
Il giorno dopo. The day after. Torino sotto la pioggia. Pioggia insistente, noiosa, fatidiosa. E le previsioni del tempo, non promettono nulla di buono. Occhi al cielo. Ho provato a mettermi alla ricerca del blocchetto con gli appunti di storie, di lavoratori e non, scivolato via, ieri, tra la calca e il fuggi fuggi, ma nulla da fare. Evidentemente, certe storie, devono andare così. La via, Roma, e la piazza, San Carlo, oggi, almeno intorno alle undici, per l’esattezza, erano quasi vuote. Complice la pioggia. Ma non solo. Forse l’acqua ha fatto si che pescassi nei ricordi delle superiori qualche nozione di fisica. Ho ritrovato infatti il principio dei vasi comunicanti e ho cercato di applicarlo alla situazione di quel momento, torinesi e turisti in coda, arrivando a comprendere il perché in quelle via e piazza regnasse la “solitudine”. Molti infatti si erano trasferiti nella via laterale. Torinesi e turisti in coda, in religioso silenzio, ombrello alla mano, in attesa di entrare al museo. Alcuni, simili ad operatori Doxa, riparatisi sotto qualche portone, osservavano, da buoni spettatori, il flusso, del principio: velocità, minuti trascorsi da un angolo all’altro dell’isolato prima di attraversare il varco e accedere così al museo. Orologio alla mano, qualcuno cronometrava, non solo il movimento, tra un passo e l’altro, ma anche dopo quanto avveniva la “desistenza”. Posto “riempito” velocemente dai nuovi arrivati. Insomma, un via vai continuo. Una volta tanto, “code” e “rallentare” non sono due termini in voga soltanto sulle autostrade italiane. Termini affiancati dai famosi bollini rossi o blu, vicino alla Salerno~Reggio Calabria o sulla A 4. Pare che i musei stiano andando alla grande. Anche a ritmo rallentato su una “corsia” non appropriata. E anche gli ombrelli venduti nei pressi, conoscono una gettonata richiesta. Ma in questo caso, per i pedoni collocati “non dalla parte opposta” un’eccezione, bisogna pur farla. Una volta tanto la meta non è mare o monti, ma la cultura. Per questo, si puo’ tollerare anche se i pedoni non sono collocati “sul lato opposto”. Ovviamente, per la cultura, si puo’ derogare. Ps. Il blocchetto contenente le storie raccolte ieri, purtroppo, non l’ho piu’ ritrovato, ma, questa coda e questi ombrelli sono un ottimo tema per raccontare storie. Storie di ombrelli dimenticati, lasciati, scambiati, a volte volutamente. E gli ombrelli, si, che ne conoscono di storie…


ho letto sulla stampa l’articolo di insalaco sui blog su torino, beh, “girare” sul tuo Romano, per torino, è un altro viaggiare!!!
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