Che spettacolare pianta di olivo. A pochi passi dal mare…….sempre li che aspetta. E non è sola…………è un incanto.
Pace sempre………sempre pace………stupendo leggere sotto la sua ombra. Solitudine e “Silenzi”.
“Amore
tu sei alto
non ce la faccio ad arrivare fino a te
Ma se fossimo in due
chissà, forse insieme a turno attaccando il Chimborazo potremmo
ducali
infine giungere a te.
Amore
tu sei profondo
non ce la faccio ad attraversarti
Ma se fossimo in due
invece che uno
panfilo e remi
chissà, qualche estate
sovrana
arriveremmo fino al sole.
Amore
tu sei velato
Pochi
ti guardano
sorridono
mutano
vaneggiano
e muoiono
Senza di te
sarebbe cosa ben strana
quella felicità perfetta da Dio soprannominata
Eternità”.
Emily Dickinson (1862)
Silenzi
Questa poesia piaceva alla ragazza ideale di tutti gli uomini.
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Penso che non esista ragazza ideale o ragazzo ideale. Penso che esistano persone, che abbiano voglia di conoscersi e rispettarsi e provare a mettere in comune valori, ideali, e condivisione di “pane”, oltre che lacrime e sudore. Quando si cammina insieme, “sulla strada”, non esistono nè ideali nè passato, ma solo un “vuoto” da riempire e colmare d’amore e di intesa di coppia: capirsi e anticiparsi a vicenda.Anticiparsi… E’ una, la ragazza, non un ideale, di tutti, nel campo delle idee, dell’inafferrabile, della fantasia. A mio modo di vedere non esiste una ragazza ideale, esiste una ragazza che ha voglia di comprendere e di provare a capire e sulla base delle conoscenze ci si prova a mettere in gioco, senza scarti tra teoria e pratica. Cosa voglio io contrasta con cosa vogliono gli altri, ad esempio, gli amici. Ho letto da poco un libro, dove il protagonista principale si innamora, perdutamente, di una ragazza, di quella ragazza, non di altre, non di ideali…..di come quella e non altra si era presentata, fatta conoscere, amare in un modo unico………non di una ragazza ideale, o di un ideale, ma di realtà….di cose volute, poi, all’atto pratico, pero’….Forse spesso abbiamo le orecchie pigre.Eppure, sempre ostacoli frapposti…Forse la ragazza non si era posta in posizione di ascolto, o ascoltava troppe voci fuori dal coro. Oggi tutti abbiamo bisogno di esternare i nostri bisogni in un “bagno comune” e spesso finiamo di farla fuori dal perimetro, senza etica, senza morale, dimenticandoci che il rapporto di coppia è composto da due soggetti e si cede un pizzico di “sovranità” smussando l’egoismo. Ecco perchè non ci si rende conto e non ascoltiamo, a tempo debito…Farsi carico probabilmente non è amore, o forse lo è, a patto di non perdere se stessi…La ragazza ideale non viene raggiunta da tutti, così come una qualsiasi ragazza non da tutti è compresa e capita fino in fondo…………solo uno ci riesce, a lui, o lei è data la possibilità…….”Ci si innamora una volta sola” e “l’amore non esiste”….questo veniva ripetuto in maniera ossessiva nel libro…..un ossimoro…….Non ci si innamora della ragazza ideale, o per riempire un vuoto, o per “compensazione”…l’amore è molto piu’ semplice e allo stesso tempo, difficile da spiegare: solo metterlo in pratica. So solo che è fatto di tanta delicatezza e……..
ti lascio una poesia, di Pascoli, nella giornata di oggi, San Lorenzo, con l’augurio di vedere qualche “lacrima”, ed esprimere un desiderio. ” San Lorenzo, io lo so perché tanto/di stelle per l’aria tranquilla/arde e cade, perchè si gran pianto/nel concavo cielo sfavilla”.
