Un grazie a quanti hanno scritto, privatamente, dicendomi di aver gradito la storia di Giuseppe Torre e di Antonio Corapi, prima. Due personalità particolari. Dediti al prossimo, alla famiglia, a quei particolari che fanno tanta gentilezza e delicatezza d’animo. Semplicità, apertura di cuore. Lealtà, fedeltà. Occhi azzurri entrambi. E in entrambi non riesco a vedere rughe. Il loro viso sembra quello di tanti puttini che si vedono in alcune chiese. Giuseppe, in particolar modo ha lasciato davvero un segno in tantissimi che lo hanno incrociato. A chi ha ricevuto una parola di incoraggiamento, speranza, preghiera. A quanti hanno incrociato un sorriso, bonario. Una pregheria. A quanti ancora ricordano di aver ricevuto una di quelle cioccolate Kerestin, avvolte nella carta lilla. I fiori da prendere al mercato, le pulizie, il lavoro. Benedetto. Antonio, poi, che vorrebbe “ricambiare” quando nulla è da ricambiare. Anzi. Regala pezzi di vita, di storia. Il suo narrare pone orme, impronte, per chi segue, che sta poi a chi lo incrocia, o ha incrociato provare ad entrarci. Che dire? Penso ci sia poco da dire, solo grazie, per aver avuto la fortuna di incontrare e conoscere queste persone che davvero meriterebbero tantissimo. E hanno contribuito a scrivere storia. A Torino ve ne sono e ve ne erano tantissime di persone di questa levatura. Ad esempio, Enrica, Angela. Le prime che la mia mente ricorda. La prima, che lavorava presso un opificio, zona stazione Dora e zona industriale biscottificio Wamar poi (qualcuno ricorda ancora i biscotti Wamar e il biscottificio in corso Vigevano dove ora sorge l’Inps?). E forse proprio con l’odore dei biscotti Wamar ha costruito una storia. Era solita regalare, ai bambini del quartiere, quelli più svantaggiati, i biscotti tondi, bucaneve. Quelli con il buco. La “comunista di Valdocco” la chiamavano. Una sua vicina era una fervente democristiana. Una storia di genere femminile, Don Camillo e Peppone. In tanti ricordano i telegiornali ascoltati insieme, dalla comunista e dalla democristiana. Nel palazzo in tanti raccontavano di aver sentito urla, ogni volta che “pioveva” e che quindi il governo ere….La comunista, che leggeva sempre La Stampa. La comunista di Valdocco che proprio in quel quartiere dove, a suo dire, si trovavano le “cantine di don Bosco“, (del quartiere). La compagna perché era solita donare, qualcosa a qualcuno, come era nel suo stile, come lo era stato ai tempi della guerra e del dopoguerra, quando da vera staffetta era solita condividere carne sottratta ai tedeschi e portata alla bella e meglio nel cortile. Da condividere con i disperati. Angela, una donna attiva nel volontariato al Cottolengo dopo anni di lavoro. Persone che con il loro esempio hanno dato davvero molto, tanto. Tantissimo. Chissà che non si continui nei racconti. La nebbia avvolge molto, di noi, degli altri, di quella lunga e continua trama che si chiama sentimento, diversamente da una, pur importante ma spicciola emozione. I neuroni specchio fanno la loro parte. I ricordi. Urgente lasciarne traccia . Esistono persone che non ti stancheresti ai di incontrare, di passarci del tempo insieme, e ti rendi conto di quanto davvero poco sia quel tempo davanti alla mole di bene che realmente si manifesta. In genere, nelle relazioni, capita che vi siano piccole incomprensioni, ma poi… poi, come dice un proverbio africano, quando i rami bisticciano, le radici degli alberi si abbracciano. Basta davvero poco. E poi, dopo anni di precariato, in giro per la provincia di Torino, è un po’ come esser uno storico della domenica. Dismettere gli abiti che non calzano a pennello, anzi, e provare a mettere altri abiti e provare a rileggere un po’ di storie importanti. E provare a scriverle.