“Librarsi”…su Valdocco

Torino 30 ottobre 2014. Piazza Statuto, un filo di luce, un filo d'acqua. Foto, Romano Borrelli

Eppure….d’accordo, i periodi in italiano, non dovrebbero iniziare con un eppure…pero’…Accarezzo da tempo l’idea di dedicare energie e spazio a nuove iniziative, mettendone tra parentesi altre, eppure, certi oggetti, certi “scatti”, talune intuizioni, personaggi, segni, sono loro, a cercare te, noi,  per essere “formati”, narrati, cooperanti, bisognosi di un qualcosa, di qualcuno che li ascolti e dia loro vita, forma. Talvolta, dopo l’ascolto, capita che si assembli il tutto per diventarne un racconto per molti, per tutti. Un libro, da librare.   Talune passioni proprio non possono essere spente e sicuramente non lo devono. Al più da ravvivare. Hanno necessità di essere illuminate, inquadrate nel modo giusto; ascoltate, ravvivate, messe a fuoco, incontrate. La profondità, la via, la vita, bambin*, ragazz*, uomini, donne, anziani. Le panchine. Storie come piante, bisognose di acqua, per crescere e far crescere, ossigeno, come segno e simbolo, assetate loro  e assetati noi, perché hanno sempre qualcosa da insegnarci e da comunicare. Certe passioni non possono essere spente. E altre, dovrebbero essere  educate ma anche educate per troppo deficit di “ineducazione sentimentale”. Le passioni  hanno bisogno di librarsi,  di dedizione, alla causa, al sentimento, in famiglia, a scuola, in fabbrica, nella lotta per un posto di lavoro, nella società, per la tutela dei diritti. Storie Foto, Romano Borrelli.per essere viste, da tutti.  E devono raccontare e raccontarsi. Devono poter fare luce, su persone, accadimenti, situazioni. Ve ne è bisogno. Come della cultura, dei libri, per spegnere l’ignoranza. Librarsi. Entusiasmarsi. Gioire. Dopo aver fatto rete, le braccia in alto, gli occhi al cielo. L’abbraccio dei compagni.Torino 30 ottobre 2014. Ore 19.00 Pallone in rete, presso Oratorio Valdocco, Torino. Foto, Romano Borrelli.Dopo la rete, si sorride. Anche dopo lo smarrimento, impigliati nella rete, si trova sempre l’occasione di ritrovarsi e sorrideci su. Se dopo una lettura, una parola, o una parola di una lettura, di una lettera o di piu letture o di piu lettere e di un abbraccio caldo, bhe’, ancora meglio.

 

Eppure…Risalire.  Approccio faticoso, fantasioso, mica poi tanto.Torino, casa di ringhiera. Foto, Romano Borrelli

