Archiviata la cena in bianco, tutto e ognuno sono ritornati a propri posti, a Torino. Anzitutto. Uno, nessuno, centomila. E…anche gli 11 mia autoconvocati. Tutto pedala come di consueto. Lavoro, studio, esami. In tantissimi ne parlavano, ne discutevano, questa mattina. Della cena di ieri. In positivo e chi con sufficienza. In ufficio e a scuola, tra una tesina e l’altra, la cena in bianco era l’argomento ricorrente e più richiesto. Tra i ragazzi. Film, musica e colonna sonora erano identici. All’interno dell’aula, film e protagonisti mutavano trama e narrazione. Il film della maturità continua coi suoi…tempi.
Dopo le feste dei vicini, la festa in bianco. Occasione per tornare in piazza. Le notti, bianche, c‘erano già state. Già con Dostoevskij e poi in periodi Olimpici. Ora, per la par condicio, con gli eventi sportivi, qualcosa di bianco, ha vestito la nostra città in tempo mondiale. Da poco, infatti, si sono attivate le cene. Forse è stata un’occasione, un’iniziativa di tipo culturale per ricostruire qualcosa. Riconnettere un sentimento. Penso sia una buona iniziativa. Osservare alcuni gesti come lo spezzare il pane, dividerlo, condividerlo e accompagnarlo con formaggi, salami, prosciutti penso sia stato un condimento di semplicità. Perché no allo scambiarsi delle ricette? Perché no gustare dei cibi ricchi di sapere dei quali non ne conoscevamo neanche l’esistenza? Perchè non trovarsi o ritrovarsi? Perché vestiti di bianco? Va bene, proviamo a cambiare colore. L’anno prossimo andiamo vestiti come ci pare, senza autoinvitarci. Lasciamoci libertà, ma torniamo a parlarci, a scambiare opinioni, idee. Magari su più piazze. Torniamoci, comunque, in piazza. Rendiamoci protagonisti. Non puo’ che essere un bene, dopo anni di isolamento davanti la tv, dove il potere è stato nel telecomando. E indietro tutta già ci diceva come sarebbe andata. A terminare. Andiamo avanti. La maturità sforna giorno dopo giorno quasi maturi. Una volta usciti dall’aula, chi conta, crediti su crediti, chi pensa all’Università e chi pensa alle vacanze. Altri, solo a dormire. Maturità è…quando la sedia si esalta per aver sentito Quasimodo, Pascoli, Ungaretti, Verga, esposti bene, benissimo. Vero, verissimo. Verismo. Ma maturità è anche quando la sedia, cade dalla sedia per aver collocato Stalin prima di Lenin. Decadente, decadentismo. La caduta. E dopo esser caduta, protagonista la sedia, insieme ai punti dei consumi, dell’inflazione, dei posti di lavoro, sentirla dire, con un impeto di ribellione: “Non Pos-sumus”. Gia’. il pos per i pagamenti. “Dazio” lo paghera’poi. Il povero ragazzo non aveva il bancomat con se’. Magari all’universita’, Candeloro di storia alla mano. Sedia, povere. Povera sedia. Vorrei alzarla, incoraggiarla, provarle a dire che in fondo, era solo emozione. “Son ragazzi. Il resto è andato tutto bene”. E poi, male che vada, esiste, come in tutte le scuole, “un luogo sicuro” dove si depositano gli oggetti smarriti. E questo andrà a finire li dentro. E così le cadute. Lo sgabuzzino, esiste, e forse il deposito che raccoglie per nove mesi oggetti perduti, anche. Parrebbe, dopo la lettura di un bellissimo libro, che quel posto esista davvero, situato a Parigi. Ma, ripeto, idealmente, è presente anche nelle nostre città. E di sentimenti, ne è davvero pieno. Nessuno se ne accorge. Dei demoni altrui, nessuno ne vede. Lasciati incustoditi, poi, fanno sempre una brutta fine. Qualcuno pero’, di tanto in tanto se ne ricorda e passa a riprenderseli. I ricordi. Come nulla fosse stato. E forse poteva essere tutta un’altra storia.
Mi è piaciuto molto l’articolo “piazza san Carlo in bianco”….. Ho saputo,con mio piacere che è piaciuto molto anche al pubblico,i lettori di questo blog,sono piaciute molto anche le foto!……insomma, questo blog è molto bello,interessante e di piacevole lettura! Tanti complimenti al titolare del blog. Grazie romano. Lavinia m.
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