Torino-Varese, Varese-Torino. In giornata.

Torino. Piazza Castello. Foto Romano BorrelliErogatore di biglietti. Per mettersi in coda, in fila. In alcune casi,  per il ritiro di una lettera. Quando non ve ne sarebbe bisogno. In altri, come in questo, per comprarne uno o per un’informazione. In coda. Alla stazione. In una Torino che in questi giorni “prende il largo” per un bel ponte.  A 104. Una ventina di persone prima di me. Il tempo per riconoscere il giornalista Bruno Gambarotta,  (giornalista de La Stampa) in partenza. Penso, che non potendo usare  la bici, come sua abitudine, sicuramente optera’ per un regionale. Bruno e’ slow e dovremmo imitarlo, quando possiamo. Chi si avvia allo sportello, prima di me fornisce la possibilita’  di ascoltare  nomi di citta’ che altrimenti mi riuscirebbe impossibile trovare sulla carta geografica. Citta’ d’arte e paesi dai nomi caratteristici.  Un aiuto  se stessimo giocando a nomi di cose e di città. Arriva il mio numero. Allo sportello affianco al mio, una ragazza con i genitori. Chiedono quali siano le possibilita’ di treni da Torino a Varese, al mattino. E da Varese a Torino al ritorno. “Bella cittadina“, sostiene chi è allo sportello. “Un paio di cambi, sono necessari”. La partenza al mattino presto e il rientro la sera. Subito dopo cena. “Un po’ di sacrificio ma si puo’ fare. Per un giorno…” continua chi è allo sportello, ripetendo con un certo ritmo  “una bella cittadina“.  I genitori guardano la ragazza e lei guarda loro. La mamma interviene: “Pazienza. Salterai cena a casa”. L’addetto allo sportello interviene: “Si, per una volta si puo’ fare“. Il padre che è il “bancomat” della famiglia, estrae il portafogli e chiede: “un abbonamento mensile, andata e ritorno. Quanto costa?” La figlia, finalmente col viso sorridente e raggiante entra “nella mischia” e afferma: “è il mio primo lavoro. Si puo’ fare. Anche se il sacrificio è per sempre. Questo treno non lo perderò. Non voglio perderlo”.

Il suo sguardo e’ “un sogno”. Ma non un sogno all’ insegna del diventare famosa, come in tanti vorrebbero trasformare il proprio, di sogno. Semplicemente dare seguito alla realizzazione di se’. Dopo tanti sacrifici. A volte capita che nessuna giustizia umana puo’ saldare i conti  con tanto sacrificarsi e spesso tanta ingiustizia. E allora, “sogna, ragazza, sogna”.

Quel treno non lo perderà. Era determinata ad andare avanti e indietro, nella mischia.  In quel momento mi è parso di vedere sacrifici dai sapori conosciuti. Libri, giorni, notti consumati, insieme a scarpe ed…erogatori di biglietti, di lettere e dispensatori di…pensieri.

Penso a Ligabue…per sempre…

Torino 2015. Capitale dello sport

Torino, Piazza Castello. Torino capitale dello sport. Foto, Romano Borrelli“Rugby, sport degli ossimori, mischia ordinata e passare indietro per andare avanti. Ma la vita non è così? Andare avanti per guardare indietro, e avendo cura del compagno a cui passare la palla”. Torino “invasa” dallo sport. Ho appena “scartato” un paio di bellissimi libri. Non prima di aver scartato un impegno quasi quotidiano che ha avuto come effetto positivo quello di “fare rete” con un aspetto della vita che spesso e’ deflazionato:la solidarieta’. I libri.  Gioele ha avuto cura, molta, nello sceglierli. Mi ritrovo tra le mani con un pacco regalo. Un dono.Il suo. 

Il suo scudetto per questo campionato che nell’ultima fase di gioco ha avuto tanto da dire. Dono molto gradito. Ha avuto modo di comprendere quali siano i miei gusti, pur conoscendomi appena.  “L’arte del rugby” di Spiro Zavos e  “Nebbia” di Miguel Unamuno. Mi trovo, per una strana coincidenza della vita a scartare questi preziosi doni in una delle più belle piazze di Torino. “Torino capitale dello sport”.  Neanche un filo di vento. Aspetto. Sapro’ aspettare. Arriverà. Tornerà.  La bandiera è  appena mossa dal vento. Si “spiega” nel momento esatto in cui leggo la dedica di Gioele.  La piazza rassomiglia ad un vascello. La mischia, i marinai, passeggeri. Io, spettatore. Avanti, indietro. Velocemente ho il tempo di scattare la foto. Passeggiavo per trovare il posto migliore. Avanti e indietro da un po’, per cogliere quel momento in cui il “lenzuolo” si sarebbe disteso. Verifico la qualità della foto appena scattata. Non buona. La piazza era affollata, come lo è ogni giorno. Bisognava  fare attenzione, “scartare” quella mischia ordinata, composta da torinesi e turisti. Anche i pensieri su piazza  Castello si muovono, disordinatamente, andando avanti e indietro. Esattamente come quella coppia, poco avanti. Mani che si intrecciano, si sciolgono, si slegano. Lui, lei, tanti. Si muovono. Apparentemente in maniera ordinata, ma, son sicuro, disordinatamente. Ecco che arriva un altro colpo d’aria.  “Ora o mai più“. Mi piazzo, appena sotto la bandiera e……………fatto. “Questa è buona“. E’ la piazza delle coppie, delle mani, unite ma che lasciando spazi si raccontano, in una dimensione privata. Piazza dell’amore che va, avanti, lentamente  ritornando, lentamente. Leggo e rileggo la dedica. Mischia ordinata.  Passare indietro per andare avanti. Andare avanti per guardare indietro.