E’ una bella giornata di sole, a Torino. Cammino al fianco di mio padre. Ha il viso roseo, disteso, sereno.  Le rughe sul suo viso  si sono dissolte. Distese. Non sono più il percorso di una vita ma vie di molti e per molti.  Hanno assunto nomi: via Sassari, via Ravenna ( profumo di cartone proveniente dal cartonificio Gherardi”. Ah!quanti presepe abbiamo costruito noi bambini del quartiere con il suo cartone! Un uomo gentile, sabaudo, con il suo grembiule nero, mani dietro la schiena, attento ad osservare le sue maestranze, anche 40, durante la pausa), via Brindisi, via Maria Ausiliatrice, via Salerno, via Cigna, via Pesaro, Corso  Cirie’, e oltre. Altre. Torino, zona Valdocco. Case di ringhiera tra via Ravenna, Biella, corso Principe Oddone. Foto, Romano BorrelliDistese e impregnate di odori e profumi, legname (era Mautino?) e caffe’ (era Eurocaf, oggi a Druento),  pane e Chiese nella citta’ e nel “quartiere” dove “resiste”  Gramsci, in quel che era “Taglione”. Aziende a conduzione famigliare che si danno il cambio nello stesso cortile. Spezie, cibi cotti, cous–cous e the alla menta,  pronti per essere serviti, famiglie intorno alla tavola. Un asilo (Lessona), una elementare (De Amicis), una media (Verga), oltre il fiume, una superiore. Palazzi e case di ringhiera. Ballatoi. Scale vecchie e scale nuove. Una a caso.  Una due, tre rampe. Ringhiera in ferro battuto. Alcuni piani, arranco, il fiato si fa fumo, nonostante la bella giornata e padre al fianco. Scale, in pietra, di quelle che si trovano in antichi palazzi sabaudi, muniti di portineria, guardiola, passo carraio.  Occhio sveglio, di una custode, lettere alla mano. Il loro contenuto di un tempo: “buone referenze. Puo’ esser assunto”.  Oggi come ieri resistono  le comunicazioni del parroco. Se anche le forze dell’ordine davano l’ok, insieme a quello del parroco, il lavoro era assicurato.  Un tempo, occorrevano certe referenze, per ottenere  il lavoro. Oggi, basta un profilo facebook per valutare il profilo e la candidatura. Pero’, continua a funzionare “lo sportello” del parroco. Insieme ad altre evenienze. Guardiola. Al pari di una bidelleria. Dagli appartamenti, lungo il ballatoio ci vengono incontro voci, suoni, talvolta il gracchiare di una tv sempre accesa. Attori che domandano, rispondono, amano, e fingono il tutto, senza saperlo, per chi sta a guardare.  Portineria, guardiola.  C’era mentre ora esiste nei pensieri, o nei ricordi. Qualche grida, di tanto in tanto. Ma sono nei ricordi. E’ di chi il telefono lo aveva che chiamava chi non lo possedeva. Da sopra, qualcuno talvolta rispondeva. Se non dormiva, dopo il turno di notte. Più tardi, quel posto, lo avrebbe lasciato a chi svolgeva il turno di giorno.  Oggi, il cellulare, i messaggi. Uno, due, tre, dieci, venti scalini, in pietra scura. Uno, due, tre, dieci, venti anni fa. Anche più. Scale. Un pensiero a chi le lava, ora, venuto da lontano, e chi le puliva e lavava, venuto dal Sud, nella Torino degli anni ’60, ’70, del boom economico. Fatica e gioia nell’aver raggiunto la vetta, la cima, di questa costruzione priva di ascensore  ma con diritti in costruzione, ieri. Oggi, in bilico. Lo ricorda una scritta: “Finchè la barca va’“, scritto da chissà quando e da chissà chi, ma più che mai attuale.  Presente e passato continuano a salire sotto braccio, un po’ come me, in compagnia di mio padre. “Vietato introdurre biciclette nell’androne” ,  “Il parroco passerà  giovedì pomeriggio per la benedizione delle case” e  “Vietato giocare nel cortile, tranne nelle ore stabilite in assemblea condominiale”: ma noi, nel  passato, presente e futuro, fortunatamente, a Valdocco, un cortile, lo abbiamo sempre avuto, lo abbiamo e lo avremo ancora. Torino 1 novembre 2014. Cortile Valdocco. Foto, Romano Borrelli  Scritte che danno la cifra del tempo, insieme ad un calendario, consumato dal tempo, lasciato in un angolino di questo condominio,  cartone rigido, in origine blu stellato,  con macchie giallastre e “con gli auguri del portalettere” davvero  cimeli. Oggi i calendari li fornisce direttamente il tablet. Alcuni bimbi, per via del regolamento condominiale “giocavano in casa”, e molti continuano, ancora oggi, perché non le graduatorie degli asili si sa, non hanno molti posti in serbo. Bimbi. Alcuni ridono, qualcuna piange. “Marta piange ancora“, forse. Certamente la canterà Vasco.  Appartamenti con i gabinetti sui ballatoi, profumi sprigionati e sparsi lungo le scale da baracchini poco chiusi, ermeticamente , causa guasto guarnizione usurata per i troppi apri e chiudi quotidiani (senza contare le vivande da portare il sabato e la domenica nel garage da custodire. Si sa, i soldi non bastavano mai, e “vi era bisogno del lavoretto”, per far quadrare, ieri, ma anche oggi senza lavoro e senza lavoretto e allora non ci resta che il fazzoletto. Fortunatamente, il padre, non offre solo il braccio al figlio, in questa faticosa salita,  ma anche la mano, “allungandola” nel momento del bisogno). Il porta vivande  che prendeva il via verso uno dei piu’ grandi “scatolifici” mondiali, capaci di assemblare migliaia di pezzi mobili  al giorno oggi è un cimelio, chiuso ermeticamente. Ieri si apriva, la’ dove si incontravano per 8 ore “I compagni”. Oggi, resta chiuso. Mense e ticket restaurant, per chi lavora, fanno la loro parte. Da un ballatoio, osserviamo ancora un momento Torino, avvolta nel passato, presente, futuro. Solo un attimo, anche se pare  passata una vita. Poi, è ora di ridiscendere. Ci viene incontro il profumo del  latte caldo mischiato a quello di sapone di marsiglia,  odori che scendono giù per le scale, dopo averle risalite, tutte d’un fiato, piano dopo piano, o piano piano, profumi che si appiccicano addosso e musica che di sottofondo…Yesterday, all my trobles seemed so far away, now it look as though they ‘re to stay, oh i believe in Yesterday….Domenica. Il riposo, il film, un tango, o “ultimo tango a Parigi..”, le pulizie trascurate in settimana, i libri, il libro, “La donna della domenica”.

In via Ravenna si trovava una fabbrica, di luci, di lampade e lampadine: Osram. Lampada Osram era una canzone. LO è ancora, come questo quartiere. Dolce, romantico. La fabbrica, quella, non esiste più da tempo. Le luci, si. Non sono mai state spente. La Luce, sempre accesa. Chiusa parentesi…eppure era ieri…L’importante, ora, e’ che “Stanno tutti bene”. Ovunque siano stati, ovunque siano, ovunque saranno. Ieri, oggi, domani. Con la speranza nel cuore e un cuore che trabocca di speranza. Un saluto, ciao-ciao.Torino 1 novembre 2014. Cortile di Valdocco, foto, Romano Borrelli

 

