri colano come lacrime che portano distanti, chi li pensa e chi la osserva. Come tanti occhi che si incrociano, al mercato. A che serve se tanto ognuno se ne va per la propria strada?
Castagne in caduta libera segnalato da un cartello stradale. Come i pensieri, nei pressi della macchina. La natura si ripete. Dove e’l’estate che doveva arrivare cavalcando? Non e’cosa nuova che non possa esser vecchia e non e’ cosa vecchia che non sii stata nova….. Incrocio un gruppo. Mi domanda la strada più breve per la Mole Antonelliana, il museo del Cinema. Le risposte sono sicure e precise. Ne approfittano e continuano a pormi domande come un distributore di bevande. Il Bicerin, la gelateria Talmone, piazza Castello. Quando le domande sembravano terminate, ancora una richiesta: l’hotel Roma.
La stanza di Pavese…Nei miei pensieri si fa largo un ricordo…Vieni estate, cavalcando…L’estate ci vendemmia…
Sono stato stuzzicato da questa rivoluzione di ottobre e sono andato a cercare su internet.E poi ho visto che fa parte del programma di quinta e che fra poco la studieremo!E nello stesso tempo sono stato stuzzicato dalla curiosità di Urbino e ne ho letto un po sul libro di storia! grazie per le tue solite perle di saggezza
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