Torino-Varese, Varese-Torino. In giornata.

Torino. Piazza Castello. Foto Romano BorrelliErogatore di biglietti. Per mettersi in coda, in fila. In alcune casi,  per il ritiro di una lettera. Quando non ve ne sarebbe bisogno. In altri, come in questo, per comprarne uno o per un’informazione. In coda. Alla stazione. In una Torino che in questi giorni “prende il largo” per un bel ponte.  A 104. Una ventina di persone prima di me. Il tempo per riconoscere il giornalista Bruno Gambarotta,  (giornalista de La Stampa) in partenza. Penso, che non potendo usare  la bici, come sua abitudine, sicuramente optera’ per un regionale. Bruno e’ slow e dovremmo imitarlo, quando possiamo. Chi si avvia allo sportello, prima di me fornisce la possibilita’  di ascoltare  nomi di citta’ che altrimenti mi riuscirebbe impossibile trovare sulla carta geografica. Citta’ d’arte e paesi dai nomi caratteristici.  Un aiuto  se stessimo giocando a nomi di cose e di città. Arriva il mio numero. Allo sportello affianco al mio, una ragazza con i genitori. Chiedono quali siano le possibilita’ di treni da Torino a Varese, al mattino. E da Varese a Torino al ritorno. “Bella cittadina“, sostiene chi è allo sportello. “Un paio di cambi, sono necessari”. La partenza al mattino presto e il rientro la sera. Subito dopo cena. “Un po’ di sacrificio ma si puo’ fare. Per un giorno…” continua chi è allo sportello, ripetendo con un certo ritmo  “una bella cittadina“.  I genitori guardano la ragazza e lei guarda loro. La mamma interviene: “Pazienza. Salterai cena a casa”. L’addetto allo sportello interviene: “Si, per una volta si puo’ fare“. Il padre che è il “bancomat” della famiglia, estrae il portafogli e chiede: “un abbonamento mensile, andata e ritorno. Quanto costa?” La figlia, finalmente col viso sorridente e raggiante entra “nella mischia” e afferma: “è il mio primo lavoro. Si puo’ fare. Anche se il sacrificio è per sempre. Questo treno non lo perderò. Non voglio perderlo”.

Il suo sguardo e’ “un sogno”. Ma non un sogno all’ insegna del diventare famosa, come in tanti vorrebbero trasformare il proprio, di sogno. Semplicemente dare seguito alla realizzazione di se’. Dopo tanti sacrifici. A volte capita che nessuna giustizia umana puo’ saldare i conti  con tanto sacrificarsi e spesso tanta ingiustizia. E allora, “sogna, ragazza, sogna”.

Quel treno non lo perderà. Era determinata ad andare avanti e indietro, nella mischia.  In quel momento mi è parso di vedere sacrifici dai sapori conosciuti. Libri, giorni, notti consumati, insieme a scarpe ed…erogatori di biglietti, di lettere e dispensatori di…pensieri.

Penso a Ligabue…per sempre…