Al museo…della rete

20140827_150802Foto, Romano Borrelli. Interno cortile don BoscoSe vi e’ piaciuta questa commedia, allora, applaudite. Da parte mia, null’altro chiedo alla vita se non che si lasci guardare….caleidoscopio di gradazioni cromatiche, profumi, odori e ricordi. Chi vorra’ guardare e rileggere “questa creatura viva” potra’ farlo, chi se ne sentira’ partecipe e dedicato, o coinvolto, la sentira’ una creatura sua……e’ da un po’ che ci penso….chissa’ se prima o poi …magari si decreterà il termine di questa esperienza, partita da lontano, da un giorno freddo, invernale, gelido, per tanti motivi.  Da lontano ho appena osservato il museo del cinema, (il ricordo a Sergio Leone e un pensiero a Bertolucci) e pensato alla sua “pancia” e ai suoi nastri ,(o pizze) all’ultima mia visita, seduto a guardare, ai piedi della Mole, una stella e in piedi in cima alla stessa, a guardare le stelle per esprimere desideri in un dicembre fuori stagione e fuori dalle illusioni. Non ne so molto di film e di attori ma so che ….per ogni film, esiste un gran finale , e ognuno a modo suo potrebbe essere una grande bellezza….un film che riguarda me, tanti, una evoluzione di sentimenti, aspiraziomi, ispirazioni, fatiche, mare, amore, amori da amare, talvolta di mare, che da bassa marea divenne alta marea, e ci provi, ugualmente, a nuotare, nel mare della vita, in attesa, ma le braccia proprio non reggono e le gambe pure, e la testa anche. Il cuore fa la sua parte, e non e’ solo un disegno, in cielo, sulla sabbia, sulla neve. Sulle pale di fico d’india. E’ proprio questione di cuore. Impigliato tra la rete. Una battaglia sul filo dei numeri, dopo una poco chiara Intesa. Un numero. 23. Poi, 28, poi 85…Lettera 28 si, lettera 28 no, lettera si, lettera no. E…..”e tre”, dato che l’articolo 59 era un miraggio, non lo è stato quello del blog. :”salute”! In attesa, solo e Felice R. (Reburdo), In una mission impossible eppure riuscita. Come si dice, se questa commedia vi e’ piaciuta, bhe’ applaudite. Talvolta, una grande bellezza, da ammirare. Come una statua, di Cleo…patra.  Come Torino, da Superga. Il trenino che scende, dopo aver stretto in pugno Torino e il treno che parte, il giorno dopo, sfrecciando e allungando le distanze, rimarcando la ferita di un “territorio” , avvolto nelle nebbie padane di una solitudine. Tutto semplicemente “strepitoso”, parrebbe Che se poi fosse stata una commedia, bhe’…tutto sarebbe stato piu’ semplice.

Allora…ricordatevi di cambiare l’ora e…buon riposo, con una ora in piu’ nel letto.

Buon sciopero generale quando ci sara’…

Ps. chissa’se un giorno penseranno ad un museo della rete?..intanto, questo campo, di giuoco, una rete concorre a ricordarmela…e che rete. “Protocollata” qualche tempo faPs.2. Pubblicato articolo su famiglia Corgiat (panetteria) Pensiero Acutis, la storia di un internato militare. Note positive di quartiere e…

e…..se tutto questo e altro ancora  vi e’piaciuto, applaudite.

Ricordarndo Pavese

Torino, 22 ottobre 2014. Piazza Statuto. Foto, Romano BorrelliNull’altro chiedo alla vita se  non che si lasci guardare”. Così scriveva Pavese.  Ed è proprio così. Osservare il paesaggio o la bellezza di un monumento o lo spettacolo  della natura nelle sue variopinte forme. A piedi o da un finestrino. Di un tram, o bus  o di un treno. o  All’alba o al tramonto. All’alba, per chi fosse “costretto” ad aspettare un bus, lo vedi spuntare, o li vedi, da quella che un tempo era l’acciaieria Mentre ora, centri commerciali suturano parte di una Torino operaia. Poche persone in attesa del 52 o del 60. Il 40, da qui non passa. Neanche il 59, ma su questo, mancava una intesa.  E non passa nemmanco l’articolo. Aspetto il 60, quello che un tempo era degli operai Fiat, del Lingotto, ora, oggi, terra di  “Terra Madre” di quelli alla catene di montaggio e hanno fatto la storia e la studiavano anche. Quelli delle 150 ore e della licenza di terza media  ottenuta in questo modo, faticando,  e che da tanto mi ispira la voglia di fare una ricerca su di loro, sul mondo della scuola, di quella scuola-lavoro e di come e’ cambiato quel mondo, da una scuola di massa ad altra scuola di massa, liquida, meno forte. Torno ai miei pensieri, nell’attesa e nella salita. Altre sedute sul bus e una manciata in piedi, a guardare oltre, o dentro. Un anota di cronaca: la targa in marmo nei pressi di via Livorno, corso Umbria, non e’ stata ancora riposta. Pochi soldi in circo…lazione, si, anche, In circoscrizione. A piazza  Statuto molto sembra luccicare e cosi  la stazione di Torino Porta Susa. La discesa, dal bus, la discesa, dalle scale mobili, l’attesa. E nell’attesa, nel giro di pochi minuti, la fantasia percorre dorsali adriatiche e tirreniche. La provincia,  nvece, non gusta molto. Sara’perche’ e’una destinazione reale e li la fantasia non trova mai posto. Poi la realta’ dove vorrebbe si scontra con i suoi non si potrebbe….Il treno, trenino, arancione, o minuetto, fischia, e chiede la sua attenzione. In segno di rispetto, tutti in piedi. Lasciare il posto ad anziani, donne e bambini. In realta’, nello scambio di posti tra chi scende e chi sale, a terra, seduto o in piedi, non resta quasi nessuno. Almeno al 5. Quelli che sono appena scesi si disperdono, quelli saliti, si raccolgono e si stringono per trattene quel po’ do tepore del letto.Appena lasciato, rifatto, talvolta disfatto. Le cittadine, osservate dal finestrino minuetto, corrono via, l’una dopo l’altra…velocemente. Nel mio piccolo, viaggio, posto,  Recupero il gusto della lettura, di qualche  grande, di un giornale, di un libro. Poi, l’arrivo, lento, negli ultimi metri che mancano dagli ammortizzatori del binario 2,  la discesa,  la pista ciclabile ch termina o comincia qui, al binario 1 di due, il bar, l’edicola della stazione, il profumo del pane fresco di una panetteria, e altri profumi e odori di campagna. Lo stallo per le bici e la stalla per le mucche, le stelle in cielo e le stelle di qualche mano che le ha disegnate per strada, a ricordo di un amore o qualche amore. La stradina, il bar, la chiesa, la salita, i ragazzi che si avviano, testa china e zaino in spalla. I giardinetti e alcune scritte sull’asfalto. Sulla strada di Chieri (Torino). Foto, Romano Borrelli (2)Alcuni chiacchierano e altri scherzano nella loro funzione, mica matematica, ma di macchina nel tempo. E’ stupendo come i loro discorsi, le loro risate riescano a riportare, lontano nel temp  le lancette della nostra  vita. Indietro, indietro ai nostri “15-“18“.  Poi varchi il cancello, il primo, il secondo, la palestra, l’entrata….poi, centralino, bidelleria, uffici, didattica, i due per tre (l’equivalenza dei tagli del personale) luci da accendere  e scuola che si accende. I ragazzi, pure. Il datario da cambiare, il timbro e il badge da timbrare. Infine, il timbro ad un’altra storia che non e’ tempo, o non ho tempo, di raccontare. Talvolta kafkiana, ma pur sempre ….vita. L’orologio, il badge, l’uscita e…tanti saluti.