Scusa la prolissità…..io, dal “giardino”, cerchero’ di individuare una lacrima, oppure, un cuore in cielo, come una delle fotografie pubblicate qui sopra. Sono convinto che qualcuno ti abbia regalato non una poesia, valida per tutte le stagioni, ma magari, vita….forse, permettimi, magari eri un pochino distratta, è un’ epoca di “funzionalite”…..capisco. C’è scarto tra poesie, canzoni, e……vita.
Ps. Non è stata censura, semplicemente problemi tecnici di connessione…..ci mancherebbe. Anzi, per farmi scusare, anche per colpe non mie, doveroso e sentito l’invito…..alla San Paolo, tanto per intenderci, dove l’osipitalità è un dovere…….e da mangiare e bere, soprattutto in questo periodo così caldo, non mancheranno….
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Vedi Romano, è difficile credere che non esista la “persona ideale” quando sei stato continuamente paragonato ad un modello di riferimento, estetico e comportamentale. Forse il protagonista del tuo libro non si è reso conto di essersi costruito un’immagine della sua amata, ed ella per quanti sforzi possa compiere per rimediare ai suoi errori, che sicuramente ha fatto, come tutti, verrà sempre giudicata per non aver corrisposto all’idea di amore che tutti hanno. Perchè io sono la prima a sentire, fin troppo bene e con estremo dolore, l’incompatibilità tra fantasia e realtà, fra perfezione e imperfezione. L’ho imparato a mie spese. Eppure tutti, genitori compresi, non fanno altro che sognare la vita perfetta, e non sto parlando di soldi, ma di amore, amicizia, lavoro, studio. Tutto deve essere in ordine e chi non è capace di adattarsi allo standard delude. Tutti si riempono la bocca della parola “amore” senza capire che non si può amare qualcuno “a condizione che”. O ti amo o ti odio. Il buono o il cattivo. Il bello o il brutto. Si fa presto a passare da una parte all’altra. E cosa c’è di più ideale del classificare la vita? Hai ragione, l’amore è semplice. Spontaneo e incondizionato. L’ossimoro che hai citato purtroppo è reale, perchè innamoramento e amore sono due cose diverse. L’amore non appartiene al genere umano. Il genere umano si innamora di quello di cui ha bisogno, un figlio laureato e impeccabile e una fidanzata pura. Gli amici si innamorano di te finchè rispondi ai loro bisogni. L’amore, è un’altra cosa. La ragazza ideale, certo, non esiste, ma sempre più mi sto rendendo conto che tutti, irrimediabilmente, abbiamo una nostra visione della realtà e siamo spaccati in innumerevoli identità a seconda di chi ci osserva. La comunicazione è pressochè impossibile. E in questo scenario pirandelliano, molto realistico, ci sono due soluzioni. Adattarsi, come natura vuole, o deludere tutti.
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Penso che la vita sia molto lontana da un libro, per quanto un libro, ci offre la possibilità di inserirci in stili di vita che possono modificare, deviare, il nostro modo di essere e renderci migliori, sensibili, delicati di coscienza… Penso ad esempio, ai personaggi de La Storia, di Elsa Morante, di Dostoevski…forse ci possono affinare, ci possono rendere migliori. Ci possono far trovare quello che non siamo riusciti e non abbiamo capito, forse. A patto di non avere le orecchie del cuore pigre. Forse l’ideale non è “la ragazza”, che si conosce tempo dopo….quando noi, siamo già formati….Probabilmente hai ragione su di un aspetto, che cerchiamo nel viso di qualcuno qualche elemento “storico”, un padre, una madre, una nonna, un nonno….ma non è amore….sono