Finalmente, a Torino, la neve annunciata, è arrivata. Nel primo pomeriggio, verso le 15, puntuale come un treno, è arrivata. Anzi, “tornata”. E puntuale mi sono precipitato, sul far della sera, sotto quel balcone. All’ultimo piano, persiane aperte, messaggio “in bottiglia” per qualcuna, sul muro ingiallito: tornata. Nel centro di Torino.
Immaginando, chissà, qualcuno che, materializzandosi, provasse una serenata. Perché, tornata. Perché “sfrecciata” sotto le luci, i riflettori, il “palco” della ribalta della nostra città. Tornata. Ad offrire pubblicamente quel ritrovo, dopo un incontro mancato, un distacco, un allontanamento, o molto più semplicemente, una breve pausa di riflessione. Penso. Immagino. Tornata a “ricucire” un cuore, offerto, e s-offerto, donato, su basi di carta, ben presto accartocciata. Pensieri giustapposti, spazzati via, troppo presto, da un vento autunnale, poesia inconsistente, e musica stonata di qualche violino, incapaci di serenate. L’arrivo e la partenza di un treno, arrivato e ripartito troppo presto. Il vuoto di un tavolino dove fino a pochi minuti prima…e la solitudine, che da qualche fiocco diviene valanga, dolorosa, pesante e pressante, inimmaginabile; e fuori dalla stazione, chissà, un non mai detto, una “mole” di pensieri; sarà la neve, sarà la giornata, sarà chissà che il pensiero di quella scritta, sotto una finestra torinese, va a frugare tra le righe di un passo di Dostoevskij, la mite: “mi diressi immediatamente verso di lei e le sedetti accanto…Parliamo…sai…dì una cosa qualsiasi…e così vuoi ancora amore? amore?“. Severa meraviglia… Tornata, perché…Il pensiero, riavvolto è andato alla storia di Diego e Marilisa. Ho pensato fosse lei, tornata, per Diego. La speranza di vederla alla finestra, e sotto la via, in attesa, Diego. La speranza che fosse Marilisa, con un unico bagaglio: la consapevolezza e la voglia più concreta di amare. Di raccontare. Di esporre il suo punto di vista, sulla “tesi” offerta. E invece…silenzio. Incomprensione. E tanto rumore nel fare filosofia, di vita, con poesie, d’amore. Comprensione. Ancora. Le luci della città, della via, illuminano quei fiocchi danzanti, che lentamente si appiccicano addosso. Un’infinità di punti, di sospensione. Come tante virgole. “Punti” di vista sul panorama della vita diversi, diverse, dai punti e virgola, spesso insignificanti. Fiocchi. Che imbiancano, come polvere di zucchero sul pandoro. Punti. Che lasciano interrotto un discorso, per poi riprenderlo. Alla prossima “tornata”, perché, nella vita, spesso, i tornanti ti sorprendono, uno dietro l’altro, e ti avvolgono. Fiocchi che scendono, come gocce di latte, zucchero a velo. Un abbraccio, un’accoglienza. Il sentirsi protetto. Da qui sotto, una sensazione stupenda. Un bicerin e quel gusto di cioccolata che ti rimane dentro. Una cioccolata amara, molto densa. Che ti coglie al centro del Cuore di Torino. Come certe storie vissute. Imbevute di vita. Con tanto romanticismo di città. Son sicuro che passata la nottata, anzi, la nevicata, Marilisa aprirà quella finestra.