Torino Porta Susa. FS. Foto, Romano BorrelliGioele è un bambino, ha viaggiato tantissimo. Il figlio di amici. Ha voluto farmi questo regalo, appena arrivato a Torino. Apro e riapro il libro, sotto questa bandiera. Non so se il libro sia un omaggio, a me, a Torino capitale dello sport, allo sport o se Gioele, precocemente, ha compreso le persone, il senso della vita e ne parla e me ne parla  attraverso il racconto di uno sport e di una filosofia. Di vita. E me ne fa dono.  E lo ringrazio. E’ un libro che riguarda la vita di tanti.  Andare avanti, per guardare indietro. La sintesi: sorriso e lacrime che  si intrecciano, si allacciano e si separano.  Sorriso che resta. Che torna e ritorna  su questa piazza, insieme al sole, una poesia di Montale…”Ripenso il tuo sorriso, ed è per me un’acqua limpida…”

 

Dalla scuola. Una passione che…”brucia”

scritta su muro, Torino. Foto Romano BorrelliUscito da scuola, una signora mi avvicina e mi dice: “Buongiorno, l’ho riconosciuta. Lei è blogger. Vorrei raccontarle una storia“. Impietrito. In ogni caso mi fermo e ascolto. E’ sulla scuola. Il tema “La scuola” ha sempre qualcosa di allegro, in sè. Ascolto e annoto.  Penso che la scuola sia un ambiente che “brucia” di passione, di passioni. Tempo fa avevo pensato che le circolari di una scuola potessero essere un modo per “ricostruire” storia e storie. Un archivio, una “biblioteca” in proprio, al pari della civica o di qualsiasi altra. Una biblioteca pubblica, la scuola, senza dover uscire dalla mura dell’edificio,  senza mettere in moto tutta quella burocrazia relativa ai permessi, “declinazioni di responsabilità” del tipo…”Io sottoscritto, genitore di tizio, autorizzo la scuola a…”. In questo modo,  tutto si ritroverebbe all’ interno della scuola. La ricostruzione di una comunità,  di persone, organi collegiali, di un quartiere attraverso le circolari. Fattore economico o culturale? Ad esempio, i mercatini di Natale nei pressi di una scuola. Una scuola per scrivere bene. Ancora. Quanti scioperi, quanti consigli straordinari, attività, manifestazioni. Un mondo. Un’officina culturale. Eppure, complice la signora che mi ha riconosciuto chiamandomi “blogger” ho pensato che in realtà qualcosa in più, oltre, a quella mia idea già pensata, elaborata, proposta in seguito ad un articolo sulle relazioni nella scuola, pubblicata su La Stampa (e proposta alla scuola) poteva e doveva  esserci, all’interno di un edificio scolastico.  Bisognava solo riflettere. Magari era sotto gli occhi e nessuno se ne è mai accorto o mai ci aveva pensato. Mi giravo e rigiravo all’interno di una classe, per vedere se era tutto a posto, in sicurezza, in previsione di una grande mostra che si terrà domani e mi dicevo: qualcosa dovrà pur esserci”.  La mia scuola è davvero d’arte. Qualcosa, di sicuro, la conserva. I suoi studenti, sono artisti. Per un attimo, i miei occhi, guardano verso il basso. Avevo trovato. “Potevano brevettare la più grande invenzione nel mondo della comunicazione”. O forse quello a cui stavo pensando  è un patrimonio comune, alla scuola. Sto parlando di quei “messaggi” con brevi caratteri che si chiamano i “cinguettii”. Il papà di Twitter era sotto i miei occhi. Già. perché davanti o sotto, o nei pressi di una fonte di “calore”, che brucia, perché non esisteva un tempo (forse anche ora in molte scuole) la possibilità di regolare, si trovano micro-temi. Uno, in particolare mi ha incuriosito. “Credo ancora nell’amore, nonostante i cerotti sul mio cuore“. Mi son fermato. Riflettevo. Se erano cerotti sul cuore o nel cuore. Il messaggio era datato. Come tanti. Una storia, datata, nel vero senso della parola. Tante storie, datate.  Passioni che bruciavano ma che bruciano tuttora. In molti, in tanti potrebbero rispecchiarsi in quelle narrazioni. Cambiano i soggetti, restano identici i sentimenti. Mentre dipanavo i miei pensieri quella signora raccontava a “blogger” ma la testa, non era lì. Le mie “orecchie” non erano attive. Pensavo e ripensavo. Un messaggio, un altro, un altro ancora. “Gressoney, 29 maggio”. ” Ancora: “2007” e poi una infinità di “Buco” per via dei numerosi buchi al lobo che lo hanno reso una finestra da cui guardare il mondo, ecc.ecc. Micro temi svolti su muro. Uno dietro l’altro. Anni scolastici lasciati ai posteri. Nomi, in quantità. Aggettivi, a “pennarelli”. Inizi e fine. Anniversari e luoghi. Prime e ultime volte. Caloriferi. Generatori di storie. Vicino la puoooorta. E chi la porta nel cuore. Caloriferi emettitori di storie e calore.  Che bruciano a scuola. E carte di merendine con rispettive calorie. Bruciate.La signora continua a parlare. “Perché quella volta, qualcuno aveva perso all’interno dei fori del calorifero un euro. I ragazzi chiesero il permesso per andare  a chiedere a qualche bidello un bastoncino, qualcosa di affilato, per provvedere al recupero di quell’euro, così necessario, così indispensabile allo studente. Si immagini gli studenti, una seconda. Venti, tutti intorno al termosifone. Il righello o cosa fosse, di mano in mano. Colpo dopo colpo, da sotto il calorifero, insieme all’euro,  finirono sul pavimento a decine di biglietti. Micro temi, cinguetti su carta indirizzati chissà a chi”. Oltre ovviamente, carte in grande quantità di merendine di ogni tipo, tipologia: dalla marmellata alla nutella. Stagnole, carte di pane, pizza e …..molto altro. Uno  di quei micro temi  aveva colpito la signora. “Credo ancora nell’amore, nonostante i cerotti sul mio cuore“.  Di colpo fu come svegliarmi. Un soprassalto. La signora lentamente aveva ripreso la sua strada salutandomi. “Buongiorno, blogger”. Misi la mano sul cuore. Apparentemente, in superficie, non c’erano cerotti. Dentro, si. Mi allontanai, rendendomi conto che il micro-tema calzava a pennello. In più, avevo perso la mia identità. E mentre mi allontanavo, mi scoprivo a ridere, per un “buongiorno blogger”.