tratti che ci ricordano….qualcosa, la radice…l’ideale ce lo costruiamo, giorno dopo giorno, da piccoli, affinando le nostre qualità, con l’aiuto e l’esempio, magari dei nostri genitori, le loro ristrettezze, tra il grasso dell’officina, le tute stese ad asciugare il sabato, una telefonata nei dieci minuti di pausa che il babbo o la mamma usufruiscono , non per il caffè alla macchinetta o scambiare qualche chiacchiera nella “cella” con amici, ma, cercando affannosamente una cabina telefonica (in epoca senza cellulari), magari la coda, senza andare a “pisciare”, e la comunicazione, “ho lasciato la pasta, e per questa sera…” la busta paga a fine mese, sempre che non basta, ma che tu non saprai mai che non basta, perchè la gita di fine anno te la faranno fare sempre…..e tu assorbi……e le solite raccomandazioni……”non toccare, sta attento….” tutte a darti le gambe, per camminare forte, da solo….e lentamente li vedi invecchiare….giorno dopo giorno. Il padre non è evaporato, e neanche la madre…..e le loro delicatezze te le porti dentro, nel cuore……e lentamente impari a capire, scegliere. Ti hanno insegnato il vero significato di essere genitori, compagni, “condivisione del pane” e magari, toglierselo loro per darlo a noi. E vivi, sei impastato di tutto cio’. Non esiste la ragazza ideale, esiste chi comprende il valore che le dai, il posto nel mondo che le conferisci, che le spetta, capace di comprendere dentro e fuori, la mimica del viso, sai che potresti stare bene, che ti passa energia, come nessun altro…e tuteli lei pensando di tutelare il Noi, due io che si uniscono….il tuo mondo…gli occhi dell’altra, bionda, bruna, come che essa sia, riflette te stesso, come uno specchio, e ti anticipa……Che non ci si usa e non ci si strumentalizza….forse è una lenta costruzione, ma il tempo speso, deve essere ben speso, soprattutto quando è poco, senza disturbi, perchè il rispetto è sovrano, soprattutto quando il tempo passato insieme è poco. Vedi, mi piace tornare qui, in Salento, perchè nei rami di questi olivi, nelle radici, nei capperi, nella terra rossa, nelle pecore al pascolo, trovo gli anni della mia infanzia, di un bimbo piccolo, e dei nonni, di sua nonna, della sua bontà e del concetto di carità, un po’ alla San Paolo….provare ad incontrare Dio nel povero, nel bisognoso, nell’umile, in chi ha qualcosa nel cuore e difficilmente riesce a comunicarlo, in chi ha sete, fame…..e quando vedo il sole tramontare, mi ricordo della nostalgia, che provavo quando tornavano al paese e sapevo di non rivederla per un paio di giorni. Mi ha insegnato la profondità del bene e il rispetto…..questo si, ogni tanto, negli occhi di una donna, mi piacerebbe rivedere i suoi occhi (della nonna), e pensare che tutto sia vero, pulito, innocento…..infantili nella malizia. Forse quella treccia, dai capelli lunghi, castani, con i suoi “pettinini”, seduta su di una sedia di paglia, a chiedermi, io, bimbo di cinque anni, se procedeva bene, non la rivedro’ ed è giusto non rivederla, perchè ognuno è altro e diverso dall’altro, ma quei suoi insegnamente al rispetto e all’ascolto di cosa io posso fare per non ferire l’altro, si, questo si. Non esiste l’amore ideale…..ci si incontra, per caso, in gita, come al mare, come all’oratorio, come su internet…..esiste quello che siamo, che siamo anche coloro che ci hanno preceduti……Come era bella quella treccia, come erano belle le sue mani e le sue dita, così piccole……….ed è piacevole ogni tanto, pensare che quelle mani possano essere un po’ anche le mie.
