Una bella fetta di sole addosso, alba oramai distesa da ore, pasticciotto classico per colazione, con un buon caffè, forte, bus e direzione Lecce. Dopo un Salento in bus, la tappa e’ la stazione di Lecce, precisamente, ferrovie Sud Est, direzione Otranto. La biglietteria “Sud-Est” e’ affollatissima, cosi, mancando pochi minuti alla partenza del diretto per Otranto, chiedo di poter effettuare il biglietto a bordo. Concesso. Scopro che anche qui come a Gallipoli il trenino bianco e blu, la famosa littorina, conosciuta anche più a Nord grazie a studenti leccesi fuori sede, ha lasciato il posto a qualcosa di d
iverso e piu funzionale, con aria condizionata a bordo. Un po’ onestamente, dispiace. Il treno e’ pieno, turisti a go-go un po’ da tutta Italia, un po’ da tutto il mondo.
Piu turisti che locali, a dire il vero. Molte pagliette bianche calate su capelli ora raccolti ora lunghi. Come è di moda ora. Magliettine sul Salento e profumo di crema solare che stordisce e cancella quell’odore che solo una stazione emana e appiccica addosso: sentimenti misti, girati e rigirati non soltanto all’interno di un bicchierino da un caffe’. Gente che va, gente che viene. E tanti motivi per tornare. Non è un biglietto da visita, ma la bustina dello zucchero in distribuzione al Bar stazione, che ne attesta la verità. Seduti nello stesso vagone, alcuni, cartina alla mano, conoscono a menadito curve a destra, curve a sinistra. Solo curve. Il paesaggio e’ bello. Terra rossa, alberi su distese sterminate dii fichi e ulivi. Il treno corre velocemente. Vero. Alcune fermate normalmente effettuate da altri treni impiegati sulla stessa linea, non si effettuano. La prima fermata e’ Zollino.
Il treno carica su di sé passeggeri sul binario due. Alcuni sostano al binario uno, al riparo da un sole capace di spaccare le pietre. Su uno dei binari di Zollino, e’ricoverato un treno, dei tempi andati. Chissa’ quanta storia si e’ consumata li dentro.
Il treno riparte. Al binario tre e’ in arrivo altro treno. Sopra alcuni viaggiatori chiedono come poter fare per arrivare a Galliano e da qui a Santa Maria di Leuca. Nel frattempo, Il treno e’ giunto a Maglie, stazione di interscambio tra un luogo e l’altro del “Capo”. Sento e leggo dalle insegne verdastri nomi carichi, densi di ricordi: Poggiardo, Racale…L’interno di questo vagone si carica di ricordi, di saperi e di sapori: mandorle, cioccolata, “mustazzoli”…Solo un attimo. Ma le narici sono ormai impregnate e così sarà per un bel pezzo. Passato un paese, Bagnolo.
dove scopro che il tempo è fermo, almeno per quanto riguarda il lavoro del casellante. Anche altri paesi presentano qualcosa di caratteristici e sarebbe bello avere tantissimo tempo per visitarli tutti e parlare con la gente del posto, dei loro ricordi, del loro lavoro. Studio, sogni, speranze, se esiste ancora nei giovani il sogno del nord e quale nord.
Il viaggio e’ terminato alle 10 e 45 circa.
La stazione e’ piccolina, ma carina. Termina con tre binari e possiede delle panchine sia nella parte centrale sia ai lati. Consta di una struttura sorretta da sostegni verdi. Appena scesi dal treno si entra nel lato biglietteria, un piccolo botteghino posto al primo piano, livello ferrovia. Per accedere livello strada bisogna scendere di un piano, qualche gradino ed il calore e il sole sono il benvenuto che ci viene offerto da questa splendida cittadina, davvero accogliente. Parecchio caldo, diciamo che e’ una temperatura ideale per cuocere biscotti e torte. (Davvero impressionante la distesa di ulivi in questi circa 45 km percorsi tra Lecce e Otranto. Il pensiero è che questa terra debba rassomigliare alla Palestina.). Butto una ultima occhiata sulla cartina di questa ferrovia Sud- Est e sugli orari da Otranto a Lecce e viceversa
e per un momento provo ad immaginare quanti turisti potrebbe portare in giro nel 2019.
Appena uscito dalla stazione si procede fino ad una rotonda, ( rassomiglia tanto ad un posto un pochino piu a nord, sede di universita’ ) dove cartelli elencano le direzioni per il porto e la Cattedrale. Già, perché ad Otranto oggi è festa in onore dei santi Martiri. Riti e ritmi non si faranno mancare, insieme alle bande musicali e agli spettacoli pirotecnici.
Oggi e’ una giornata di festa per Otranto, la sua comunita’. Festa che va avanti gia’ da due giorni.