La mia Torino…

Torino 28 maggio 2014. Bandiera del Pci sventola a Parco Dora. Foto, Romano Borrelli

Torino 28 maggio 2014. Bandiera Pci a Parco Dora. Foto, Romano BorrelliCome detto in altre occasioni, la mia Torino, non confluisce a Piazza Vittorio. Non solo. Un giro dalle parti di Parco Dora. In lontananza, lo scheletro di quella che è stata  una fabbrica, un monumento al movimento operaio. Ora, si corre, si socializza, si gioca, si studia, ci si fotografa, si contempla, si prega, si ascolta il rumore del fiume, si raccolgono ricordi sbrecciati che univano qualcuno, si fanno “book”.Forse da tempo ha perso i cartelli storici, che ne rammentavano i pericoli ma oggi, Parco Dora  pare aver trovato una nuova vocazione, trasformandosi  in un set televisivo: Peppone e don Camillo. Ebbene, da lontano, si nota una bella bandiera rossa  che sventola proprio davanti alla Curia e i suoi uffici. Forse è il ben venuto o il “ben tornata” alla sinistra radicale presentatasi con la lista Alex Tsipras, “l’Altra Europa“. O forse, un simbolo. Avanti a sinistra.  Chi lo sa. Noi lo registriamo, lo raccogliamo e socializziamo questo evento. Torino 28 maggio 2014. Effetto ombra. Foto Romano BorrelliQuesta volta non è un typos, un’ombra, una prefigurazione. Anche se con queste nuvole è facile immaginare il fumo delle ciminiere un tempo ivi residenti, lo sbarramento è stato superato.Torino 28 maggio 2014. Parco Dora. Foto Romano Borrelli In ogni senso. Anche per posizionare la bandiera. Una foto che sembra uscita da qualche libro di storia. Da fine seconda guerra mondiale. Una bandiera, rossa, piazzata da un soldato dell’ armata rossa. Che sventolaa sui palazzi di Berlino.Torino 28 maggio 2014. Foto, Romano BorrelliCi Che si vede ogni volta che si sfogliano le ultime pagine del libro di quinta superiore. Lo sbarramento è stato superato. A proposito di ombre. Bello il disegno di una bicicletta sull’asfalto, parcheggiata per una dichiarazione d’amore. Unico neo, e da questo blog lancio un appello, in Piazza Umbria, corso Umbria, c’era una volta  una iscrizione in marmo “Torremaggiore”. Non se ne capisce il motivo ma “giace” su una panchina. L’iscrizione in marmo è stata  rotta in più pezzi. Una pericolo e una ferita nel cuore. Speriamo che il giornale cittadino se ne faccia carico per rimbalzare la notizia e sollecitare le istituzioni, in modo tale da  posizionarne una nuova.Torino 25 maggio 2014.Traga in marmo, rotta. Torremaggiore, posizionata nell'aiula di Piazza Umbria. Torino. Foto, Romano BorrelliTorino 28 maggio. Corso Umbra. Aiuola Torremaggiore. Piazza Umbria. Foto, Romano Borrelli

