Si ricomincia. Dopo il “tre” e il “ciò che si vuole si può”, una breve pausa e, al lavoro, tra i “nuovi lavori”. Tra i precari della scuola, con le sue contraddizioni. Edifici e tablet. Risorse da prefisso telefonico e lavagne elettroniche con registri elettronici. (pero’, presenti ancora in poche scuole, a dire il vero. Mentre per quanto riguarda i registri elettronici si registrano “esodi” di tecnici dai piani alti ai piani bassi per una “registrata” di “frequente”. Forse il collaudo ha bisogno ancora di tempo. Si tornerà al cartaceo o in tandem?). Edifici da ristrutturare “come da estrazione a sorte”, però, attenzione, uno solo, sotto la lente d’ingrandimento dal primo cittadino ad un altro primo ex cittadino. Perchè un solo edificio da portare all’attenzione del governo per ricevere le “cure” dovute e non tutti, in tutta Italia? Perché, da subito non stabilizzare tutte e tutti le lavoratrici e i lavoratori della scuola? A me, onestamente, pare come dire, “dato che i vincoli di bilancio ci impediscono una spesa, urgente, necessaria, ma differibile, e non si possono spendere soldi come si vorrebbe, al fine di stare sotto il “tetto eurpeo”, allora, dato che i progetti non potete farli, bene, fate a metà”. O meno. Un po’ come dire, “amatevi a metà“. Pazzesco. Stabilita la definizione di nuovo concetto di lavoro, almeno da osservazione e analisi personale, non resta ora che parlare, in modo tale che, più se ne parla e forse più politiche correttive si adottano. Anche quando gli sguardi non si incrociano, gli occhi non si scrutano le mani, fugacemente tese, si sfiorano. Parlare e liberare, anzi, liberarci da quei fardelli di pseudo contratti che non liberano l’amore. Come quei due ragazzi che nella scala dei valori hanno deciso di mettere l’amore. E lo comunicano.
Il lavoro è stato davvero utile e interessante. Parlare del nuovo concetto di lavoro e di nuove figure di lavoro tra il “conflittuale” chè è “il sale della democrazia” e le “encicliche sociali”. Ci sta. All’interno, persone, con le loro storie, le loro ansie, preoccupazioni. Che occorre ascoltare, registrare, scrivere, comprendere. Umanizzare il mondo. Un altro mondo è possibile.
Cio’ che si vuole, si puo’. Ancora due pensieri.
Il primo al Giappone e alla sua popolazione nel terzo anniversario del disastro nucleare.
Il secondo. Occhio alla coppie. Uno “sguardo” attento della Chiesa alle coppie. Quando l’amore è…