Renoir a Torino. Alla Gam

DSCN3514DSCN3512Finalmente, dopo un’ora di coda, la grandissima mostra di Renoir. Dipinti provenienti dal Musée d’Orsay e dell’Orangerie. Una coda lunghissima. Attesa ingannata con un occhio al giornale, La Stampa, e un’altra al libro La ballata dei precari, di Silvia Lombardo. Un orecchio al lettore mp3, meglio, entrambe le orecchie: “L’anima vola”, di Elisa, e una canzone di Vasco Rossi, più o meno di questo tenore:  quando l’amore esiste, ci si fa anche la rivoluzione. Quanto amore, quante rivoluzioni si respirano da queste parti. Così, lettura e musica, un binomio per ingannare l’attesa.  Sprovvisti di sala, quella di alcuni mesi orsono, in attesa di un treno, la stessa sala dove pochi giorni avremmo potuto incontrarci e fonderci in uno dei dipinti del grande Renoir: due danzatori, due innamorati, fiori comprati, regalati e mai ritirati. Lì, posti sulla sedia. Sala d’attesa come porta girevole. Sala d’attesa, in attesa di qualcosa o di qualcuno. Tornando a queste bellezze provenienti da Parigi, inevitabile ripensare alla prima gita di quarta superiore proprio a Parigi, in visita a quella che un tempo era una stazione della ville Lumiere.

Gruppi, numerosissimi, anziani, giovani, coppie con bambini e tantissimi fidanzati che insieme varcano la porta del futuro, custodi  e gelosi della “propria opera d’arte in costruzione”, della propria storia. I quadri: La lettrice, la danza, i paesaggi, donne prosperose, figure “ampliate” dall’artista, probabilmente “impressionato”  dalle bellezze femminili italiane, durante il suo viaggio del 1881; bambini, maschietti e femminucce, con gatti,  ponte di treno, composizioni di fiori, posati su di una poltrona, in attesa che qualcuno li colga, natura viva e natura morta. Fiori,  dipinti probabilmente nati dall’esigenza personale di trovare o ritrovare serenità e rilassatezza. Mazzi di fiori dipinti, divenuti quadri: un modo per lasciare un presente nel corso di una visita dell’artista a qualche conoscenza di notevole importanza. Le danze, altro tema rappresentato,  probabilmente soggetti, maschile e femminile, ritratti durante una festa di paese e città e rappresentati, disposti, in maniera complementare. La famosa Altalena, un dipinto dove una giovane donna intenta a dondolarsi e un bimbo che la osserva,  così con occhi attenti un uomo. Si intuisce la presenza della luce pur non vedendola direttamente. Una luce riflessa, sugli abiti, tra le piante, che danno una luce particolare a tutto il circostante. La festa di Algeri, personaggi con i costumi dei posti e altri vestiti all’occidentale………..delle meraviglie incredibili. La migliore, ragazza con bimbo al seno.

Una mostra coinvolgente ed avvolgente al tempo stesso.

Bellissima, stupenda l’ultima sala con “La bagnante al sole” di De Chirico. Da ritornarci. La porta che ha lasciato alle spalle queste meraviglie ne ha aperta una verso l’avvenire. Come lo stile di Renoir.

Luci d’artista

DSCN3490DSCN3499A scuola di bianco. Lavori terminati. Parzialmente, perché a tratti, la scuola che doveva ripartire, forse non è ancora partita (vedi decreto). Solo tagliata, spesso spolpata. Scuola di manutenzione.Si ritorna così sui banchi. Dove non si finisce mai di imparare. E di sognare. Patina di polvere spolverata via dalle superfice e qualche “passata” di bianco per nascondere cio’ che vi è sotto. Scritte murali, “nonni” di facebook, twitter, blog e altro ancora. Altre piazze, dove si ripiega. Le piazze, quelle reali, un tempo, erano prosieguo.  Messaggi murali, testimonianze di passaggi, sofferenze, amori, nati, vissuti, terminati. Cuori felici, infranti. Voti. Numeri. Imprecazioni. Ferite. Aperte e ricucite. Come la “ferita” che taglia da Nord a Sud la nostra città, che dopo venti anni, deve essera ancora suturata. Mani di bianco. Non guastano mai. Contenuti e contenitori.

Tutto pronto per Luci d’Artista nella nostra città. Un ben tornate a quelle tantissime opere che illuminano Torino da ormai svariati anni. Via Garibaldi, via Cernaia, Pietro Micca, la piazza del Municipio, ecc. ecc. Vetrine in cielo, e mostre sulla terra. Localizzate e esportate, temporaneamente,  dal momento che molte opere d’arte torinesi vanno “in gita” per il mondo. Per essere guardate, come “un papiro” d’altri tempi.

Anche Artissima ha aperto i battenti e numerosissimi sono coloro che intendono visitare i capolavori di Renoir: una fila quasi religiosa aspetta il proprio turno per “nutrire” vista e anima. Insomma, non siam al Bianco Natal, ma ormai, molto comincia nell’aria comincia ad anticiparlo. Forse le tasche, un pochino meno propense ad anticipare l’Avvento. Questioni di congiuntura. Economica. Questioni di cinghia. Da stringere. Questione di numeri. In ogni caso, numerosi nasi all’insù, obiettivi fotografici e cellulari, pure. La modernità che sale alle stelle. Dentro la pancia della Mole, la storia. Del cinema. Tante  storie, una storia. Poltrone rosse sulle quali riposare stanche membra e rilassarsi davanti ad alcune sequenze di film andati. Sequenze che rimandano  a stelle e luci della ribalta. Sopra la Mole, la stella al posto dell’angelo,  rimanda ad altre stelle e ad altri sogni. Sogni. Qualcuno scrisse che “il futuro appartiene a coloro che credono alla bellezza dei propri sogni” (E. Roosvelt).