Quando “la porta nel cuore”

Cuore di Torino. La porta nel cuore. Foto Romano BorrelliOgni città possiede una, cinque, dieci porte. Forse più. Di ogni tipo. Dal monumento, al mercato, alla stazione ferroviaria. Porta Palazzo, Porte Palatine, Porta Nuova, Porta Susa. Porta Portese, Porta Garibaldi… Ma diciamoci la verità: la bellezza di quando “la porta nel cuore” è davvero una sensazione unica, personale, indescrivibile per quanto la si gridi e la si esterni. Identica cosa, per la par condicio, quando “lo porta nel cuore.”  Forse complice  il fatto che siamo alle porte dell’estate tutto “calza” a pennello per scrivere, descrive, disegnare nel migliore dei modi la situazione.  Espadrillas ai piedi e “la porta” nel cuore ovunque. Tra pochi giorni il rompete le righe nelle scuole sarà quasi totale. Con l’eccezione dell’appendice esami. Una piccola coda. Un’altra “porta” d’accesso, per l’università. ”  A proposito di scuola. Qui, “La porta nel cuore” è più  evidente. Una certa complicità e qualche abbondante risata descrive la grande opera d’arte fin dal suo fiorire. Via vai continuo, al pari di via Roma o via Garibaldi. Il corridoio, il cuore del cuore. Corta o lunga, la strada da fare, basterà lasciarlo camminare, il cuore. E’ la grande  “questione” del cuore. E anche di scarpe, quando la strada è lunga.  L’estate è alle porte. Quando “la porta nel cuore” è sempre estate.

 

Ps. Quando “la porta nel cuore”  non e’ il mansionario che impone di portare-accompagnare la puoooooortaaaa, ma e’ il cuore che “sente di portare la puoooooorta”. A scuola quando “la puoooorta nel cuore entra  “e’davvero di classe. Qualche professoressa bisbiglia:”e’ proprio tanto carino. Stanno bene insieme”.Speriamo non la chiudano, in questo caso, e che di qui al termine delle lezioni portino un bel po’ di sole in classe”. Mani nelle mano e capelli che rimbalzano sulle spalle ad ogni incedere”. Anche dovesse dirlo il mansionario qualcuno vigilera’ ugualmente “la puooooooortaaaa”. Lasciamola aperta, questa volta.

Scarpe Espadrillas. Benetton. Torino. Foto Romano Borrelli

La scuola prestata alla politica. continua

Torino 25 maggio 2014. Ai seggiOre 01. 30. La sezione si chiude, in  classe resta poco. Le schede dei 552  “votanti” di questa sezione  , una del torinese, han preso il “largo” verso il “deposito”. Superga vista da dove c'era la stazione Dora.Dormono sonni tranquilli, suddivisi e racchiusi all’interno di pacchetti. Un fogliettino bianco, davanti, ne indica il numero e il partito. Ogni oggetto avanzato viene riposto all’interno della busta, come richiesto, dal verbale. Qualcuno conta ancora mentre si sa già chi conterà in Europa.i 49 milioni di italiani, elettrici, elettori, con il loro voto, hanno provveduto ad eleggere i 73 che andranno a formare il parlamento europeo insieme agli altri eurodeputati. Noi,  dei seggi si  torna a casa! Dopo, questa nottata. Ma noi siamo anche altro, Altra Europa. Un’ altra Europa e’ possibile. Anzi, l’Altra Europa e’possibile. Altri parleranno per giorni di referendum, plebiscito, vocazione maggioritaria, De Gasperi e brutta campagna elettorale, forse la piu’ brutta. Vedremo. Ora, buonanotte.