Al ritorno, come nulla fosse “ricominciare”, risulta una breve parentesi, un sogno, in parte realizzato. Una tappa. Occhi incollati al tabellone.Sembra una graduatoria, che scorre, va avanti, torna indietro. Una parentesi.  Qualche treno fermo, causa sciopero, alcuni in ritardo. Ma prima o poi, il treno, arrivera’…

Ricominciare

Torino 18 ottobre 2014. Foto, Romano BorrelliMi piace molto questa macchina da scrivere che posa davanti a me. Sa di mare e ha tante cose da raccontare. Posa, e non so se sia lei a scrivere o io. O forse a piu’ mani tasti e testi a due teste. Come un pittore e la sua modella. Un  atto d’amore. La pittura. E la scrittura. Anche se spesso si fa piu’ insistente il pensiero di chiuderla e riavvolgere il nastro. Del film? Di questa storia. Del blog. Domani comincio….o ricomincio. Il lento (mica poi tanto) trascorrere del  tempo mi riporta li dove molto era finito prima di cominciare e dove molto avrebbe potuto e dovuto ricominciare. Se penso alla natura e alla sua capacita’ di rimettere tutto a posto, prima o poi, penso che  allora questa notte dormiro’ sereno, e forse e’ questo il senso dell’ottimismo, il fatto che i conflitti interiori si stemperano e tutto, prima o poi, presto o tardi, ritorna in equlibrio, anche se e’ il caos prima della forma. E forse probabilmente  torno al caos se tutto era da cominciare. 20141020_063009Sbucherà ancora il treno, mi siederò e guardero’ le scarpe. Già, le scarpe. Prima di chiudere gli occhi. Un tempo avrei posato il giornale sul sedile vicino, pensando e ripensando a quanti km avrebbe percorso e quante mani lo avrebbero sfogliato. Letture, pensieri e sogni che viaggiano. Formazione di coscienza. Ma quante parole contengono questi  benedetti treni? Vedro’ la citta’ svegliarsi e qualcuno risvegliarsi, sbadigliando, portandosi addosso il calore del letto, e non solo,  il profumo che si sparge per le vie, queste si, ordinate, squadrate, tutte “pettinate”, pronte per l’accoglienza, come capita la mattina presto, nelle scuole, nei pressi delle bidellerie, ai piani, prima dell’entrata, prima che “la campana suoni e dia inizio all’apertura del libro della vita”. 20141020_062844Ripensero’ a quei galli che mi tenevano compagnia per un paio, di km buoni buoni di sterrato, e che mi daranno la sveglia nell’attraversare lo stradone, il fango dopo la neve nei mesi invernali, e le pozzanghere che riempiono qualche buca come maschere e trucco su un bel viso; galli, 20141020_145935 con il loro canto e i versi delle mucche, la dove la cittadina finisce e comincia la campagna ,  rivedro il sole sorgere e pensero’ che ogni giorno un po’ si muore e il giorno dopo si rinasce e tutto ricomincia da capo. Caos prima di tutto, come ingenuità, meraviglia e fiducia, poi, le forme.  Ricordero’ le telefonate fatte e ricevute  (e forse un po’ mancheranno come l’aria che mancava quando telefonavi da sotto le coperte, per non far rumore, per non farti sentire) per sentirmi meno solo e meno precario, quando la salita si faceva e si fa collina, e un quarto d’ora era il tempo per me, per te, prima di consegnare il resto alla scuola e il tuo ai tuoi libri,  facendosi largo nel gruppo, sigaretta in bocca prima di entrare, facendoti largo per te per  un posto in biblioteca…Cambierà rispetto a qualche anno fa un abito, un orario e nella forma, qualche kg in piu’ , e telefonate  in meno,  qualche amore sottratto dentro e qualche amore in piu fuori, e questo per quel sano equilibrio che la natura dispone: ovunque sia, l’amor, sia felice, se manchera’ qualcosa qui avrà qualcosa li…e un giorno forse, chi lo sa…Dal dialogo forse…o col dialogo forse, sereno e beato. I colori del mattino si distendono, un nuovo giorno si va facendo. Altri se ne faranno. La vita si sa, è un lungo viaggio. 20141020_062405