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La vita non è molto lontana da un libro, perchè il libro lo scrivono persone, come noi, reali. La trama, forse, può essere lontana dalla vita ma nei personaggi, nei dialoghi, ognuno proietta la propria sensibilità. E quante volte ho trovato in un libro le parole giuste per esprimere quello che ho dentro. Penso a Michela Marzano, Jack Kerouac, Herman Hesse, Bukowski, ultimamente ho scoperto anche Elsa Morante e tanti altri ancora. Personalmente il cinema, i libri, la musica sono sempre stati profondamente intrecciati con la mia vita perchè hanno contribuito a tenere vivo un certo romanticismo, la voglia di sondare tutte le sfumature psicologiche delle persone, la speranza, perchè no anche la fantasia. Non c’è niente di male nel fantasticare, l’importante è saper distinguere sogno e realtà, tenere presente che le nostre fantasie non sono le stesse degli altri e quindi, come giustamente sostieni, fare attenzione a non ferire, a non imporre, essere educati all’ascolto. Capire che l’altro è sempre altro da noi, dimenticarci un pò di noi stessi per accogliere il diverso. Che non è uno specchio in cui riflettersi, nello specchio cerchiamo la nostra immagine. Forse uno specchio distorsore, capace di mettere a fuoco aspetti della nostra personalità a cui non avevamo posto l’attenzione..e di rimpicciolire quelle “piaghe” che ci fanno star male. Il diverso, in quanto tale, è una sorta di ampliamento dello stato di coscienza che nasce dall’incontro con qualcosa a noi sconosciuto. Ed è solo la paura che ci fa cercare nell’altro ciò che vorremmo, ciò di cui abbiamo bisogno, ciò a cui siamo in un certo senso abituati. Eppure l’amore è incompatibile con la paura, perchè rende liberi, anche di soffrire, per amore ci si può battere con il mondo intero. Tornando ai libri, credo che siano anche un utile sollievo al dolore. Dice Guccini : “Questo dolore che vagli fra le maglie di un tuo cribro, svanisce un po’ nel contemplare un fiore,si scorda fra le pagine di un libro.” Poi, se si ha l’opportunità di leggerlo in Salento ancora meglio 🙂
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Per quanto riguarda il pensiero che la vita non sia molto lontana dai libri, hai ragione,… per la trama…….intendevo per il modo con cui facciamo nostro il libro, se vogliamo farlo nostro. Perchè individuo due modi di leggere un libro..Il rapporto fra lettore e libro mi interessa ….serve entrare nel vissuto….Certi libri si possono leggere come li leggeva Petruska (Gogol), che aveva un piacere per la lettura in se stessa….io preferisco prendere alcuni personaggi, dalle pagine di un grande libro, e provare a distribuirli sulla terra, intesa come selciato, sulla strada, dar loro forma, animarli, dar loro corpo, farli ridere e farli piangere, e provare a piangere noi stessi…vedere il loro cammino…e provare ad entrare in empatia con loro. Ma l’empatia non è per tutti…..e non tutti distribuiscono personaggi a dargli forma. Prendere il libro e misurare spazi, renderlo metro per provare a porre domande, sapendo che le risposte, non le avremo immediatamente. Ma la domanda ci accompagnerà per un bel pezzo. Hai nominato il libro La Storia…Useppe, un bambino capace di dialogare con la natura, la stessa natura gli ha fatto dono (la flora) di due qualità che difficilmente vanno sotto braccio: bello e buono. Bello e buono come tutti i bambini sanno esserlo, certo, ma di una bellezza e bontà uniche, capaci di farlo dialogare con la natura. Infantile nella malizia. E’ questa la bellezza, e a volte si puo’ esserlo anche da adulti, e forse proprio questa è la ragione di quel “male che rimane grande-grande” e non riesce a diventare piccolo-piccolo (hai nominato la Marzano), perchè pur toccando certi aspetti, modi di fare lontani, è capace di credere sempre nella speranza, in un mondo migliore. E forse potrebbe diventare piccolo piccolo….come non è dato a me dirlo….E allora, si prende Useppe, dalle pagine del libro, e gli si da corpo, lo si mette a girare in Via Marsala, viale Regina Margherita, il Prenestino, PIetralata, Tiburtina…..si dialoga con lui, con la natura…..le sue parole sono le nostre……i suoi passi sono i nostri,e si continua a parlare con gli uccellini, una gatta, un vitello destinato al macello anche da adulti……o si spera nella grandezza di altri personaggi di altri libri……che ci facciano crescere e ascoltare…..Un uomo che legge vale doppio…….basta saper leggere.
Riporto solo come Petruska leggeva…..
