Allora, parto per meravigliarmi? Questo mi sono ripetuto piu volte, prima di provare l’ ebrezza di un viaggio, lungo quasi un mese, che avrebbe toccato citta’ candidate capitali alla cultura. In Europa.Un posto in champions, per giocarsela tutta. E ogni posto piccolo, grande bellezza, non finiva mai di meravigliarmi. Cosa avrei messo nello zaino? Libri?Guide? Carte geografiche? Avrei voluto portare solo me stesso, spogliarmi dei pensieri e andare, come fosse ogni giorno il primo della nascita, o della rinascita. Vedevo davanti a me solo il mare, accompagnato da me stesso e lo zaino.
Chissa’. Spingevo continuamente lo zaino, con le etichette di qualche anno fa e di qualche aereoporto fa e di recente stazione. Lo spingevo fino all’inverosimile per farci stare il pc, il tablet, il carica batterie….e piu mettevo piu mi toglievo kg di vestiario, da ridurre davvero all’osso. Caso mai, ci avrebbe pensato la provvidenza. So solo che avevo una spinta interiore, un desiderio di movimento, per Ravenna, Lecce, il Salento, Otranto. Certamente, un po’ partigiano, per vincoli affettivi, per radici, lo sono e certamente i ricordi che ho addosso sono quelli del sud. Avrei voluto e mi sono sforzato di essere equidistante, e mi piacerebbe vincessero entrambe,, Ravenna e Lecce, come ho scritto. Servirebbe per creare tanto lavoro. Tanti, tantissimi Posti di lavoro. Sentivo il bisogno di partire, dicevo. Avrei voluto avere uno sponsor per accompagnarmi in giro, h24, senza fare ritorno, o meglio, dopo il giro del mondo di questa grande bellezza che si chiama salento. Ecco, si, questo mi piacerebbe fare come lavoro:girare. A proposito di lavoro e lavori, proprio li, in Salento ho alcuni ricordi indelebili come la signora che lavora presso le ferrovie sud est, a Bagnolo, provincia di Lecce. Vederla fare forza e pesi all’arrivo e alla ripartenza del treno.
Sembrava di essere proiettati in altra dimensione temporale, ma bella. Bellissima immagine nonostante, immaginavo osservando fuori dal finestrino, quanto potesse essere faticoso.
Per non parlare dei profumi, in ogni luogo, come quello dello, spumone, dei mustazzoli, della cupeta, dei pasticciotti di Gallipoli e del Capo, come si chiama questo lembo salentino. Ne ho trovate, e tante, di opere e di storia, d’ arte e del lavoro. Ed ora, dalla valigia, ad uno ad uno escono ricordi che poi non sono tali, ma lembi di pelle, vestiti appicicati addosso. E’ bello mettere mano in tasca e ritrovare un biglietto, uno scontrino del bar Coribello Maria di Gallipoli e ricordare quel profumo intenso che non si e’ fermato a Gallipoli o in via 24 maggio, 26. Quel profumo me lo porto ancora addosso. Avete presente quando un ragazzo riceve, dopo averlo desiderato per un tempo infinito, un bacio dal suo nuovo amore, che per lungo tempo non si rade mantenendo il suo viso nelle stesse condizioni del momento in cui ha la sua amata vivino? Avete idea di quel momento?Ecco, alle volte vorrei restare con quella maglietta corta e quei pantaloni in tela. Anche quando fara’ freddo, e se ne fara’, di freddo, per vestirmi solo di quel sole e terra e mare. E’ bello salire sul tram e pensare a quel lavoro, in quel periodo di spensierstezza e di aderenza assoluta al presente, in quella ferrovia di un paese salentino, in quella terra, sotto quel sole, vicinissimoma quel mare. Passando per Bagnolo.
ps. Dallo zaino e’fuoriuscita una rivista che raccontava il viaggio a Ravenna. Probabilmente, la prossima sara’ dedicata a Lecce. E un piccolo ramoscello di ulivo, regalatomi da miopadre prima di partire.
Dimenticavo. Lunga vita agli ulivi salentini e….un buon ulivo a tutt*, in particolare ai ragazz* della scuola.
Troppo bello cosa scrivi e come descrivi.
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