Estate, ad ottobre

Torino 18 ottobre 2014. Foto, Romano BorrelliComincero’ col scrivere  dicendo che a Torino, oggi, sembrava cominciata l’estate. Anche tempo fa , lo era. Per scrivere una storia. Via garibaldi. Maniche corte, calzoncini corti e gelati di ogni dimensione.  Introducendosi in un discorso da bar, si poteva benissimo affermare  di aver espletato le ultime faccende, accuratamente chiuso  il rubinetto dell’acqua, il gas e spento la luce, aver bagnato ancora una volta le piante, lasciato le chiavi alla vicina, aver fatto il cambio dell’olio e il pieno di benzina, caricato la macchina ed esser pronti per partire in ferie. Direzione, Matera e poi, ovviamente, Salento. Solo il calendario dice che siamo ad ottobre, che la scuola è cominciata da un pezzo, le interrogazioni pure, e i compiti, in Italia, svolti. Versando lacrime amare…O verseremo, amare lacrime.  Autunno-estate-autunno. In qualche posto, ma davvero, una mano anonima ha scritto di fare attenzione alle zanzare. Torino, scritto in via Giulio, scuola Materna. Sembrava davvero fatta. A pensarci, noi, di essere  in luglio o ad agosto. E le chiavi, pure quelle, sono state consegnate.  Anche il “caldarrostaio” Carmelo ha chiuso i battenti e riposto la carbonella in valigia. Oggi poche castagne. Ne approfitto per  dare un’occhiata a quei fogli di giornale che avrebbero dovuto diventare un cono, un contenitore per castagne. Notizie vecchie ma sempre nuove per chi non le ha mai lette. La Stampa… Strane abitudini: capita anche al mercato dei contadini di Porta Palazzo. Lettura di fogli sparsi. “2012, 2013…” Briciole di notizie sparse. Mai lette o dimenticate troppo in fretta. Come accade talvolta a certe storie. Il caldarrostaio, intanto, gira e rigira quelle poche castagne  che nel giro di poco carbonizzeranno. Suda, come ad agosto. Senza girare. Senza carbonella. Magari andrà meglio domani, alla fiera. I palloncini saranno stretti nelle mani di qualche bimbo, qualcuno sicuramente  volerà in cielo rendendolo ancora piu’ azzurro. Un cuore di cielo. Caldo, si diceva. Anche un topolino ne approfitta per  prendersi una boccata d’aria, uscendo da qualche tombino. Per la felicità di qualche gatto.Torino, 18 ottobre 2014. Foto, Romano Borrelli (2)Non era tempo di castagne, oggi, a Torino, scrivevo. Centro e vie laterali “letteralmente” invase da….torinesi e turisti. Foto di gruppo e messaggi. Da parte mia, il ritrovamento di tasti e testi. Ricoperti di polvere ma ancora bene funzionanti. Una via tradizionale. Di comunicazione. In via Garibaldi  code in molti negozi. E se per la castagna non è tempo, lo è invece per…Torino 18 ottobre 2014. Via Garibaldi, foto, Borrelli RomanoQualche passo e mi dirigo verso piazza CastelloTorino, 18 ottobre 2014. Foto, Romano Borrelli…Torino da qui è davvero bella. La Mole sullo sfondo, con il Museo del cinema, piazza Vittorio da una parte e piazza Castello dall’altra, la collina, il fiume, mani che si intrecciano,  passato e presente, finzione e realtà che si mischiano.  

“Allora, hai preso tutto, domanda lei?”

Lui, prendendole la mano, stringendola forte, con l’intento di rassicurarla le risponde: “Si, ora ho tutto”.

Lasciarono solo un augurio e andarono…Biglietto d'auguri. Da Senigallia a Torino. Foto, Romano Borrelli

 

Allora… buone ferie.Torino 18 ottobre 2014. Via Garibaldi. Foto, Romano Borrelli

Lecce o Ravenna? Matera capitale europea della cultura 2019

Foto, Romano Borrelli (3)Ormai ci siamo quasi. D’accordo, le città candidate sono anche altre e tra queste Matera, Cagliari, Siena, Taranto. Ognuna meritevole di titolo, ciascuna capace di esprimere una bellezza straordinaria. Ma quale sarà la capitale della cultura in europa nel 2019? Il cuore, naturalmente, batte, tra le radici.

Oggi e’ una giornata di sole.  Di svolta. Vedremo di chi sara’ il titolo.

…Il titolo e’ stato assegnato a Matera…in ogni citta’ vi erano schermi dove venivano proiettate immagini….La citta’ dei sassi ha avuto la meglio sulle altre. 13 commissari dovevano eleggere la citta’ “capitale” della cultura europea per il 2019: Matera ha incassato  7 voti e  ricevera’ un premio in denaro da spendere in manifestazioni culturali. La notizia e’ stata data dal Ministro Franceschini. Un po’ di delusione nelle e dalle  altre citta’ candidate. E anche mie, ovviamente, che gia’ di prima mattina mi ero svegliato con questo pensiero: quale citta’  si aggiudichera la vittoria? Ora posso dirlo, in fondo in fondo, il cuore batteva per Lecce, per il Salento, per quel mare, sole, terra, ulivi, vigne, le orecchiette, i pasticciotti…il Quotidiano al mattino e il caffe’ Quarta, spesso e bollente. Un’alba e un tramonto non soltanto da vedere ma da “Belvedere”. Avrei voluto essere li, per abbracciare l’intera citta’ che ci aveva creduto fino all’ultimo. In ogni caso, da parte mia, ho provato a lanciare un modo alternativo per far amare sia Ravenna, prima, sia Lecce poi.  Spesso ho pensato ad una modalita ‘di fare “scuola”passando dalla scuola di massa alla scuola di massa”. E l’esperienza non e’ stata male, anzi. Suscitare interesse per la cultura, l’arte, la geografia in “una frazione di intervallo”, anzi, due, non e’ stato semplice, soprattutto in fase di “vigilanza”. Non e’ stato un multitasking ma una sfida educativa. Come e’ possibile educare in una societa’ liquida? Nuove sfide educative? Certo, ora sarebbe bello approfittare della vittoria di Matera per effettuate un piccolo passo avanti, vedendo, studiando Pasolini e il suo film, girato a Matera, “Il Vangelo secondo Matteo”. Senza dimenticare che altri 50 film sono stati girati nella città lucana. A scuola, sarebbe stata una bella e ulteriore sfida poter fare scuola…Comunque, complimenti a Matera. Ti guardo e ti riguardo e mi dico  che sei davvero bella. Verro’ a visitarti. In fondo, da Lecce e da Taranto disti davvero poco.