Dieci minuti alle 14. Borsoni blu e gialli a spasso per Torino. Si riconoscono i Presidenti e Segretari dei seggi, sezioni, sparsi per Torino. Ore 14 in punto. Una campanella suona, ma e’ quella riservata agli studenti, quando sono presenti a scuola. In ogni caso, porte chise e operazioni di spoglio al via. Ovviamente questo solo, per un paio di regioni e tra queste il Piemonte. La ripresa ai seggi, l’apertura, lo spoglio e lo scrutinio, potrebbero essere descritte come questa foto di Torino. E’ Torino, ma non sembrerebbe di essere a Torino.   Alcuni partiti hanno fatto davvero un buco. Qualcuno ha perso qualche  milione di voti e un elettore, attivo e passivo, e altri “non hanno vinto loro”. Si torna. A casa. Casa-casa. Per riposare. Nel frattempo osservo i cambiamenti di una zona della nostra citta’. Si riconosce la vecchia linea ferroviaria Torino-Milano.  Da un paio di anni il treno corre sotto. Sopra dovrebbe nascere una strada, fino al Politecnico. E oltre. Ritrovo il concessionario, ma “Dodo’” , con la sua uno, non arriva più da via Monterosa per “caricare” i colleghi senza auto   per recarsi al lavoro. Solidarietà d’altri tempi, che continuava all’uscita. Magari ti divideva una tessera, ma la persona, l’umanità, no.  La sala danze, idem c.s. La stazione ferroviaria Dora, non so più dove sia, o meglio, l’edificio. Abbattuto. Peccato. Era piccolina, ma riusciva a fare ancora il suo dovere. Al suo posto, una simil rotonda. Il nome, ma solo il nome, ricorda la rotonda di Senigallia. A proposito: come staranno dalle parti di Senigallia? Mi consolo guardando Superga, da questa stessa rotonda. Non è identica cosa pero’…Ho riconosciuto inoltre una cabina telefonica.”Marina fatti sentire“, c’era scritto e fatale fu in altre elezioni  con i  numeri da prefisso telefonico. Oggi i numeri sono 43%, il  dato affluenza alle urne in Europa, 60 % in Italia. Poi, il 40% al Pd, 4% Altra Europa…ecc.ecc. Li riguardo e torno al via. “Marina fatti sentire“. Forse Marina, ha “chiuso la porta. Della politica”. Uscendo dalla stazione DoraTorino-Ceres stazione. Ex stazione Dora Foto 26 maggio 2014. Foto Romano Borrelli , quella riferita alla Torino-Cers, l’altra, direzione Milano-Venezia, come edificio, è stato abbattuo, ho riconosciuto alcuni posti a me famigliari dove un tempo c’era il cavalcavia con la grande fabbrica, dove ora si trova un Ld e qualche altro supermercato.  Ho riconosciuto la scorciatoia che dava sul cavalcavia privata di questa. In fondo, i grattacieli, con la pubblicita’da caffe’ in cima. Oltre Mappano, Leini’. Qui, nei paraggi, molto e’mutato. Piove. il resto, tutto scivolato via. Come nulla fosse stato. Abituati a spettacoli teatrali, dove la fantasia eclissa i fatti.

Per la cronaca, Chiamparino “esagerato” trionfa in Piemonte. Solo ieri, sabaudamente, si scherniva dicendo “esageruma nen”.

