Tra una visita e l’altra al barocco leccese una passeggiata e buone letture sulla spiaggia, al tramonto e all’alba. Tra le pieghe dei libri, pagina dopo pagina, immaginare di vivere tante vite. Altre vite, quando la propria pare non essere sufficiente. O all’altezza. E la si vorrebbe migliore, diversa. Con alcuni tratti da cancellare e rifare. Il sole, all’alba o al tramonto, ci vendemmia. Chiudiamo gli occhi davanti un’infinita bellezza, senza orizzonti. Vediamo nuotare in un lago (originariamente, ma qui e’ mare) infinite promesse. Le promesse mancate. Promesse mancanti in questo zaino che ci accompagna sotto cieli diversi. Mare e cielo che ci sfilano un sorriso. Mare, cielo e sole. Mi piace questa ipotetica figura. Colgo l’attimo esatto in cui un pallone calciato dalla riva giunge quasi sotto la sfera del sole, così ben rappresentato. Così come è stupendo osservare le sfumature dei colori quando il sole si nasconde dietro una pianta di quel che è rimasto di una vecchia duna. Quante, quanti e che belle sfumature in un gioco di nuvole in cielo di questa parte di Salento. Mi siedo sulla sabbia che sembra appena ripulita, una esibizione di bellezze di costruzioni che solo i bambini riescono a comporre. Il ripasso del “taccuino” (ovviamente, quello di Simone Weil) con appunti a matita. Osservazioni, analisi. Dall’attenzione all’osservazione. Bimbi, braccioli alle braccia che giocano senza mai conoscere il senso della stanchezza sotto occhi vigili delle mamme e dei papà, rigorosamente in canottiera. Osservare i loro giochi mentre si improvvisano, sabbia tra le mani, architetti del futuro: castelli, case per tutti, senza dimenticare nessuno, con una chiara idea del diritto alla casa e pesci, moltiplicati in continuazione, insieme al pane, per sfamare tutti coloro che versano in condizione di povertà (disegni che paiono passi del Vangelo). Bambini, costruttori di relazioni sociali e pontieri fra culture differenti. E pensi ad Otranto, Santa Maria di Leuca. Bambini, scrivevo. E forse, un giorno, pescatori. E mentre giocano a costruire ponti ripassano geografia e divengono ambasciatori di pace e ottimi politici. Bambini, portatori di speranza, di pace, di futuro migliore: “Davanti la Calabria, poco a Nord, Taranto. A Sud, l’Africa… e intrecciano discorsi sul lavoro, che manca, come è quel poco che ancora non è stato colpito come altre cose che terminano in “zione” (delocalizzazione, finanziarizzazione…) sul sindacato, su questioni ambientali, sul cibo, che basterebbe per tanti eppure …,migrazioni, richiedenti asilo, per loro. Per loro, i grandi, per loro, i piccoli. Asili che mancano…Idee in abbondanza. E’bello vederli correre, secchielli alla mano, mentre provano e riprovano a “svuotare” il mare e riempire una buca che assorbe continuamente ogni goccia d’acqua. Costruire e distruggere. Paiono Cartesio. “Se si vuole costruire qualcosa bisogna distruggere le certezze”.Corrono, eccome se corrono. I miei disegni, le mie scritte, non resistono. Ci pensa il mare. L’ acqua e’ azzurra, chiara, cristallina, pulita. Ma non da bere, anche se dal lido Belvedere, Battisti e anni ’70-’80 vanno che è un piacere. Qualche barchetta, i pedalo’, a 12 euro l’ora, o una canoa . 7 euro ad un posto, 12 euro per due. Qui tutto qui e’ tranquillo, anche dalle parti di “bassa marea”. Quella alta, che faceva riferimento alle migliorate condizioni economiche che faceva salire tutte le barche, frase celebre del Presidente F. Kennedy, e’ parecchio lontana, ferma al 1947. I bambini continuano i loro giochi. Li osservo pensando se staranno, tra qualche anno, peggio o meglio dei loro genitori. Per ora , meglio lasciarli concentrare sui loro giochi e costruire sogni e speranze.
Un po’ di dolcezza, con un pasticciotto
da far surfare su questa tavola azzurra, spicchio di mare che non è solo un nome di Lido, ma che lo è di fatto: “Belvedere”, e quando il sole comincia a farsi alto, e vendemmiarci troppo, un salto nell’entroterra, tra gli ulivi,
a ricavarsi una panchina, per una buona continuazione di lettura.