una giornata ricca di avvenimenti. A Torino, fin dal mattino gruppi di studenti in attesa in Piazza Arbarello per marciare insieme agli operai e la Fiom in vista della  manifestazione-sciopero  indetta dalla Fiom: 10 mila contro la riforma del lavoro che toglie diritti. In diecimila scendono in piazza e se la riprendono. Tutti contro il jobs act.  Non succedera’ come con le pensioni. Un fiume in piena, Maurizio Landini dal palco. Una ventina di pulmann, un anticipo della manifestazione della prossima settimana. Si sono registrati momenti di tensione tra antagonisti e forze dell’ordine.  Giornata calda, insomma, a Torino.

Anche a Terni Fiom in piazza. In trentamila hanno manifestato in citta’, non solo operai ma una citta’ intera. La tv rimanda immagini di ragazze piangere per il lavoro che lentamente muore.

A Torino  era previsto il vertice europeo dei ministri del lavoro, aperto al teatro  Regio . Un punto sulla situazione a partire dalla carta rta dei diritti firmata qui a Torino, il 18 ottobre del 1961. Domani e’ prevista la presenza del presidente della Camera Laura Boldrini. Infatti, l’incontro-vertice continuera’ anche domani. Ma il lavoro dove e’?

Gia’, il lavoro…alle 16.42 “la puoooorta” si e’ chiusa. Verso,”sud” se ne apre un’altra. Tra dolci colline…..Ravenna. Stazione. Foto, Romano Borrelli (2)

Genova e i suoi angeli

Una delle tante foto condivisa dalla rete. Una delle poche foto non mia. Meritano davvero un plauso quest* ragazz*  che spalano, spazzano, strizzano stracci e spostano in continuazione secchi ricolmi d’acqua.  Svuotano tombini, fango alle caviglie, pala in mano o mani nude, e piu’ ne levano piu’ ve ne ‘, di fango, senza mai arrendersi, sotto un cielo cupo. La foce del Bisagno, via XX Settembre, interi pezzi di citta’. Genova ricolma di giovani, pala in mano, stivali ai piedi. Senza pensarci su. Studenti delle scuole medie superiori, universitari. Ripulire strade ricoperte di fango e farci riscoprire un valore un po’ sbiadito, quello della solidarieta’ verso chi ha poco, verso chi ha perso molto. Le immagini televisive mostravano ragazz* intenti a spostare fango, anche  con le mani nude ed una ragazza munita di soli bicchierini per prosciugare il manto stradale: “in mancanza d’altro” ! Grandissima quella ragazza: instancabile, infaticabile e col sorriso e la voglia di fare, di darsi da fare, di essere utile per rifare bella Genova. Un esempio.  Li, dove ve ne era bisogno. Senza perdere tempo, li immagino dirigersi verso la stazione di Brignole, a rendersi disponibili in una citta’ ferita. Un plauso a quest* ragazz* che si stanno adoperando per renderci Genova come ogni giorno, con la sua collina, il suo mare, il suo centro storico, i suoi profumi, i ricordi sempre vivi di una “Genova per noi”, sempre. Resistente. Ricordiamoli (se ne ricordi l’estensore della scuola buona) poi quando saranno nelle scuole, quando torneranno nelle aule (qualcuno ha anche scritto, senza porte) tra i banchi, nei loro, nostri edifici. Ricordiamoli quando alla richiesta di qualche fotocopia “timbriamo”il nostro no perche’ “la scuola non ha soldi” e risposte simili  per altre richieste. Ricordiamoli soprattutto quando ci rispondono  che ne hanno bisogno, delle fotocopie, perche’ non hanno libri  con loro e ti dicono il perche’: “come faccio, i miei genitori non possono permettersi di comprarmeli”. Ricordiamocene…

Intanto, il messaggio che ci mandano e’ che “un altro mondo e’ davvero possibile“.” Non c’ e’ fango che tenga”.  Dalla citta’ della lanterna un messaggio forte di questi ragazzi che sono luce nella luce. Grazie.