La scuola prestata alla politica

Una sezione di Torino. Ai seggi. Elezioni europee e regionali. 25 maggio 2014Torino. La Dora, la Biblioteca, la mongolfiera.La scuola prestata alla politica. Dalle parti della Dora, di scuole prestate alla politica se ne contano un po’. Fa un certo effetto vedere i corridoi, le aule, l’atrio, le scrivanie dei bidelli, “occupate” dal popolo sovrano elettore. In ogni sezione, al suo interno,  la suddivisione, con i cartelli vergati a mano. Elettori, elettrici. Banco per le donne, banco per gli uomini. L’alternanza. Registri, numeri. Uno scrutatore diligentemente controlla, verifica i numeri corrispondenti tra tessera e registro e sigla. Registri, che vagamente ricordano quelli della scuola,  sostituiti nel tempo, con quelli moderni, elettronici, talvolta non funzionanti.  Nelle sezioni, numero in   blu in bella vista, sull’uscio e all’entrata dell’edificio,  le lavagne, pulite con diligenza dai bidelli, sono ora trasformate in nomi “di cose”  e percentuali, puntualmente “attualizzati” durante la giornata di voto. Le cabine, tipo mare,  “spiaggiate” contro il muro, al fondo dell’aula, con le loro luci “volanti”, per quando si farà sera. Posizionate contro il muro luogo in cui quotidianamente prendono posto, da mesi, gli studenti arrivati prima, ad inizio anno scolastico per esserne gli ultimi.  All’epoca fu la prima corsa ad ostacoli: evitare il presidio dei bidelli. “In fondo”, dal fondo, si vede meglio. Forse, l’acustica è anche migliore. Cabine, tipo caselli. La uno, la due, la tre, la quattro. E via con l’immaginazione. A pensare queste aule piene di ragazze, ragazzi, mette un po’ di nostalgia. La presenza del “vigile” non è come quella del bidello, quando gli studenti  scattano in piedi non appena  bussa,  circolare in mano.  “Si esce prima?”. La domanda più in voga. Al mattino, l’appello, con qualche ritardatario che ci prova comunque ad eludere la sua sorveglianza  e contare sulla magnanimità del professore. Di tanto in tanto,  quando qualche professoressa ligia al proprio lavoro, solerte, si accorge che il registro elettronico non funziona “invia”  immediatamente qualche alunno a cercare il “signore” del pc. Ragazzo che puntualmente staziona sull’uscio dell’aula, forse in “attesa” che il pc “resusciti” o forse, perché, in “religioso silenzio” medita e cerca comprensione o complicità negli occhi di qualche compagno: “cosa, faccio? Ne approfitto e vado al bar?” Poche frazioni di secondo e senti dal lato opposto del corridoio “la puortaaaaaaaaaaa“, con l’eco mimato da studentesse e studenti che fanno il verso alla professoressa. Due, tre, cinque volte…….Una porta che diviene ventaglio nel suo “si chiude non si chiude”. E dopo vari tentativi, giunge il momento. Il ragazzo ha deciso. La classe anche. Cercherà il signore del pc e il modo per reperire il suo “panino quotidiano”. Il “tempo zero”, sarà per la prossima volta. Un’occasione per uscire, si troverà sempre. Anche nell’epoca delle lavagne elettroniche, il gesso lo si dovrà pur sempre rimediare, in uno di quei cassetti dei bravi e saggi bidelli. Gesso riposto e spezzettato all’interno della cassettiera, in un involucro da caramelle  “ricoperto”  da strati di  cibarie varie.  Da consumarsi al bisogno. Le ore sono lunghe e la fame è sempre da placare. Torino 25 maggio 2014. Ai seggi. Percentuali E all’interno della sezione, mentre sei in coda, carta di identità alla mano e scheda elettorale, ti accorgi di quante cibarie, come quelle della bidelleria sono posate su di un doppio banco, appositamente congiunto.  Sembrano i “regali di nozze” ricevuti” dalla sposa pronti per essere fotografati. Biscotti di ogni tipo, posizionati tipo “banco autogrill” su banchi della scuola, termos di ogni formato, con caffè, latte, cappuccino, thè, perché si sa, l’umidità è in agguato, “potrebbe piovere”, e le ore sono davvero parecchie.  E la fame incombe sempre, anche qua.  A proposito di termos. Ricordo una “bidella” (ma io vorrei chiamare questa categoria con il proprio nome omettendo bidello o bidella) che aveva con se sempre il termos di caffe alla sua portata, nei pressi dello sgabuzzino. E in tanti, quando la vedevano sorseggiare, ne chiedevano un “sorso”. La sua bontà, gentilezza premura è stata proverbiale e scritti per sempre nella memoria dei ragazzi. Anche questa, è stata relazione, al pari di quella professore-allievo. Anche questa, resterà. Per sempre.Torino 25 maggio 2014. Ai seggi. Il banchettoFino alle 23, la vedo dura. La chiusura dei seggi. Quello che colpisce in questa scuola prestata alla politica è che anche gli odori sono quasi identici a quelli che emanano i bar delle scuole. Di cibo.  Panini dai nomi più disparati e ragazzi al banco sempre più disperati.  Una ventata di odori e sapori che dal bar, velocemente salgono a raggiungere chiunque. Bidello compreso. Panini, pizzette, brioches tenuti in braccio  come un bambino da coccolare, da qualche allievo volenteroso, solidale con i compagni. Non si sa mai, tutto potrebbe terminare. Meglio pensare in anticipo. E così, mentre la “puoooooorataaaaaaa” si riapre e si richiude, insieme al rientro dell’allievo volenteroso fanno il loro ingresso odori e sapori, avvolti da carta stagnola. E mentre la professoressa spiega, il  rumore o meglio, i tintinnii di monete, in caduta libera dai banchi, involontariamente, naturalmente,  si “spargono”  e si liberano nell’aula. Poi, dopo la  semina di uno, la raccolta di tutti coloro che possono dando prova di forte solidarietà  nell’aiuto. Compito a cui partecipano  anche quelli seduti dalla parte opposta- Tutto per   la “processione” del cibo, o meglio, la sua distribuzione. A  P.  andrà questo, a G. quello, a M. quell’altro. Poveri professori. Poveri bidelli. Povera…pooortaaaaa! Quei due banchi sembrano  davvero un catering.  Intanto, dal corridoio, altre urla, “la puortaaaaaa” e capisci che, altri pc hanno subito un infortunio. Bisognerà richiamare il signore del pc. Dopo questi pensieri, lo scrutatore chiama, è giunto il momento. Passo vicino a quei due banchi, uniti congiuntamente. Le ore passate in quest’aula hanno conferito a quelle cibarie  rimaste o cominciate un che di vissuto.  Dopo aver riposto le due schede nell’urna, riprendo la carta di identità e la scheda elettorale, e mi ritrovo a pensare che davvero lavorare nella scuola è il lavoro più bello del mondo. Varco la porta e ‘istinto mi verrebbe da chiuderla. Uno scrutatore mi raggiunge dicendomi: “la puooooooooortaaaa“.

A casa.