“Aveva una nobile inclinazione a istruirsi, cioè a leggere libri,
del contenuto dei quali non stava a darsi pensiero. Per lui era
completamente indifferente che si trattasse delle avventure di un eroe
innamorato, di un semplice abbiccì, o di un libro d’orazioni: leggeva
tutto con la stessa attenzione; se gli avessero posto innanzi della
chimica, neppure questa avrebbe rifiutato. Quel che gli dava gusto,
non era ciò che veniva leggendo, ma piuttosto la lettura in sé……
Forse per scartare questa possibilità, potresti provare a leggere all’ombra di questo olivo……Potrebbe essere un invito.
ps: per specchio intendevo (scritto non bene), qualcosa di noi che rimane dentro, nell’ombra, oscurato, e fuoriesce soltanto nel momento in cui l’altro è capace di cogliere questo, e ne pesca il potenziale, facendoci giungere in tal modo ad una completezza che altrimenti lascerebbe elementi disgiunti. Ma non tutti ne sono capaci e a non tutti è data la possibilità di cogliere e farsi cogliere….se così……………ci si sente completi.
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Ancora su speranza e amore. Ho letto un saggio, La solitudine dell’anima, descritta in maniera semplice, e messa in luce non solo nell’aspetto piu’ triste, ma, snocciolata nel suo versante positivo. Tempo fa sottolineavo la differenza fra isolamento e solitudine, la solitudine puo’ essere un farmaco positivo, efficace per la cura dell’anima. Solitudine intesa come luogo, di riflessione e di incontro con noi stessi, di ritrovamento con noi stessi e magari anche nutrimento per rinnovarci, in forme piu autentiche, migliori. Insomma, se il “padre evapora”, la discesa nel silenzio pu’ farci incontra cosa, un surrogato capace di fare le veci di mamma….e prima o poi, la speranza tornerà a brillare.
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E amore, non inteso in maniera “miracolistica”, ma traguardo di un esercizio continuo, lento, come educazione di scavo interiore, con attenzione al tempo giusto delle cose che nella vita ci capitano.
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Guardo questa bella pianta, secolare, e ogni anno, quando devo fare ritorno, penso e spero che sia al proprio posto, difesa, curata e ammirata. Sperare che nonostante la lontananza si possa sempre ritrovare…….purtroppo non sempre capita così….e mentre pensi cose di quel tipo, sai che la meschinità dell’uomo arriva sempre dove non dovrebbe…..falsando la realtà anche quando…..
Ad ogni modo, spero di ritrovarlo ancora li…………..con le sue radici forti…..Poi penso a questa bella canzone e l’amore per…la natura.
ripenso allo “scenario pirandelliano” e alle canzoni di francesco (con la f minuscola), nello stesso periodo della pianta d’olivo, alle sue meravigliose poesie, libri, testi di canzone con musica da violino, al pelouche……pirandelliano….da uno nessuno e centomila….tempo di preparare il “trolley”…libri da mettere, ricordi da togliere…..una vocina sussurra: if in doubt, leave it out.Nel dubbio, toglilo.
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In soffitta ho trovato questo articolo e questi post……..pensavo al grande Alessandro Magno disse, quando gli porsero dell’acqua nel deserto, che non voleva privilegi. La prese e la verso’a terra. Mai privilegi per essere uguali. Se qualcosa di una felicità momentanea crea divisioni tra chi lega, giammai avvenga cio’…. “Il grande maestro nello studio della filosofia è stato Alain.E’ stato lui a farmi conoscere Socrate, Platone, Cartesio, Spinoza, Kant. Ma soprattutto mi ha incitato a scrivere e pensare liberamente. E si, perché anche la libertà si insegna. …Il bello e il bene. L’Imperatore è nel deserto coi suoi soldati e gli viene offerto da bere, ma lui sparge l’acqua a terra. Ha sete, come gli altri uomini, ma, dato che l’acqua non basta per tutti, rifiuta di godere di un privilegio. Per me, il significato di questo episodio è chiaro. Bisogna saper rinunciare alla felicità, se essere felici ci separa dagli altri.”
tratto da Il taccuino di Simone Weil. Giulia Risari. Ed. RueBallu, Jeunesse ottopiù.
e così, avvenne e così non avvenne tra altri filosofi demistificando…
Ah, scrivere libri e recensioni….quanto divisero e lacerarono al suono di una musica di violino…..
La pianta gode di ottima salute……anche le altre.
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