10672247_10204349338604811_7360605516517220428_n

Un giro per Torino

Bellissime immagini nel Cuore di Torino.Davanti alla sede del primo Parlamento Subalpino. Piazza e palazzo avvolti da un pallido sole di ottobre.  Immagini, visi partecipanti di una Terra Madre, un evento biennale  che porta (e portera’  sotto la Mole, a Lingotto Fiere, dal 23 al 27 ottobre) a raccolta, qui, a Torino,  allevatori, contadini, pescatori, agricoltori di tutto il mondo. In una atmosfera quanto piu’ possibile, equa, pulita, giusta. Un evento iniziato una decina di anni fa, al palazzo del lavoro. Un incontro biennale gemello e parallelo al Salone del gusto. A Palazzo Nervi ricordo quel primo appuntamento di Terra Madre20141010_174222, dall’altra parte della via tagliata dal “18” e dal tram 1, oggi “interrata” con la metropolitana torinese, il palazzo del lavoro che fu, con i suoi piani, la sua pista, e le piste che sarebbero arrivate, a Cinque Cerchi. Passion lives here.  passion lives….”livid…” there. Oggi, Un centro torinese  davvero in fermento. Librerie piene, i portici pure. La carta, da qualche giorno, e’ tornata al proprio, domicilio, traslocando domenica sera, dai portici. Via vai continuo in quelle che sono corsie dello shopping o del solo buon osservare. Vasche su vasche e fontane in piazza Cln con il, Po e la Dora che osservano tutto questo lento incedere. I tram sferragliano,  portando ora di qua ora di la, gente talvolta distratta, comunque leggera, da sabato pomeriggio, senza tanto stress addosso. Ci si parla e confronta. Con tanta intesa. Quella un po’ opaca, a mio svantaggio e  per pochi altri che invece e’ rimasta attaccata al tram. Il futuro e’ un buco nero in fondo a un tram, cantava Jannacci. Senza 59 nell’intesa, tutto come prima. A gruppi le discussioni da bar dello sport, ma mica poi tanto, che accompagnano  ogni movenza  sono quasi le stesse, il tfr, tutto, dell’ultimo anno, al mese, accantonato al bilancio o al fondo e chi al fondo vorrebbe mandarcelo. In fondo in fondo. In lontananza sembrano puntini e solo nei loro pressi ci si rende conto che hanno eta’ diverse fra di loro ma con argomenti in comune: saggezza e meglio gioventu’ a braccetto e quest’ ultima reduce da una giornata, quella di ieri,  di manifestazione e corteo per reclamare davvero una buona scuola. Gioventu’ con sopraciglia piegate ad arco, preoccupate, angeli  custodi sopra i figli, i loro occhi, che scrutano il mondo e le sue bellezze. Occhi grandi, di ogni colore, vulnerabili, belli. Occhi nocciola, capelli intrecciati, insieme ai ricordi, tenuti fermi da una penna che non scrive più, e tempi e modi ne definiscono la sostanza delle cose. Ancora, partito liquido, con tessera, senza tessera, comitato elettorale, sfoltimento dei contratti e contratti a tutele crescenti. Articolo18. Ma quando tornera’ questo benedetto lavoro? il lavoro. Fosse un film o un libro, si chiamerebbe la tenuta, ne sono certo….poco distante una coppia canta “io senza te, tu senza di me”…Tutto come prima. Sembra una giornata da libro, o da libri, con “il passato che e’ in me”. In effetti, un giro lo avevo fatto, nel cuore di Torino, per un libro. Era da un paio di giorni che ripetevo come un mantra, e mi ripetevo che “un giorno devi andare”. In effetti il libro scelto,  riguarda una tanto attesa, “Attesa di Dio”, di Simone Weil. Ora non mi resta che sfogliarlo. A casa, pero’.
20141010_17461620141010_174341

Poca Intesa per il 59? Un caso di scuola

Torino Porta Susa. Stazione. 5 ottobre 2014.Abituati a guardare il bicchiere mezzo pieno, o mezzo vuoto, osservo ” la balena “spiaggiata, trasparente che ingoia continuamente persone e sogni che viaggiano. Che paradosso, eh? Spiaggiata eppure viaggiano, i viaggiatori. A ciascuno il suo. Per restare in tema di libri, ormai a “portici aperti”.

Porta Susa. Rifletto, prima che gli uffici pubblici aprano e facciano passare luce su quei pochi spiragli che esistono, per portare a casa un sogno. Ed è  proprio dagli spiragli che la luce comunque passa. Almeno, mi consolo così.  Uno spiraglio, luce nella luce. E luce nella luce sono gli amici con cui vicendevolmente ci sosteniamo in una situazione che ha del paradossale.

Per il momento lo spiraglio, della luce, perviene da una amicizia consolidata. Spesso sfogliamo un libro, “insegnanti al timone”, noi che vorremmo, noi che forse potrmmo, non che non lo siamo e forse non potremo. Noi, che col 59 potremmo davvero stare al timone. Noi che siamo pochi. Quanti? Forse tre, quattro. Ma una norma non dovrebbe essere oltre che certastratta e… anche prevedere che….Vabbe’

.

Un oratore parla: “una non scelta è una scelta”. Penso che talvolta  si è nella condizioni in cui non si possa scegliere. A volte alcuni tracciano una strada, un po’…superficialmente, capace solo di portare al punto di partenza, dopo tanti sacrifici. Hanno raccontato che con la laurea, e con tanti sacrifici, bhe, saresti riuscito ad insegnare. Sacrifici tuoi, di chi sta intorno.  Il tempo passa, le stagioni, gli anni. Tutto ruota intorno ai tempi stretti, del dopo lavoro, lo studio. Centellinare tempo, spazio, risorse. Di ogni tipo.  Poi, una volta arrivati al traguardo, qualcuno ci ha raccontato che forse, quella laurea li, “classe di concorso…” sarebbe meglio toglierla perché  insufficiente per insegnare e inserirti in graduatoria di terza, seconda, prima fascia.

Al che, resti fuori. “Si accomodi”.

Arriva poi nel frattempo  qualcuno che ti consiglia, “bhe, hai fatto 30, fai 31, continua a studiare, prendine un’altra”, non si sa mai. Come fosse un ricostituente.  E studiare è bello, davvero. Oggi discutevo con un amico innamorato dei libri, come me, di quanto vorremmo leggerne ancora e ancora.  Recuperando il nostro tempo, nel frattempo sottratto da lungaggini di chi modifica percorsi. E mettere a disposizione questo sapere di chi lo vorrebbe sapere.

Altri tempi, scelte, altri sacrifici.  Intanto lavori, studi e i quotidiani annunciano che forse il  tfr  andrà in busta paga. Poi, “in nome del popolo italiano….” qualcuno ti conferisce, dietro altri sforzi, un altro titolo di studio, solo che, anche questo,  non basta ancora e sei fuori, ancora, dalle classi di concorso.