Torino 24 maggio 2014.  0re 22.30 circa.E al termine, tutti a casa.  A dormire, nella propria “cameretta“. Felici e contenti. Sembrerebbe il titolo di un film, in realtà, non lo è. Casa, parola, pensiero ripetuta e rimbalzata nella testa di molti, nella scorsa notte, tra  un popolo molto variegato. Ripetuta, mentalmente e lentamente, al pari di un bimbo esausto che vuole tornare a casa, ma solo perchè stanco, in compagnia dei suoi giochi, prima della nanna. A casa. Forse solo per giocare. E provare ad immaginare un mondo diverso. Un popolo arcobaleno, che rientra a casa, stanco ma gioioso. Per un attimo penso a mio padre, quando da piccolo, dopo la scuola, aspettavo lui, per la cena, per uno sguardo veloce ai compiti, al diario. Mentre ora, aspetta me, con gioia, qualche scritta di troppo, sulla pelle, sulle  mani consumate dal lavoro. 

Popolo  che mentre si “disperde” ne  intercetta altro.  Lungo le vie di una circoscrizione, la 7, (a Torino)  si è palesato un popolo ben rappresentato. Anche in questo caso vi è chi si sforza, questa mattina, di esprimere la quantità dei presenti, ieri, con un numero, una cifra.  “Affluenti”, “presenti”. “astenuti”, di quelli che erano qui, ma erano anche altrove. Con la testa.  Ma è la qualità, quel che conta. L’impegno, l’esserci, nel senso di essere presenti a se stessi e vivere qualsiasi  momento che ci è dato con intensità e gioia. E ieri, sono stati tantissimi, questi  momenti. Incontri. Saluti. Abbracci, mani intrecciate. Avrebbe potuto essere il titolo di un libro, “Riti e rituali” ma non lo è stato. Negli anni il percorso della processione si è modificato, al pari di come mutavano  i preparativi e le feste relativi alle celebrazioni dei matrimoni nella Francia meridionale. Il corteo degli amici degli sposi, per le strade  terrose che imponevano certi rituali poi modificati con l’avanzare degli anni e la “civiltà” che incede con le strade asfaltate e le macchine. E con l’asfalto, addio all’albero della sposa…Ma l’intensità dell’evento, del rito è sempre la stessa. La devozione, la passione è sempre identica. Bastava sollevare gli occhi, verso i balconi delle case. Lenzuoli ricamati, rigorosamente bianchi e tovaglie e tappetti. Umanità. Via Maria Ausiliatrice, via Biella, via Brindisi…Sempre l’identica bellezza, che non muta mai. Così come la bellezza dei capelli di una donna che rimbalzano sulle sue spalle, sulla schiena. La sua eleganza nell’incedere, il volto che si gira e l’intercettare di uno sguardo, occhi negli occhi. Capelli color miele, occhi nocciola.Torino 24 maggio 2014. Cortile Maria Ausiliatrice. Foto Romano Borrelli Bellezza di uno sguardo disarmante. Torino 24 maggio 2014. Ore 19.00 Ragazzi in attesa. Cortile Maria Ausiliatrice. Foto Romano BorrelliAllo stesso modo, certe cose,  come quella, come altre, non possono mutare. L’importanza del rito. “Tutti a casa”, slogan  che si ripete in giornate come quella odierna, di sezioni, di matite, di scrutatori, di Presidente di seggio e di rappresentanti di lista. Di liste e listini. Di partiti. “Tutti a casa”, dirà qualcuno. Lavorando a scuola, sono molti i giovani che si apprestano ad andare al voto per la prima volta. Emozioni, gioie, speranze. Generazione Erasmus. Chissà cosa si aspettano dall‘Europa. Cosa domandano, alla politica, con la loro intenzione di voto, all’Europa. Studenti sempre più internazionali  che “passeggiano” per i corridoi della scuola durante i loro intervalli. Immersi nei pensieri del  voto altrui  e intenzioni di voto proprio, di interrogazioni   e domande all’Europa. Cosa promuoveranno e cosa bocceranno nelle loro intenzioni di voto? Chissà. Intanto, presto, i loro educatori, cominceranno a giudicarli  con l’espressione di un voto. “Come andrà”? domandi, di tanto in tanto. “Dovro’ accendere un cero alla Madonna” risponde più di uno. Maria Ausiliatrice in processione. In via Maria Ausiliatrice. Ore 21.45 circa. Foto Romano BorrelliE in tanti, un cero lo hanno davvero  acceso e portato in Processione.  Per un voto. Dal voto al voto. Intanto, a notte inoltrata il popolo si “scioglie” e  ne intercetta altro. Quello sportivo, che  dopo aver vissuto momenti esaltanti di una finale di Coppa dei Campioni davanti alla televisione esce per le strade della città, del quartiere.Torino 24 maggio 2014. Ore 19.00 Cortile interno Maria Ausiliatrice. Candele. Luce nella luce. Foto Romano Borrelli  La coppa dei campioni. Anche se, in realtà, non si chiama più così. Riti, rituali. Anche qui,  al termine di una partita interminabile, qualcuno è “tornato a casa”. Nella stessa casa. Due squadre della stessa città. Atletico-Real. Un evento sportivo. Entrambe le squadre sono state le migliori. A mio modo di vedere, hanno vinto entrambe.