L’interno e’ davvero da restare senza fiato. Al mio ingresso una funzione religiosa sta per celebrarsi. Esco per poi rientrare in un secondo momento, con piu tranquillita’ e magari piu rispetto. La funzione e’ davvero bella, il sacerdote sta parlando della Puglia, tutta, delle sue Chiese, Basiliche, della giornata di oggi. La Cattedrale di Otranto rappresenta un crocevia di più culture, normanno-latina e bizantina in particolare. Liturgia, canti, solennita’. Cerco di concentrare l’attenzione sul mosaico pavimentale della Cattedrale. Il mosaico ricopre il pavimento delle tre navate e l’opera è attribuita al monaco Pantaleone su commissione del Vescovo di Otranto. Sul pavimento si rappresenta uno dei più importanti cicli musivi del medioevo, Alto Medioevo, un mosaico datato tra il 1163 ed il 1165 incredibilmente bello, una rappresentazione lunga una storia. E’ davvero un labirinto teologico, a seguirlo. L’albero della vita con al suo vertice il peccato originale e la cacciata di Adamo ed Eva dal giardino dell’Eden, con il serpente, il peccato, che insidia Eva. E ancora, diverse figure racchiuse in 16 medaglioni che rimandano ad animali e figure umane mitiche. Nell’abside sono presenti episodi del libro di Giona ed una scena di caccia al cinghiale. Ancora la rappresentazione di Sansone che lotta contro un leone.: Dio accetta l’offerta di Abele e chiede conto a Caino del suo delitto. La rappresentazione del Diluivio Universale e le gesta di Noè. Del mosaico per quel poco che riesco ad osservare, data la giornata, noto ancora la mano di Dio, “mano parlante” che si sporge dal cielo con il pollice ed anulare uniti, in maniera da accogliere benedicente l’offerta di Abele, alla latina, con anulare e mignolo ripiegati, mentre Dio, come detto, chiede conto a Caino del suo delitto. Da leggere a tale proposito la scritta “Ubi est Abel, frater tuus?” (“Dove è Abele, tuo fratello?”) . La mano divina è utilizzata come una figura retorica, una sineddoche, una parte per il tutto, dato che è sentita come la parte più eloquente del corpo, più del viso.
Dipinti meravigliosi.
Osservo attentamente. Cerco la cripta, penso alla storia, ai martiri di Otranto.
Esco e ne approfitto per dare un’occhiata al mare e al castello.
In “Giro per la città” e non so quanta storia si e’ scritta da queste parti. Entro, e noto con piacere che nonostante il, caldo la massa umana attenta all’offerta culturale e’ davvero notevole.
Dopo la visita al castello mi reco in un locale a provare la cucina locale. Ottima. Per la precisione il locale si chiama Zia Fernanda. Ottimo cibo e belle composizioni nel piatto. Anche qui, saperi e sapori condensati in un piatto. In più piatti. Personale attento e preparato alle esigenze della clientela.Un giro ancora nel paese, tra bancarelle, con un tripudio di dolciumi e taralli e pensieri a quanti adorano i taralli e li gustano sempre con infinito piacere. Ne prendo un po’ con me, non si sa mai che non si faccia sentire il desiderio piu in la’.
Per il ritorno, a sera, quando le “Luci sulla città” cominciano a cambiare colore e a cambiare la città stessa trovo una piacevole sorpresa. Da Otranto, il viaggio di ritorno, verso Lecce, e’ assicurato con un treno nuovo, con aria condizionata. Ma due trasbordi assicurano contemporaneamente ai viaggiatori la possibilita’ sia di dare una occhiata ad alcuni paesi, seppure velocemente, sia ad un viaggio in ….littorina. Immediatamente rivedo mentalmente alcune scene dei film ….A Lecce, un termometro indica la temperatura: 45 gradi.
Vero è che è sotto attacco dal sole e quindi, qualche grado potrebbe essere di troppo, ma temo che non si tratti di una bugia. Le temperature, infatti, da queste parti viaggiano sui 40 gradi. Nonostante il gran caldo, i turisti non si perdono l’occasione di sbirciare le bellezze barocche di Lecce, che davvero registra presenze piuttosto elevate. Lecce, capitale della cultura e della movida. In piazza fervono i preparativi per Santo Oronzo. Io ne approfitto per fare un salto all’anfiteatro.
Nonostante il caldo.
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I racconti dei mosaici di Ravenna e Otranto sono stati molto istruttivi !ti vogliamo come professore di storia dell’arte …Penso di rivolgermi a nome di tanti e penso che in molti ti vorrebbero avere come insegnante. Ho avuto mkdo di vedere la rivista dove scrivie come scrivi. Voce di corridoio dice che forse cambi scuola, sarebbe davvero un peccato e una grande perdita non aver avuto modo di apprezzare le potenzialita per il poco tempo. Sei grandee e ci piacerebbe sapere la prossima tappa.
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Ti ringrazio per i complimenti. L’intento e’ stato quello di andare a vedere le bellezze e i tesori di due citta’ che corrono per la candidatura come capitale della cultura europea. Aprire gli occhi davanti a tanta bellezza fuori dalle pagine dei libri e dalle aule. Osservarli, contemplarli, preparare gli incontri, che bisognerebbe sempre fare, con cura, ammirazione, rispetto per il tempo, chi protegge, chi ospita la bellezza, per le risorse impiegate e il tempo. Appuntare, documentare su strumenti a voi piu’ consoni e immediatamente fruibili, con tante foto e nin vi e’ stato un solo momento in cui non abbia pensato a come rendere interessanti questi “incontri” fatti di storia, geografia, arte e religione e aspettare quei pochi momenti che mi sono concessi, nel mio lavoro, per mettere al centro l’interesse preminente:l’educazione e la cultura dei ragazzi.si, probabilmente cambiero’ma la fortuna e’ stat che ci siamo conosciuti. Ed e’ stato un piacevole incontro.A volte sembra che le persone che hanno lasciato unsegno si dimenticano facilmente….poi, col tempo si capiscono tante cose…
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