Che fare? Ottobre è il mese delle rivoluzioni, sostiene la storia.  Nel frattempo comprendi, a furia di stare tra le aule, che è davvero bello lavorare nel campo della scuola, dell’educazione, con i ragazzi. Dalla scuola di massa alla scuola di massa. Ti inventi progetti, percorsi, nonostante tutto. Scopri che la scuola e’ la piu grande biblioteca che possa esistere, con le tesine, raccolte  e depositate in qualche luogo sicuro. E ti verrebbe voglia di metterci mano e provare a leggerleee vedere in dieci anni come sono cambiati i ragazzi e come si sono modificate le aspettative, come concepivano il mondo del lavoro e come lo hanno trovato, e poi come si pensavano e ccme hanno dovuto ripensarsi. Di tanto in tanto ti capita una circolare tra le mani e mentre qualcuno immagina una “lotta” di piastrelle e di classi, leggi la data, il protocollo e pensi a come la comunita’, quella comunita’ si e’ modificata negli anni. Una fotografia, della scuola, con lenti sociologiche..Fotografia. Vedi il prof di fotografia e di italiano e suggerisci loro di provare ad immaginare un percorso in cui i ragazzi, knsieme alle classiche fotografiele del giorno della laurea, del matrimonio,  si applichino su un percorso piu lungo, istoriato, narrato, perche’ no, romanzato, accompagnato dalle fotografie Degli sposo, dei testimoni, amici di un tempo. Soggetti, oggetti, relazioni. Tornare alla scuola di massa partendo dalla scuola di massa.  Modalita’ nuove, al passo. I ragazzi sostengono che “il miur dovrebbe sapere che esiste questo sapere nel corridoio, un po’distante dalla classe”.  Cosa?  Mi rivedo come in un film la scrivania del professore di storia dell’Universita’ di Torino, Giovanni Carpinelli, ricolma  di tesi,  laureand* in fila a chiedere consigli, titoli, abbozzi di tesi. E lui, la sua passione per il lavoro di insegnante ancora al lavoro a formare “libri” , da scrivere e da leggere. E da correggere. Una passione, capitolo dopo capitolo, fino alla conclusione del volume.Ma riprendo il filo di un sogno. E davvero diventa un sogno, e lo insegui. Intanto, si cambia lavoro e tutto fa scuola. Tutto si tiene. Qualche anno in giro, per la provincia, a vedere come cambiano i campi, le coltivazioni, le insegne dei paesi, le stagioni, dal treno, dal bus, dalla macchina. Capisci che davvero insegnare è una passione, un sogno. Ci credi, senza se e senza ma. Ma…  E allora dici, vabbè, proviamo. Diamoci ancora una possibilità. Trovi una “intesa”. Con te stesso e ancora una volta coi tempi, col lavoro. Passi di ruolo di un certo profilo,  e qualcuno, mentre lavori,  prova a sottoscrivere un’altra intesa. Su, ai piani alti, del Palazzo. Intanto lentamente ti stai avvicinando all’ennesimo traguardo.  Stai diventando “nozioni” che camminano. Pensi: questa volta ci vado, ad insegnare. Sta arrivando il mio turno e ho dalla mia, non i numeri, ma il numero: il 59. Con questo, posso conservare il mio posto, e cominciare a realizzare il mio sogno. Manca poco. Uno spiraglio. E proprio su quel poco si gioca tutto. Quel poco, che è rimasto nella penna, nella fretta del e nel Palazzo. E così, per l’ennesima volta, per una questione di giorni, “dal fine lezione” al “termine attività didattica”, il numero fortunato, che permetteva un po’ di pratica, di esperienza, senza costi aggiuntivi per lo Stato,  capace di far mantenere il posto di lavoro al dipendente, resta nella penna. Un numero che permetteva il sogno. Non un 13. Ma il 59. Il 59 non è applicabile. Ti dicono che devi scegliere. O di qua o di là. Dove di qua, è tenere un posto, a tempo indeterminato, (senza attivare, come capita per altri, un articolo, per accedere al profilo superiore, e tornare al proprio, una volta terminate le lezioni), o di là, andare si, ad insegnare, ma, al termine delle lezioni, a giugno,  rientrare nella giostra della disoccupazione prima, del precariato poi. E tutto perché è mancato qualcosa. Nell’intesa. Pensavo fosse terminato il tempo del si deve. Pensavo fosse cominciato il tempo del vorrei…

Ho pensato che se non posso con il 59 magari con il 18, comma tre…..In soldoni mi dice che si, posso, potrei, a patto che non sia un costo aggiuntivo per lo stato. E quindi, non posso, perche’ il mio posto dovrebbe essere sostituito da altro lavoratore della scuola. Senza costi aggiuntivi….ma col 59 non ve ne erano!!!!!!

Se “Cei sei ” batti un colpo! Perche’ forsee’ un casi di pochi, per pochi, e  pochi sicuramente lo siamo, ma e’ un “caso che fa scuola”.

Nel frattempo non si contano le mail e i soggetti interpellati. Ma chi era, Monti? Ma, non era un governo tecnico? Perche? Il Presidente del consiglio, attuale, sostiene che si possa utilizzare la modalita’ on line per segnalare “una buona scuola” e la scuola e’ buona per chi la fa.Tra le mni gira e rigira una nomina di insegnante, che vorrei, mi piacerebbe, ci tengo, ma mancano gli spiragli, rimasti nella penna, ai piani alti. Mi sa che domani dovro’ svegliarmi da un sogno lungamente e troppo brevemente accarezzato. Per colpa di chi, cantava Zucchero, non lo, so. Mi sa che domani non saro’ ancora professore. Ma quando arriva domani?

La testa e’affollata di numeri, e pensieri poco intesi e che non aprono strade, ma non ho voglia di seguirla, quindi, buonanotte.