Di queste giornate ricorderemo visi giovani, che hanno vissuto e che si apprestano a vivere qualcosa di entusiasmante. Nella speranza che qualcosa di migliore possa davvero arrivare.

Torino 24 maggio 2014. Ore 2.00 Cortile. Foto Romano BorrelliPer ora, si torna a casa.Torino 25 maggio 2014. Davanti ai seggi. Prima delle elezioni.

La mia Torino 24/05 continua

Torino 24 maggio 2014. Ore 18.30 circa. Fra tenerezze e...crampi. Foto Romano Borrelli

DSC00988La lunga giornata volge al termine. Stanchezza, fatica, fame prendono il sopravvento. Cominciano davvero a farsi sentire. Ma la forza dei sentimenti, è più forte. Anche quando non hanno modo di esprimersi dopo un anno e si sciolgono in un abbraccio, commosso, intenso, interminabile. Quando il tempo sembra non passare mai e l’attesa diventa infinita, come prima di una finale mondiale. Ci si siede e si aspetta. Pazientemente. Altri ne approfittano, seduti, consumando la propria cena al sacco. Nel frattempo sono in arrivo gli ultimi, con mezzi di locomozione di fortuna, più ecologici, come una bicicletta. Al lavoro anche alcune volontarie che dedicano del tempo alla preparazione delle candele.Torino 24 maggio 2014. Ore 19.00 Cortile Basilica Maria Ausiliatrice. La preparazione delle candele da parte delle volontarie. Foto Romano Borrelli

Torino 24 maggio 2014. Ore 18.30. Cortile Maria Ausiliatrice. Per chi usa la bici, pur di esserci. Foto Romano BorrelliTorino 24 maggio 2014. Cortile Maria Ausiliatrice. Ore 19.15 La cena. Foto Romano BorrelliTorino 24 maggio 2014. Ore 19.00 Cortile di Maria Ausiliatrice. Aspettando, insieme. Foto Romano Borrelli

 

Dopo Nosiglia, è tempo per il Rettor Maggiore. La porta di casa rimane sempre aperta.

 

Torino 24 maggio 2014.Ore 18.30 Cortile Maria Ausiliatrice. Riabbracciarsi...un anno dopo. Foto Romano Borrelli

La mia Torino 24/05

Torino 24 maggio 2014. Cortile Basilica Maria Ausiliatrice. Rettor Maggiore. Foto Romano Borrelli Torino 24 maggio 2014. Cortile Basilica Maria Ausiliatrice. Rettor Maggiore. Foto Romano Borrelli (2)Torino 24 maggio.  Ancora un salto nei cortili di Valdocco, e provare a scrivere, descrivere, raccontare, fotografare. Trovo nei cortili anche La Stampa. Fortunatamente intercetto il Rettor Maggiore, don Angel Fernandez Artime, appena sceso dalla sala infermeria dei Salesiani.  Il nuovo Rettor Maggiore dei Salesiani e’ giovane, loquace, affabile e concede una parola e un selfie a tutti. Con un linguaggio diretto e giovane si rivolge anche lui, come poco prima l’ Arcivescovo ai giovani nell’ omelia, in Basilica.Interno Basilica Maria Ausiliatrice. Ore 9.15. Foto Romano Borrelli “Non rassegnamoci“. E cosi, non si rassegna neanche il nostro giovane Rettor Maggiore, in tutti i sensi, incitando ogni gruppo di giovani, ragazze e ragazzi. Foto, incoraggiamenti e parole di speranza per tutte, tutti. Insieme ad una intervista rilasciata ad una cronista  de La Stampa. Il Rettor Maggiore ha appena portato un saluto agli anziani  e agli ammalati che li risiedono. Un saluto a Torre Giuseppe, il sacrista quasi centenario da questo blog ampiamente ricordato per la sua storia e il suo lavoro, ampiamente ricordati. A suo tempo anche la Stampa contribui’ ad evidenziare lo spessore del sacrista in seguito in seguito agli auguri fatti pervenire ,  dal sindaco della città. Alzo gli occhi verso il terzo piano di questo edificio e pare ci guardi come fece esattamente piu di tre mesi fa. In poco tempo i cortili di questa cittadella si riempiono. La messa presieduta dall’arcivescovo Cesare Nosiglia volge al termine.  Si deve lasciar posto alla prossima. Il tempo di un caffè e il ritorno a casa.   Basilica Maria Ausiliatrice. Messa presieduta da Arcivescovo Nosiglia. Torino 24 maggio 2014. Foto Romano BorrelliTorino 24 maggio 2014. Cortile Maria Ausiliatrice. Il Rettor Maggiore mentre rilascia un'intervista a La Stampa di Torino